Visioni urbane e l’arte di costruire, la ricetta e il bilancio dei mandati Del Bono e Gori
Brescia Bergamo Capitale della Cultura, due mostre dal 12 aprile dedicate al futuro della città metropolitana
«A Bergamo, come a Milano, tra le operazioni più importanti c’è quella che riguarda la riconversione dello scalo ferroviario, con il progetto di Porta Sud».
Francesco Valesini, assessore alla rigenerazione urbana di Bergamo
Poco meno di due mesi fa l’avvio dell’anno dedicato a Brescia e Bergamo Capitale della cultura, ora i riflettori si accendono sulla trasformazione urbana, sul racconto di una nuova città metropolitana che ha tutte le carte per competere con la vicina città metropolitana di Milano. Non una somma algebrica di dati e contenuti, un disegno orientato ad un comune futuro. Contemporaneamente, il bilancio di un mandato quasi decennale delle due giunte, guidate rispettivamente da Emilio Del Bono a Brescia e Giorgio Gori a Bergamo. Una lezione per la rigenerazione urbana delle città medie, con la leva del riuso e del recupero, con lo stop al consumo di suolo, l’adeguamento delle norme, la regia pubblica e la fiducia da parte dell’imprenditoria privata, la sinergia tra patrimonio costruito e cultura.
Il prossimo 12 aprile saranno inaugurate due mostre, “Visioni per un futuro presente. Città, ambiente, comunità” nelle due città “sorelle”. A curarle, Luca Molinari a Bergamo e Alberto Ferlenga a Brescia. Due mostre che rappresentano lo spirito che ha unito le due città anche prima venissero scelte per la candidatura congiunta a capitale della cultura, ma che si è rafforzato puntando sulla partecipazione della comunità e dei cittadini. «Un racconto di due città medie – commenta Stefano Boeri, presidente della Triennale che ha ospitato la presentazione – Bergamo e Brescia sono due poli storici dell’urbanizzazione e industrializzazione. Se l’eredità della Capitale della cultura sarà un progetto di lunga durata, che si rafforza con la reciprocità dei due poli urbani, sarà un successo».
Laura Castelletti, vicesindaca di Brescia e Giorgio Gori, sindaco di Bergamo. E poi Michela Tiboni con Francesco Valesini assessori all’urbanistica delle città di Brescia e Bergamo. Sotto la loro lente e con la loro esperienza, il racconto di «un’unica città lineare, parte di una comunità urbana allargata – dice Castelletti – uno spazio che definisce uno stile di vita, che parla di socialità e patrimonio culturale». La parola d’ordine è rigenerazione urbana: Gori ribadisce «che le due città hanno un passato manifatturiero, l’industria ha segnato il patrimonio urbano, lasciando in eredità aree da ripensare completamente. Ecco che il nostro lavoro si è concentrato soprattutto sulle “ex” aree dismesse, ex Ote (che diventerà Chorus Life), ex carcere di Sant’Agata, ex Monastero dei carmini, ex caserme, per fare alcuni esempi».
Se a Bergamo il nuovo Pgt è in fase di adozione, a Brescia nel 2016 è stata fatta una scelta decisiva con il piano del governo del territorio «fermando l’espansione verso le aree libere e puntando tutto sulla rigenerazione del patrimonio ammalorato – spiega l’assessora Tiboni – che ha bisogno di essere recuperato. Senza peraltro abdicare alla possibilità di sviluppo e crescita». L’assessora all’urbanistica di Brescia parla di potenziamento dei servizi e accessibilità ed è Valesini che guardando al futuro invita a «concentrarsi sulle interconnessioni tra città e territori, con un link con l’aeroporto e l’infrastruttura ferroviaria. Questo è stato un tema disatteso per anni e che probabilmente ha frenato le nostre città medie. Con il Pnrr si sta iniziando a dare qualche risposta – dice l’assessore alla rigenerazione urbana di Bergamo – è un tema trasversale prioritario in tante città».
