Subito la Legge sulla rigenerazione urbana. L’appello degli architetti dopo il caso Milano

11-07-2024 Alessio Garofoli 4 minuti

Incontro a Roma sulle criticità. Tancredi: la Procura affossa i poteri urbanistici di Comune e Regione

Manca una Legge nazionale sulla rigenerazione urbana, e la protesta degli addetti ai lavori si fa più rumorosa e circostanziata, anche a causa dell’inchiesta milanese che ha rallentato gran parte delle operazioni nel capoluogo lombardo.

Il punto è non solo che le norme in materia sono desuete, spesso intrecciate e non chiare, ma anche che su queste intervengono poi orientamenti giurisprudenziali che aumentano la confusione, dice il presidente dell’Ordine degli architetti Pcc di Roma Alessandro Panci, aprendo l’incontro del 10 luglio intitolato, appunto, Le nuove frontiere della rigenerazione urbana. E che il Parlamento metta ordine è tanto più necessario perché, aggiunge Panci, «l’intervento che incide sulla vita dei cittadini non è quello che guarda al singolo edificio, ma a intere aree».

Cosa che peraltro, dato che l’Italia non è solo Milano o Roma, può impattare in modo profondo sui piccoli borghi impedendo che si “spengano”, argomenta il calabrese Francesco Livadioti, coordinatore degli Ordini degli architetti del Sud, notando che l’obiettivo ultimo di queste iniziative è quello di ottenere una «rigenerazione economica». Leggi desuete, si diceva. In Italia si fa riferimento soprattutto a due: una del 1942, l’altra del 1968.


Situazione paradossale, spiega l’avvocato Alfredo Stoppa, perché all’epoca il paradigma dominante – tanto più nel dopoguerra – era quello dell’espansione urbana, mentre oggi si parla di rigenerazione urbana, nelle due declinazioni di riqualificazione o sostituzione edilizia.


Ed è lì l’attuale problema giudiziario che investe il capoluogo lombardo. Interviene sul tema l’assessore alla Rigenerazione urbana di Milano Giancarlo Tancredi, augurandosi che questa grana sia «la scintilla che innesca una legge nazionale organica». In assenza, la magistratura sta «mettendo in discussione i poteri urbanistici di Comuni e Regioni»: Tancredi sottolinea infatti che la giunta Sala, nel prendere le decisioni oggi sotto la lente della Procura, si è avvalsa di norme del Pirellone. Ma al di là dei progetti congelati, ci sono professionisti sotto indagine. Si incarica di difenderli Federico Aldini, presidente dell’Ordine degli architetti di Milano, dicendosi «sicuro della loro buona fede e rispetto delle normative». E rimarcando, a proposito di rigenerazione, che l’Ordine di Milano sta monitorando gli emendamenti al cosiddetto decreto Salva Casa perché non contenga sanatorie, non essendoci «niente da sanare».

Ma se Milano ultimamente piange, Roma non ride da tanto. Benedetta Bonifati, vicepresidente edilizia privata Ance Roma-Acer, fa notare che i grandi interventi in corso nella Capitale sono al momento soprattutto pubblici, e in gran parte nelle zone centrali. Quelle in cui la rigenerazione serve meno che altrove.


In generale «gli imprenditori chiedono un quadro normativo e regolamentare certo, che consenta di valutare e pianificare gli investimenti».


Aggiunge la vicepresidente che esisterebbero strumenti previsti dal Prg romano, ma «sono troppo complessi». E ancora una volta si fa portavoce con la richiesta di cambiare il Testo unico dell’edilizia, «eliminando la divisione in zone».

Sulla legge che tutti invocano, il Parlamento sembra ora impegnato come non mai. Anna Rossomando, senatrice del Pd firmataria di uno dei ddl sul tema all’esame di palazzo Madama, dichiara che «parliamo di rigenerazione urbana dove l’intervento del pubblico nel quadro degli investimenti è necessario. Come emerso dal confronto – aggiungere – occorre garantire omogeneità di disciplina tra i territori. Servono poi norme chiare per sostenere professionisti e operatori economici per essere competitivi a livello internazionale. Ancora, rigenerazione urbana e consumo di suolo sono strettamente connessi e dunque alla base delle politiche ambientali, il sostegno alle nostre imprese è la strada maestra per favorire la conversione ecologica e digitale». Si vedrà se questa sarà la volta buona.

Intanto, la prossima settimana il senatore Roberto Rosso di Fi, relatore di un altro degli otto ddl sulla rigenerazione urbana, presenterà un testo unificato che tenta una sintesi fra le varie proposte di tutti i gruppi, annuncia il capogruppo forzista al Senato Maurizio Gasparri.

Tutti in campo sul della rigenerazione urbana e ancor più dell’urbanistica.
Martedì 16 luglio l’Istituto Nazionale di Urbanistica (Inu) presenterà in conferenza stampa al Senato la sua proposta di “Legge di principi fondamentali e norme generali per il governo del territorio e la pianificazione”, che superi il vuoto di principi fondamentali e la troppo datata normativa attuale, per dare al Paese un quadro di riferimento finalmente in sintonia con le sfide della nostra epoca.

Per il presidente Michele Talia «si tratta di un’opportunità che il nostro Paese avrebbe bisogno di raccogliere, per fare fronte a nuove sfide e necessità come la transizione ecologica, la rigenerazione urbana, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la prevenzione del rischio idrogeologico, il progressivo azzeramento del consumo di suolo. E’ evidente che la legge nazionale di riferimento attualmente in vigore, che risale al 1942, è ormai del tutto inadatta e desueta per sostenere amministratori, decisori, professionisti in un percorso di cambiamento e sostenibilità che, anche nell’ambito del governo del territorio, va attuato con la necessaria efficacia, e che alcune Regioni stanno già intraprendendo attraverso l’approvazione di provvedimenti coraggiosi e innovativi. E’ tempo che il quadro nazionale si metta al passo».

  • Tra le innovazioni introdotte dalla proposta dell’Istituto Nazionale di Urbanistica si ricordano:
    la spinta alla rigenerazione urbana e territoriale anche attraverso l’istituzione di incentivi fiscali e la creazione di un Fondo nazionale apposito;
  • la modifica della definizione e disciplina degli standard urbanistici, al fine di favorire inclusione e qualità ambientale, e di definire le dotazioni minime urbanistiche e territoriali costituenti i livelli essenziali delle prestazioni (i LEP) del governo del territorio;
  • la messa a punto di un piano urbanistico che si basi sul principio di coerenza, e non più su quello di conformità, così da sostenere l’efficacia, la rapidità e la flessibilità dei nuovi strumenti;
    il ricorso alla co-pianificazione fra Enti territoriali come metodo.
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Alessio Garofoli
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