Numeri e possibili soluzioni anche alla luce del Pnrr emersi in un incontro di Camplus e Scenari immobiliari
Per quanti hanno bisogno di vivere in una città diversa da quella di nascita, e tra le ragioni c’è l’istruzione superiore, il mercato degli affitti può diventare una giungla. È una questione sempre più attuale. Che se non affrontata può colpire gli atenei, che rischiano di perdere iscritti. Non a caso interventi per superare le criticità sul tema sono prescritti dal Pnrr. Di questo si è occupato il Rapporto “Lo student housing tra Pnrr e mercato” presentato da Scenari immobiliari e Camplus il 13 aprile a Roma durante il convegno “Il Pnrr e l’investimento nello student housing”. Rapporto che ci dice che al momento la copertura dei posti letto offerti agli universitari fuori sede (che sono il 40% degli iscritti), è attorno al 10,5 %: l’8,1% del totale offerto da enti specifici, il restante 2,4% da strutture gestite da enti privati. Meno della metà delle 14 maggiori realtà universitarie supera la media nazionale, ed è ancora lontana dalla capacità di soddisfare il fabbisogno minimo di posti letto richiesti. Poiché il fabbisogno stimato dell’offerta strutturata di posti letto dev’essere pari ad almeno il 20% degli studenti fuori sede (tasso di copertura medio europeo), servirebbero almeno 130mila posti letto. Il che rende necessario realizzare circa ottantamila nuovi posti letto in studentati e collegi.
L’obiettivo, indicato nella riforma “1.7 Alloggi per gli studenti e riforma della legislazione sugli alloggi per gli studenti” del Pnrr, è quello di arrivare quasi a triplicare i posti letto per gli studenti fuori sede: e per raggiungerlo sono stati stanziati complessivamente 300 milioni di euro e realizzati i primi 7.500 posti letto. Successivamente ci sarà l’erogazione di ulteriori 660 milioni per crearne altri 52.500.
Uno scenario che come prevedibile può generare anche occasioni di investimento.
«Negli ultimi anni in Europa gli investimenti in residenze universitarie sono diventati un importante asset class per gli investitori istituzionali con un totale di circa 12,4 miliardi di euro nel 2022. – ha fatto notare Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari – Anche nel nostro paese oggi si registra un generale e forte interesse degli investimenti in alloggi per studenti fuori sede, tanto che nel corso del 2022 – ha proseguito Breglia – il volume complessivo ha raggiunto circa 200 milioni di euro, pari al 18% degli investimenti complessivi nel comparto residenziale istituzionale. I nuovi bandi del Pnrr dovrebbero incentivare questi investimenti, garantendo ritorni economici interessanti anche in considerazione della forte pressione della domanda di riferimento: dal 4,50% nei capoluoghi di regione localizzati nel nord Italia al 6% stimato nelle altre città. I nuovi bandi dovrebbero incentivare questo trend, con un forte coinvolgimento degli investitori italiani», ha concluso.
Dalla sua Francesca Zirnstein, dg di Scenari Immobiliari, ha aggiunto che «il mercato delle residenze per studenti fuori sede ha proseguito nella sua fase espansiva anche grazie alla volontà degli attori coinvolti di intraprendere importanti progetti di riqualificazione e riconversione immobiliare». E ancora una volta, la pietra filosofale viene ricercata nella dialettica e nella collaborazione tra pubblico e privato. A proposito delle quali «nel mondo dell’housing universitario – ha rimarcato Maurizio Carvelli, founder e Ceo di Camplus – in questi mesi c’è stata una vera e propria rivoluzione copernicana». Le necessità d’altra parte derivano dai numeri (ma non solo: il rapporto illustra anche come facilitare gli spostamenti mitighi la richiesta di case, e conferma che Lombardia ed Emilia-Romagna consentono spostamenti più efficienti rispetto alle altre regioni). L’ammontare di universitari fuori sede ha continuato a crescere nell’ultimo anno, come accade costantemente dal 2015: nel 2022 è difatti aumentato di circa 2,5 punti percentuali rispetto al 2021 per un totale di oltre 660mila ragazzi, con una crescita di oltre otto punti percentuali (+8,3%) rispetto al 2010. Il peso in percentuale della componente fuori sede sugli studenti iscritti è sempre stato in rialzo negli ultimi dieci anni, attestandosi al 39,9%, quando a inizio decennio il suo valore del 34,2%. Ma oltre che impattare sulle dinamiche territoriali, gli studenti, come i turisti, mettono pressione ai canoni di locazione. Come dimostra l’andamento dei canoni medi nelle zone semicentrali rispetto alla media nazionale: nelle città caratterizzate da capisaldi immobiliari e forze centrifughe rilevanti, i canoni richiesti agli studenti, sia in relazione all’offerta specifica (gestita e professionale) che al libero mercato hanno visto notevoli variazioni positive negli ultimi anni. A Milano le punte rilevate per vivere all’interno di studentati raggiungono i 1.200 euro/camera/mese, Bologna si ferma a 1.100 euro/camera/mese mentre per Roma sono necessari 1.150 euro/camera/mese. Nelle città a forte vocazione universitaria il canone relativo alle stanze da affittare agli studenti ha registrato incrementi evidenti: rispetto a 12 mesi fa, i canoni delle zone con forte pressione studentesca di Padova sono saliti di quasi il 20%; segue con il 19,5% in più Bologna, appaiata al capoluogo lombardo.
In copertina Camplus San Pietro, foto di © Luigi Filetici
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