22-05-2024 Chiara Brivio 3 minuti

Zanchini: «La rigenerazione si fa, se i diversi pezzi dello Stato lavorano insieme»

Il direttore dell'Ufficio clima di Roma Capitale è intervenuto a un convegno del Cni

«A Roma il 9% della popolazione vive in quartieri dove si rischia la vita in caso di ondate di calore. Ma questo non è un problema solo nostro, riguarda tutte le città». Per Edoardo Zanchini, già vicepresidente di Legambiente oggi alla guida dell’Ufficio clima del Comune di Roma, il cambiamento climatico sarà una delle numerose sfide che la Capitale, e non solo, si troverà ad affrontare nei prossimi anni. E per questo, la città si sta attrezzando su diversi ambiti e con diverse linee di azione, come ha illustrato lo stesso Zanchini nel corso dell’evento “Traiettorie Urbane e Territoriali – Esperienze di rigenerazione urbana”, organizzato dal Consiglio nazionale degli ingegneri (Cni) e dalla sua Fondazione il 20 maggio a Prato. 

«Oggi dobbiamo ripensare le città. E tutti i Comuni italiani stanno vivendo un momento unico, con tante risorse legate al Pnrr e Roma in particolare anche con quelle per il Giubileo – ha spiegato –. L’obiettivo del sindaco Roberto Gualtieri è stato quindi quello di costruire un coordinamento delle politiche inserite in una visione per il clima, andando nella direzione della riduzione delle emissioni da una parte, e dell’adattamento climatico dall’altra» ha poi aggiunto. Un vero e proprio piano, finanziato in parte anche dalla Commissione europea nell’ambito del programma di supporto alle pubbliche amministrazioni con un progetto sul contrasto delle isole di calore urbane, che è stato lanciato a gennaio e che la cui fase di consultazione con i cittadini, attualmente in corso, sarà chiusa in estate.

Un piano trasversale che però, prosegue Zanchini, dovrebbe rientrare nella cornice di una legge nazionale sulla rigenerazione urbana e sul consumo di suolo, che superi le attuali norme in vigore (la 1444/1968 e la 1105/1942), e che per il direttore dell’Ufficio clima sono «sbagliate anche da un punto di vista del clima, non solo urbanistico e sociale.


Dobbiamo semplificare e cambiare approccio, come per esempio nel caso dei vincoli idro-geologici, che devono entrare nei progetti».


«Nel 2024 termineremo l’elaborazione di due strumenti, cioè le consultazioni e la strategia. Un piano non deve un punto di arrivo – ha poi evidenziato – ma un punto di partenza da cui iniziare». Altre le questioni (non meno) importanti per Zanchini, che riguardano però strategie a livello nazionale: risorse per la casa, una vera e propria «emergenza» dovuta anche al diminuito potere d’acquisto delle famiglie («bisogna avere risorse per fare rigenerazione, altrimenti è per ricchi come a Milano»). E poi un supporto ai Comuni, che «non hanno le competenze per fare progetti diversi, per innovare in termini di materiali, energia. La rigenerazione si fa se i diversi pezzi dello Stato lavorano insieme» (una direzione in cui va anche il recente protocollo d’intesa firmato tra il Cni e l’Anci). Tra gli esempi citati, i lavori che Anas sta facendo nella Capitale per il Giubileo e il ruolo che oggi ha Cdp negli interventi di riqualificazione.

Un tema “caldo” quell’acqua per Zanchini, che ha aggiunto: «stiamo lavorando su un progetto affinché un’enorme quantità di acqua pulita non finisca direttamente nel fiume, ma dentro la città, e sia riutilizzata e recuperata per motivi produttivi e industriali, invece di attingere da quella di falda. Stiamo però facendo molta fatica a lavorare con le imprese – ha aggiunto – perché il tema del recupero delle risorse idriche per queste attività è complicatissimo a causa di regolamenti datati». A questo progetto, in tema di rigenerazione si aggiungono gli interventi di efficientamento energetico su 212 scuole, possibili grazie al supporto della Banca europea degli investimenti (Bei).

Ma le emergenze a Roma non finiscono qui, se nei prossimi 30 anni si vorrà mantenere la qualità della vita dei cittadini. «Circa 400mila persone sono in zone a rischio idrogeologico, oltre al 9% che vive in quartieri a rischio ondate di calore – ha proseguito Zanchini –. Poi c’è il tema della gestione delle risorse idriche, e i 20 km di litorale a pericolo erosione». Come affrontare questi problemi? Con un approccio olistico, avendo tutti gli attori al tavolo anche per un tema di competenze territoriali – dai costruttori alla Confindustria locale, dal Governo all’autorità di bacino –, per poter attuare la strategia di adattamento.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Chiara Brivio
Articoli Correlati
  • Rigenerare Napoli: dettaglio e cura, il metodo Gnosis

  • I drammaturghi dello spazio: l’architettura di Giò Forma

  • Mestre, il giardino scolastico rivive grazie al Covid e all’architettura tattica

  • Architettura e nuove sfide, un sondaggio per analizzare la professione in Europa