31-01-2019 Francesco Fantera 5 minuti

Tour fra i padiglioni di Expo2020 Dubai

Forme accattivanti e dinamiche legate a innovazione tecnologica e sostenibilità

La coincidenza fra il 2020 e il 50esimo anniversario dalla nascita dello Stato degli Emirati Arabi Uniti (UAE), ha spinto il governo a dar vita ad una manifestazione caratterizzata da investimenti miliardari

Manca poco più di un anno e mezzo al 20 ottobre 2020, data in cui aprirà i battenti l’attesa Esposizione Universale di Dubai. Il tema? L’innovazione e la capacità delle nuove tecnologie di dar vita ad una comunità sempre più globale e connessa. E come successo per l’Expo 2015, grande attenzione andrà ai padiglioni nazionali che dovranno coinvolgere e stupire i visitatori non solo come contenitori di prodotti futuristici, ma anche per le loro forme e il disegno degli spazi. Proprio per questo motivo, fra le nazioni che hanno annunciato la propria partecipazione, alcune hanno scelto di affidare direttamente il progetto a firme internazionali del mondo dell’architettura, mentre altri hanno deciso di assegnare la sua realizzazione tramite gara. Fra questi l’Italia, con la procedura che è entrata nel vivo dopo l’annuncio dello scorso 17 dicembre, della ricezione di 19 progetti. 

L’Expo 2020. Prima di entrare nello specifico e fare un breve giro del mondo alla ricerca dei disegni più accattivanti e delle scelte più azzardate, è utile inquadrare velocemente il contesto. Secondo i dati annunciati dal comitato organizzatore, nei sei mesi di apertura varcheranno i cancelli oltre 25 milioni di persone, il 70% dei quali stranieri. Ad accoglierli nel nuovo quartiere fieristico denominato “Dubai Trade Center – Jeber Ali”, ci saranno i padiglioni nazionali affiancati da quelli legati ai temi dell’Esposizione. La coincidenza fra il 2020 e il 50esimo anniversario dalla nascita dello Stato degli Emirati Arabi Uniti (UAE), ha spinto il governo a dar vita ad una manifestazione caratterizzata da investimenti miliardari. Il masterplan del sito, dove i lavori proseguono a ritmo serrato, prevede una piazza centrale circolare sulla quale si affacceranno tre settori che, visti dall’alto, appariranno come grandi petali. Ciascuno di essi corrisponderà ad uno dei temi specifici di Expo 2020: mobilità, opportunità e sostenibilità. La superficie totale della zona interessata dai lavori? 177 ettari.

Emirati Arabi Uniti. È Santiago Calatrava, archistar spagnolo naturalizzato svizzero, ad aver ricevuto l’incarico per la progettazione del padiglione della nazione ospitante. Il suo è stato scelto fra i nove disegni presentati in una competizione supervisionata dalla Masdar, multinazionale con core business nelle energie rinnovabili e “program manager” dell’Expo 2020. Il volume, situato nel cuore dell’Esposizione, coprirà una superficie di 15mila mq distribuita su quattro piani e conterrà al suo interno punti ristoro, un auditorium e aree VIP. Sulla sommità è prevista una zona di 1,7mila mq che ospiterà un’area lounge adatta per eventi o semplicemente per osservare il resto del sito fieristico da una posizione privilegiata. Particolare la forma che, nelle intenzioni del progettista, vuole ricordare le ali di un falco in volo. Il motivo? La falconeria è uno degli sport più antichi praticati nella zona geografica ed è strettamente connesso alla cultura emiratina, prima ancora che a quella mediorientale. Attenzione anche alla sostenibilità, con l’obiettivo di ottenere la certificazione Leed Platinum.

Spagna. Tema principale sarà quello delle persone e dei luoghi, declinato dagli architetti iberici Amann-Cànovas-Maruri su una superficie di circa 6mila mq. Osservando i disegni e i render del progetto, a colpire è la presenza di un’ampia piazza coperta da strutture dalla forma simile a quella di un cono. Il motivo? Favorire la climatizzazione attraverso il ricambio di aria, sulla falsariga delle cosiddette “torri del vento” nate nell’antica Persia e diffuse poi in tutta l’area dominata dalla cultura araba. Anche qui centrale il concetto di sostenibilità, con materiali non solo riciclabili e riutilizzabili, ma anche ricomponibili. Prevista anche la presenza di una fitta vegetazione.

Stati Uniti d’America. L’architetto Curtis W. Fentress, insieme allo studio di design George P. Johnson Experimental Marketing, ha ottenuto l’incarico di progettare il padiglione statunitense. I due soggetti si occuperanno rispettivamente della composizione architettonica e degli elementi multimediali ed immersivi. Il tema? Quello della mobilità, come indicato anche dalla posizione all’interno di Expo2020. Osservando gli schizzi e i render, sembra quasi che l’idea di Fentress sia stata quella di rendere l’esperienza dei visitatori graduale, mettendoli di fronte di volta in volta auno strumento, un mezzo o semplicemente un concetto che mostri il progresso tecnologico conseguito dagli USA. Tutto ciò è stato reso possibile dall’inserimento di una rampa che segue la forma cilindrica del padiglione, avvicinandosi progressivamente alla cima della struttura che garantirà un’ottima visuale sulla zona circostante.

Brasile. Il padiglione della nazione sudamericana è frutto della collaborazione fra tre diversi studi di architettura: ben-avid, JPG.ARQ e MMBB Arquitectos. Il tema sviluppato al suo interno sarà quello delle acque, elemento caratterizzante buona parte del territorio nazionale, che in questo caso è stato interpretato anche come simbolo della sostenibilità stessa. Il volume sarà caratterizzato da una piazza centrale coperta da un sottile strato d’acqua, il tutto compreso all’interno di una grande tensostruttura bianca larga 48 metri e alta 18. A caratterizzare gli interni un gioco suggestivo di luci e ombre offerto dai diversi bacini ricchi di acqua presenti all’interno. Nelle intenzioni dei progettisti i riflessi dovrebbero garantire chiarore degli spazi durante il giorno, mentre al tramonto «il padiglione si trasformerà in un cubo luminoso galleggiante».

Giappone. Il Paese del Sol levante ha svelato il proprio padiglione a novembre 2018, ad annunciarlo la Japan External Trade Organisation. Cifra artistica del progetto le forme della facciata, un mix fra motivi tipici della cultura araba e gli asanoha giapponesi. Ricco di elementi futuristici e immersivi, il volume trasmetterà il senso di armonia tipico della tradizione culturale nipponica. Al suo interno diversi gli ambienti che ospiteranno eventi e workshop, con l’aggiunta di un vero e proprio percorso sensoriale realizzato utilizzando quattro elementi: aria, acqua, luce e ombra.

Nuova Zelanda. Il tema del padiglione neozelandese riprende un concetto tipico della cultura Maori chiamato kaitiakitanga, ovvero il prendersi cura dell’uomo e della natura. Firmato dallo studio di architettura Jasmax, all’interno del volume saranno presenti ambienti per mostrare ai visitatori il livello di innovazione del Paese, un ristorante che cucinerà prodotti tipici e un punto vendita dove sarà possibile trovare progetti di design made in New Zealand. Altro elemento ripreso dalla cultura indigena e riportato nella fisionomia del padiglione è quello dei Waka Taonga, strumenti utilizzati per proteggere oggetti importanti.

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Francesco Fantera
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