Sostenibilità economica e ambientale, grave ancora il divario sud e nord
Rapporto Cerved: a rischio 1,9 milioni di posti per il Covid e 65 miliardi di investimenti dalle imprese
Si può misurare la sostenibilità economica, sociale e ambientale del Paese? Secondo il Cerved sì. Il Rapporto Italia Sostenibile 2021 racconta fragilità e punti di forza al fine di offrire un quadro di rifermento sistematico dell’impatto sostenibile degli investimenti pubblici e privati. Numerosi i parametri, tante città prese in esame: Bolzano è la provincia più sostenibile dal punto di vista sociale e ambientale, Milano è al vertice per sostenibilità economica. Tra le province del Mezzogiorno, Pescara risulta la più sostenibile (al 29° posto a livello nazionale), grazie all’ottima performance in ambito ambientale (16°) e a livelli oltre la media nazionale nella sostenibilità sociale (47°), nonostante risultati non brillanti in termini di sostenibilità economica (65°). A soffrire sarebbero soprattutto alcune province come Messina, Trapani, Vibo Valentia, Catanzaro, Sud Sardegna e Agrigento, già caratterizzate da indici di sostenibilità sociale molto bassi e con impatti sull’occupazione maggiori della media, ma anche zone turistiche e commerciali del Nord come Rimini, Aosta, Livorno, dove si stimano le peggiori perdite a livello nazionale.
Sempre vivo il divario fra il Nord e il Sud amplificato dall’emergenza pandemica. Si segnala quindi un rischio disoccupazione post-Covid dell’ordine del 17% con pesanti conseguenze sociali nelle aree più deboli.
«La stagnazione dell’economia italiana degli ultimi decenni – ha dichiarato Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved Group – è il principale freno alla sostenibilità del Paese, che ha investito poco in servizi di welfare e nella tutela del territorio, mantenendo comunque buone performance, rispetto alle medie europee, in termini di emissioni di gas serra e di energia prodotta da fonti rinnovabili».
Una situazione, quindi, molto differenziata, con un netto divario tra le due aree del Paese. Inoltre, a causa della pandemia potrebbero venire meno 65 miliardi di investimenti delle imprese nel 2020-21. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e la finanza sostenibile potrebbero però innescare una ripresa orientata alla transizione verde e ai nuovi bisogni sociali. L’Italia, con una struttura produttiva fatta di piccole imprese, fuori dai radar di questi investitori, rischia però di rimanerne ai margini: è necessario promuovere la rendicontazione ESG e prevedere incentivi a sostegno delle PMI, perché anche loro possano accedere a questi fondi.
La mappa della sostenibilità – L’analisi elabora 280 indicatori per tutte le province italiane, che si aggregano in 20 criteri che, a loro volta, compongono gli indici di sostenibilità economica, sociale e ambientale, la cui sintesi è l’indice di sostenibilità generale. Prendendo in esame centinaia di variabili, il Rapporto evidenzia che gli interventi per migliorare la sostenibilità non possono prescindere dalle grandi differenze che caratterizzano il Paese. Il rapporto rileva una forte eterogeneità nel territorio, con 17 province eccellenti, caratterizzate da un livello di sostenibilità elevato ed equilibrato (cluster della solidità), 22 che viceversa evidenziano forti debolezze nelle tre dimensioni (cluster della fragilità), 28 che hanno una priorità di sostenibilità economica, 12 con criticità sugli aspetti sociali e 26 province con criticità in ambito ambientale.
Il Ministro – «Ma le cose stanno cambiando con una notevole velocità», interviene il ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Enrico Giovannini. «Quando ho chiesto di cambiare nome al Ministero con la dicitura “mobilità sostenibili”, mi hanno risposto che era un bel programma per il futuro. Ho precisato che “questa è la fotografia del presente”. D’altra parte, si parla di mobilità sostenibile a tutto campo, una delle missioni del PNRR è in questa direzione. Il cambiamento sta avvenendo, e anche la politica sta cambiando, lo dimostra l’impegno messo in cambio: 192 miliardi del Recovery Plan, in più il nostro Governo mette in campo altri 30 miliardi di fondi nazionali aggiuntivi. Un impegno tangibile. Ma questo cambio di marcia deve riguardare anche le regioni, le città, che hanno un ruolo cruciale per la messa a terra», spiega il Ministro.
Il basso investimento negli ultimi 20 anni riguardante le infrastrutture ha creato ulteriori divari, come dicevamo.
«Non è un dato irrisorio però che la quota di risorse destinate al Sud, nel caso delle opere commissariate, vadano per il 50% al Mezzogiorno», conclude Giovannini.
Transizione e industria – La transizione ecologica è spinta anche dal cambiamento tecnologico, ma la riconversione verde non può essere pensata come una de-industrializzazione. Questo processo di cambiamento è al centro della strategia di rilancio post-Covid dell’Unione Europea, che ha espresso l’ambizioso obiettivo di un continente a emissioni zero entro il 2050. In questo contesto, la finanza è uno strumento fondamentale, perché con i giusti incentivi può canalizzare le risorse verso progetti sostenibili. I primi effetti sono già evidenti. Sempre più frequentemente le decisioni dei grandi fondi di investimento integrano, all’interno dell’analisi finanziaria tradizionale, aspetti ambientali, sociali e di governance (ESG), generalmente connessi alla creazione di valore a lungo termine. Nell’ultimo anno gli strumenti sostenibili hanno fatto segnare nuovi record, specialmente sul mercato europeo, in termini di asset, flussi e sviluppo di prodotti.
In coperina: immagine tratta da Rapporto Italia Sostenibile 2021
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