14-12-2022 Francesca Fradelloni | Paola Pierotti 3 minuti

Servizi e società di progettazione, Milano palestra di eccellenze

Nella top5 Guamari 2022: L22, Marco Casamonti, Ati Project, Luca Dini e Acpv Architects

Archiviata la dicitura “archistar”, il focus è sulla “produzione progettuale” e l’ambito di riferimento è quello della “rigenerazione urbana” dove il mondo della progettazione acquisisce un ruolo di primo ordine e dialoga con la filiera, per creare valore economico e di qualità per l’ambiente costruito. Sull’“organizzazione in forma imprenditoriale che non nuoce alla qualità del progetto” si concentra l’intervento di Aldo Norsa, già professore dell’Università Iuav di Venezia, durante la prima presentazione pubblica del “Report 2022 on the italian architecture, engineering and construction industry” nella sede istituzionale dell’Ordine degli Architetti di Milano, curata insieme alla sua società Guamari. 

Si conferma in cima alla classifica il gruppo Lombardini22, con un fatturato di 25,2 milioni di euro realizzato nel 2021, confermandosi per il quarto anno consecutivo al vertice della classifica. A seguire, Marco Casamonti & Partners, con 22 milioni (a cui si possono aggiungere quelli di Archea Associati in decima posizione, con altri 9,7 milioni). Segue Ati Project con 18,1 milioni, Luca Dini Associati con 17,2 milioni (che era all’undicesimo posto l’anno scorso). Nella top5 c’è anche Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel, con un fatturato di 17,1 milioni di euro.

Nella dodicesima edizione dello studio che analizza, tramite l’analisi dei bilanci depositati, lo stato dell’offerta delle maggiori società di progetto (architettura, design e ingegneria) lo spunto per uno scenario nazionale e internazionale sul nuovo pensiero urbano. Le classifiche delle top 200 società sono composte da realtà eterogenee dal punto di vista dei servizi offerti che dei mercati presidiati. In cima alla lista ci sono società di progettazione pura e rappresentano una quota del 52,7% del fatturato totale, affiancate da realtà della cosiddetta “progettazione integrata” che combinano all’architettura servizi di ingegneria (31,2%), di interior (9,3%), di design (3%), yachting (2,7%) e di progettazione del paesaggio (1,1%). Temi che presi singolarmente hanno comunque fatto crescere molte società, come nel caso di Land Italia che si è posizionato al 25esimo posto della classifica con un focus sul paesaggio.

L’appuntamento all’Ordine di Milano, a cui seguirà la presentazione ufficiale a Roma, è stata l’occasione per confrontarsi sul procurement, sull’appetibilità di gare e concorsi, tra ribassi e investimento (economico e di energie), e più in generale per capire cosa c’è dietro i numeri, quali sono i modelli di business di studi affermati a Milano, “territorio dominante” per il mercato della progettazione italiana.

Se Michele Rossi di Park Associati e Sara Busnelli di Acpv Architects Antonio Citterio Patricia Viel hanno focalizzato l’attenzione sul “metodo”, sulla “struttura organizzativa”, sull’investimento nella “ricerca” anche attraverso i concorsi e i progetti pubblici, citando ad esempio i recenti concorsi vinti quest’anno per la Rai a Roma piuttosto che quello per la Regione Lombardia, Paolo Asti leader di Asti Architetti ha raccontato una storia inedita, di successo, che in 22 anni di attività l’ha portato a firmare un centinaio di progetti, tutti a Milano, con una struttura che fonda tutto sul suo nome, e con una rete di collaboratori in tanti al lavoro da remoto già pre-pandemia. Da una parte un’organizzazione strutturata, dall’altra flessibilità e spontaneità.

Ordine e disordine che raccontano due facce possibili del mercato della professione. Dove, anche per far tornare i conti, non di rado si investe sugli specialismi, come ha spiegato Andrea Dallavalle Progetto Cmr, privilegiando clienti privati (il mercato è al 90% privato per Pcmr) e diversificando gli ambiti d’azione, dal retail all’housing al direzionale.

Milano che ha ospitato la presentazione è un’eccellenza italiana, forse non un modello da esportare secondo gli architetti milanesi perché è speciale la condizione (con riferimento al lavoro fatto dalla Pa e all’urbanistica, che ha reso possibile tante operazioni private, con investitori italiani e internazionali). Se per anni si è guardato con interesse all’Alto Adige per aver saputo formare una generazione di studi al test del cantiere, passando per i concorsi, oggi Milano può senz’altro vantarsi di essere un laboratorio internazionale di successo, una piattaforma-occasione di crescita per tanti studi, valore che si misura anche nei numeri dei bilanci, oltre che per il numero di gru e opere di nuova costruzione, nel centro e non solo.

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Francesca Fradelloni
Paola Pierotti
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