Dalla nuova Gamec, la Galleria di arte moderna e contemporanea, a Bergamo, firmata C+S Architects al nuovo teatro di Brescia nell’ambito del progetto Oltre la strada con Camillo Botticini (Botticini + Facchinelli ARW) per il coordinamento progettuale e direzione artistica. Brescia e Bergamo capitali della cultura hanno portato in cantiere progetti firmati dall’architettura italiana.
Ma c’è spazio anche per la giovane generazione. Alberto Ferlenga, nell’ambito della sua mostra per immaginare Brescia futura ha coinvolto 24 studi di giovani architetti italiani (con una sezione curata da Nicolò Galeazzi e Martina Salvaneschi dello studio Associates Architecture) protagonisti del racconto “Brescia come potrebbe essere: visioni”. «Gli architetti, gli urbanisti, i paesaggisti, sono coloro che per mestiere si occupano della trasformabilità dell’esistente e di immaginare nuovi scenari. I giovani, inoltre, sono coloro i quali, oltre a prefigurare scenari, dovranno viverci più a lungo. Abbiamo dunque chiesto ad una selezione di giovani professionisti italiani di questi settori e di diversa provenienza, di immaginare sulla base di parole chiave tratte dalle Città Invisibili di Italo Calvino, scenari possibili per Brescia Futura a partire dalle principali problematiche che la sostenibilità oggi pone» il commento di Ferlenga. Chi sono? (ab) Normal, Babau Bureau, Matteo Defendini, Lorenzo Guzzini, Studio Solidago, Supervoid, BB, BANP!Studio, ÉCOL, /mò-lé/, VG13, AMAA, Errante Architetture, OASI, studiospazio, WAR, Armature Globale, casatibuonsante, Fondamenta, Piovenefabi, studiowok, Motu.
Quando le azioni culturali possono capitalizzare visioni e innovazioni a favore di città vivibili e sostenibili. A Brescia l’esposizione sarà allestita negli ambienti dell’ex cinema Astra, a pochi metri dalla Loggia, sede del comune. «Dentro un cantiere, un edificio pronto a diventare altro» che nei prossimi mesi diventerà il palinsesto di una storia con progetti, monumenti, dati, opere costruite, eventi immateriali illustrati in video, modelli, foto, progetti che mostreranno come la complessità di una città sia fatta di molte componenti e altrettanti intrecci, come ogni città sia unica ma anche come i rapporti con altre città siano un aspetto fondamentale della sua storia. La partnership di Ance Brescia ha l’obiettivo «di promuovere la cultura mettendo in evidenza il ricco patrimonio conservato da due città italiane che più di tutte hanno saputo rappresentare l’arte del costruito a livello nazionale».
Promossa dal Comune di Bergamo in partnership con Ance Bergamo e Plenitude, società Benefit di Eni, la mostra a Bergamo è un invito a scoprire la città per cogliere le direzioni per il suo possibile futuro, a partire dalla qualità urbana e ambientale esistente che l’ha sempre caratterizzata. «Si riflette sui processi in atto nella città reale, ma anche nei suoi territori, attraverso molteplici voci e sguardi che raccontano ricchezza, progetti e cambiamenti. Pensata come un evento pop per il grande pubblico, la mostra – racconta Luca Molinari – ha coinvolto grandi autori e produttori di immagini di tre generazioni: Gabriele Basilico, Filippo Romano e Davide Rapp, chiamati a raccontare tre momenti diversi di Bergamo, delle sue architetture, umanità presenti e visioni per il futuro». In occasione di questa mostra il Palazzo della Libertà di Bergamo riapre alla vita pubblica, rafforzando il centro del polo culturale e museale della Città Bassa, in coerenza con una visione che vede architettura, ambiente e comunità come i tre pilastri su cui costruire una città che sappia rigenerarsi, senza perdere il contatto profondo con le proprie storie.
In copertina: Bergamo piazza Vecchia © Fabio Toschi
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