26-09-2024 Luigi Rucco 4 minuti

San Siro, un derby senza vincitori

Da Populous alla bocciatura dell’Uefa: l’infinito iter dello stadio milanese che fa arrabbiare tutti

Una lunga e faticosa partita dove ne escono tutti sconfitti. L’ultimo gol, che sa tanto di autorete, lo segna la Uefa che ha deciso di non far disputare la finale della Champions League 2027 a San Siro, dopo che Palazzo Marino non ha potuto dare certezze sui lavori di ristrutturazione dell’impianto e della zona circostante entro quella data. Una decisione che arriva a conclusione di un 2024 tormentato e che getta ombre sugli Europei 2032, nonostante la recente apertura della sovrintendente alle Belle Arti di Milano Emanuela Carpani, che, dopo l’incontro risolutivo in Comune di qualche giorno fa, aveva dichiarato che il vincolo sullo stadio Meazza non scatterà “automaticamente” nel 2025 se l’impianto sarà venduto ai privati. E soprattutto il vincolo sul secondo anello sarà solo parziale per favorire un progetto di rifunzionalizzazione completa dell’impianto.

Ultimi passi di un percorso il cui fil rouge è la costante sensazione di déjà vu che neanche la pausa del Covid ha allontanato. Quello dello stadio di San Siro potrebbe sembrare un gioco di società dove credi di avanzare, di superare gli imprevisti, avvicinarti al traguardo per poi dover ripartire per forza dal via. Un gioco che però ormai non diverte tifosi, cittadini e i residenti nell’aria, tutti in attesa di qualche certezza. Un percorso specchio della difficoltà di tutto il Paese nel vedere realizzati impianti nuovi e moderni.

Ma facciamo chiarezza. Tutto parte nel luglio 2019, quando Inter e Milan dopo anni di concept e manifestazioni di interesse, presentano ufficialmente al Comune di Milano un progetto di fattibilità per la realizzazione di un nuovo stadio da 60mila spettatori vicino San Siro. Proposta che inizialmente trova favorevole Palazzo Marino, tanto che le squadre presentano due progetti alternativi per il nuovo stadio: uno a firma di Sportium e Progetto Cmr, l’altro di Populous e Manica, che sarà poi quello scelto dai club.

In due anni tra studi di fattibilità e documenti integrativi si procede a rilento e nel gennaio 2022 vengono presentati due ricorsi al Tar contro la delibera e dichiarazione di pubblico interesse a firma del Gruppo Verde San Siro e del comitato “Sì Meazza”. Da questo momento le due società iniziano a guardarsi intorno e, complice anche il dibattito pubblico che allargherà la questione sulla sostenibilità economica, ambientale e sociale dell’intervento, individuano possibili aree alternative appena fuori i limiti comunali.


L’Inter inizia a manifestare interesse per un’area nel comune di Rozzano, vicino al Forum di Assago, mentre il Milan individua l’area San Francesco a San Donato.


Qui iniziano i primi dubbi: perché costruire su aree così periferiche gli impianti sportivi di due delle società più importanti e gloriose al mondo? Possibile che a Londra ci siano ben cinque impianti oltre i 60mila posti nella città e a Milano non si riesca a costruire una sola struttura di proprietà dei club?

Domande di buon senso che per tutto il 2023 non trovano risposta, ma alle quali si affiancano ulteriori quesiti dopo che a luglio la Soprintendenza pone il vincolo sul secondo anello di San Siro definito come luogo di “interesse culturale”, confermato successivamente dalla Commissione regionale per il patrimonio culturale e dal Tar della Lombardia. È la goccia che fa traboccare il vaso della pazienza dei club, che a inizio 2024 si convincono a lasciare Milano e proseguire le proprie strade: l’Inter ottiene una prelazione per l’acquisizione dei terreni dell’area Cabassi e il Milan acquista a San Donato un’area di 256 mila metri quadrati per un costo di circa 40 milioni di euro.

Una lunga fase di stallo che potrebbe togliere delle responsabilità al sindaco Giuseppe Sala che, a meno di due anni dalle elezioni comunali alle quali non potrà ricandidarsi dopo i due mandati consecutivi, non vuole passare per il sindaco che lo stadio Meazza, la “Scala del calcio” celebre in tutto il mondo, lo vende ai privati da bene pubblico o peggio ancora lo demolisce. D’altra parte non può neanche rimanere col cerino in mano con un impianto che, senza eventi sportivi e affitto dei due club, potrebbe contare solo sui concerti estivi con costi di manutenzione stimati in quasi 10 milioni all’anno (a carico unicamente del Comune).

Ecco che nel marzo 2024 il sindaco è protagonista di un colpo di scena, quando incarica WeBuild di redigere una analisi pro bono da completare entro giugno 2024 per la ristrutturazione di San Siro. Obiettivo: far rimanere i due club nell’attuale impianto. Il presidente del Milan Paolo Scaroni e il ceo corporate dell’Inter Alessandro Antonello aprono inizialmente all’ipotesi, lasciando però dei dubbi per uno stadio fondamentalmente ancora non di loro proprietà. E qui va specificato come lo stadio per le proprietà rappresenti sempre più un asset economico da mettere a bilancio, piuttosto che un investimento legato a una progettazione sportiva e di rigenerazione urbana. Ricordiamo, infatti, che le due proprietà di Inter e Milan hanno a che fare con fondi statunitensi che hanno poca dimestichezza col calcio e che, come sta accadendo analogamente a Roma con la famiglia Friedkin, sperano di poter arrivare a un accordo per gli impianti di proprietà per poterli far valere come asset dei club, magari per una futura rivendita.

Ma in mezzo agli interessi privati delle due proprietà c’è sempre il sindaco che, dopo aver suscitato l’intervento dell’Ordine degli Architetti che rivendica trasparenza sulla procedura (come può il progetto di impianto pubblico essere assegnato dal Comune ad una società privata senza un concorso?), pochi giorni fa si deve arrendere allo stop di Inter e Milan che scoprono dopo tre mesi che il progetto di Webuild in realtà costa il doppio rispetto ai 400 milioni iniziali preventivati.

Investimento che però non frena i due club, durante l’incontro, ad avanzare nuovamente la proposta per un nuovo impianto sempre nell’area di San Siro, come inizialmente proposto nel 2019. Siamo quindi tornati al punto di partenza.

In copertina: Aerial view of San Siro Stadium in Milan ©a_medvedkov, AdobeStock 

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Luigi Rucco
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