Al via la seconda edizione del festival. La sindaca Virginia Raggi per il brief di inizio
Parlare oggi di resilienza e di bisogni è fondamentale. Roma è senz’altro una città resiliente, lo ha dimostrato anche durante la pandemia, rispettando le regole in modo rigoroso, riuscendo quindi ad affrontare meglio di altre città l’emergenza. I romani sono pronti e capaci di affrontare il cambiamento ed è una caratteristica di cui tenerne conto». La sindaca Virginia Raggi è intervenuta all’incontro promosso dall’Ordine degli Architetti di Roma per annunciare l’avvio del festival Spam (9-16 ottobre 2020), con chiari riferimenti al tema di questa edizione, “Needs”, e con concreti riferimenti al contributo che possono offrire le professioni, e in particolare gli architetti, per il cambiamento delle città, in primis per Roma.
La sindaca ha parlato di mobilità lenta e di chilometri di pista ciclabile da sviluppare, di lavoro e di ripartenza, delle grandi sfide come quella di Expo 2030 e delle opportunità legate ad un generale ripensamento del quartiere dell’Eur, per il quale già sono in atto numerosi progetti promossi da Eur spa.
«La collaborazione con gli Ordini delle professioni tecniche è azzeccata – ha dichiarato la sindaca Raggi – perché Roma si è espansa negli ultimi ‘60 anni in modo autonomo, senza scelte urbanistiche a monte. A livello urbano sono rimasti tanti gap infrastrutturali. Troppe periferie sono dormitori, senza servizi. E l’urbanizzazione spontanea non ha seguito una logica infrastrutturale per assi di mobilità e trasporti. Questo ha impedito il diritto alla mobilità». In questo contesto, la Sindaca ha ricordato i progetti ReinvenTIAMO Roma e l’inizitiva C40 Reinventing Cities, «con l’intento di lavorare sull’esistente e rifunzionalizzarlo». Spazio anche ai concorsi e a progetti costruiti in tandem con l’Ordine come sono i due concorsi per il mercato di San Giovanni e il nuovo polo civico Flaminio. E l’assessore all’Urbanistica Luca Montuori ha sottolineato l’impegno congiunto con Ferrovie dello Stato per la valorizzazione delle infrastrutture, in connessione con l’ambiente naturale.
«Facendo tesoro delle previsioni (con riferimento al tema di Spam 2019 dedicato a DreamCity) e dell’individuazione dei bisogni (tema dell’edizione 2020), Spam è senz’altro un’occasione per vedere la città non solo come gestione di un oggetto astratto ed economico, ma come un sistema di bisogni rispetto ai quali i professionisti e gli investitori possono portare il proprio contributo» ha commentato Montuori. «Si legge spesso che Roma è ferma, può essere che non succeda niente con il vecchio sistema di guardare la città come un luogo dove il rapporto fra trasformazione e bisogni è annullato in nome dell’economia» ha commentato l’assessore.
«Oggi è un giorno importante – ha dichiarato Flavio Mangione, presidente dell’Ordine degli Architetti di Roma e provincia – perché parte la seconda edizione di un Festival che abbiamo fortemente voluto per rimettere l’architettura al centro del dibattito sul futuro della Capitale. Da Parigi a Copenaghen fanno scuola realtà come la Citè d'Architecture o il Danish Architecture Center, nella capitale d’Italia in una stretta partnership tra Comune di Roma e Ordine degli Architetti può prendere sempre più forza e valore la Casa dell’Architettura che con questo Festival si apre alla città e per più di una settimana offrirà occasioni di confronto e dibattito sui temi del futuro delle città e di Roma».
Nell’ambito dell’iniziativa, è stato presentato il workshop studiato per ripensare l’Eur di “domani”: protagonisti i giovani professionisti che hanno presentato le proprie candidature nelle scorse settimane.
Attenzione ai temi degli spazi pubblici, del climate change, delle potenzialità del patrimonio costruito. Durante il Festival dell’Architettura infatti si terranno a 3 laboratori tenuti da tutor di eccezione (Vincenzo Latina, Wht Factory/MVRDV con Rebus e Orazio Carpenzano) e 36 giovani architetti chiamati ad elaborare i propri elaborati, a partire dal coinvolgimento degli abitanti del quartiere e della pubblica amministrazione. Un progetto che andrà avanti anche dopo il Festival, con l’individuazione di aree pilota per sperimentare le possibili trasformazioni.
Tre i macro-temi che guideranno i lavori di progettazione: spazi urbani e vita sociale, luce e scenografie urbane, resilienza al cambiamento climatico. Perché l’Eur? Quartiere futuristico, ma in qualche modo incompiuto, corpo staccato dalla città e in qualche modo anche al suo interno, l’Eur è da sempre terreno fertile per la sperimentazione, diverso dagli altri quartieri per caratteristiche fisiche e morfologiche.
Obiettivo del workshop – sul solco della sua vocazione innovativa – è quello di “rileggere” il quartiere, anche a partire dalle sue criticità.
«Criticità come la Cristoforo Colombo – spiega Roberto Grio, Consigliere Oar e direttore di Spam – arteria che divide in due lo stesso quartiere». «L’Eur rimane una grandissima occasione per fare un gol facile per la città di Roma – ha aggiunto Alberto Sasso, presidente di Eur spa – si può provare a cimentarsi in un’esperienza di eco-quartiere. È il paesaggio che fa la differenza: un corso alberato nella città, fa anche 4 gradi in meno in termini di temperatura». Nell’ambito del workshop, aggiunge Sasso, «verranno selezionati i progetti migliori che, successivamente, potranno essere realizzati grazie a sponsorship, il patrocinio del Comune di Roma e l’azione di Eur spa. A Parigi – racconta ancora Sasso – la campagna elettorale si è giocata per gran parte sul tema della città in 15 minuti (una città dove i servizi sono a tiro). La fortuna dell’Eur è che si tratta di un progetto non finito: la parte residenziale era poco pianificata e nell’interruzione a causa della guerra il progetto di Virginio Testa ha completato una quota di città in gran parte terziaria avanzato completandosi poi con altre funzioni, comprese quelle residenziali». La sfida è aperta quindi, per Roma e per l’Eur, «con una visione di rigenerazione e riqualificazione energetica si può apportare valore economico che purtroppo oggi conta di più della mera cultura».
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