20-08-2024 Francesca Fradelloni 5 minuti

Rigenerare Napoli: dettaglio e cura, il metodo Gnosis

Trent’anni di progetti. Cantieri anche a Genova e Reggio Calabria

Quando si interviene nelle zone di margine, l’architettura può fare buon uso dei suoi saperi. Questa è la vera rigenerazione
Francesco Felice Buonfantino

Lo stato di salute dell’architettura è incerto e il mercato aggressivo. L’impatto dell’AI, l’architettura parlata (nemica giurata della vera fattibilità dei progetti), la deriva estetizzante, ci fanno domandare: può l’architettura nelle nostre città essere ancora vita reale? Partendo dal libro “Gnosis, trent’anni di progetti”, dopo la tragedia di Scampia, si può parlare di una Napoli che resiste? Senza scomodare i modelli, visto la fine che ha fatto quello di Milano, ci si può chiedere: esiste un metodo di progettazione che si discosta dalla solita forma e dalla solita idea urbana? Francesco Felice Buonfantino, fondatore dello studio con sede a Napoli, con commesse in tutto il Paese, ci racconta la storia di un approccio che in questi anni ha guidato gli architetti partenopei, anche portando innovazione negli edifici storici. Un’esperienza che ha attraversato la città di Napoli in primis, rielaborando la sua identità, ripensando al suo futuro.Nato da tre amici, oggi conta oltre 50 professionisti con una ventina di consulenti. Il volume illustra trent’anni di progetti e, soprattutto, l’evoluzione del pensiero architettonico e ingegneristico dello studio. Le opere prese in esame colgono la varietà delle tipologie progettuali affrontate e delle soluzioni compositive adottate, oltre alle modalità di confronto con il patrimonio storico costruito, nel quale, quasi sempre, i nuovi interventi si innestano senza conflitto né forzature.

«La nostra ambizione – spiega Francesco Felice Buonfantino – è quella di cercare di fare in questa città un lavoro che da altre parti è più facile, ma proprio per questo riteniamo che il nostro ruolo possa essere in qualche modo importante e stimolante». È difficile per questa città avere grandi slanci, ma davanti c’è una strada ambiziosa e ricca di creatività.


«Le ultime amministrazioni – spiega Buonfantino – mi sembra che abbiano individuato la possibilità di una rinascita che vede tra i protagonisti anche gli architetti, ma soprattutto i cittadini».


A titolo di esempio si ricorda l’iniziativa per il recupero del Real Albergo dei Poveri.

«Oggi l’esigenza è quella di affermare il linguaggio della contemporaneità dove l’architettura riesce a emergere, a contaminare piazze, slarghi, strade». Dare quel segno d’immissione di nuovi linguaggi in una città storicizzata, fortemente caratterizzata, per rappresentare una stagione in cui si possa guardare davvero anche al cambiamento.
Cambia lo sguardo e cambia il mercato. Ma l’attenzione sulle comunità e sul territorio rimane forte. «Negli anni il nostro studio è cresciuto in termini di risorse umane, ma cerchiamo di mantenere la qualità e lo spirito. No, dunque, a logiche di solo budget, rimane la grande attenzione al dettaglio, alla cura, al progetto. Oggi, siamo più selettivi, soprattutto con il privato. Il pubblico ricopre l’80% delle nostre commesse, facciamo molti concorsi e gare. Lavoriamo di più sul costruito e nel restauro museale.


Abbiamo un approccio rigenerativo, riteniamo che il nostro territorio abbia bisogno di cura e di prudenza, una gentilezza che rispetti l’identità e il contesto».


Una trasformazione urbana, quella della città partenopea, che solo da pochi anni ha trovato il coraggio di affermarsi. «Veniamo da 20 anni di immobilismo e non c’erano occhi per la qualità dell’architettura. Oggi il recupero dei territori è una caratteristica essenziale, a parlare i nostri ultimi lavori. Pochi giorni fa abbiamo consegnato il recupero della stazione stazione Eav di Porta Nolana. Costruita negli anni ‘70 è un eccezionale lavoro di recupero. Abbiamo messo l’accento sull’architettura di prossimità facendo attenzione sul contesto, con uno sguardo al dettaglio». Il progetto riguarda la rifunzionalizzazione in virtù dei futuri scenari di trasformazione dei nodi ferroviari napoletani che prevedono la configurazione della stazione come vero nuovo terminale dei flussi trasportistici data la diretta connessione con la Stazione centrale e la nuova prevalente destinazione della Stazione di Porta Nolana come sede operativa e direzionale degli uffici Eav.

«Un vero “restauro del moderno”, a partire dalla consapevolezza del valore dell’opera progettata dagli architetti De Luca e Marsiglia negli anni ‘70 del ‘900 attraverso un insieme sistematico di azioni mirate al recupero delle superfici in cemento a facciavista ed alla liberazione dell’edificio dalle aggiunte e dalle superfetazioni eseguite nel corso degli anni al fine di ripristinare per quanto possibile l’immagine originaria e rendere i nuovi innesti contemporanei chiaramente distinguibili».

Un altro esempio è il Museo dell’emigrazione di Genova. «Il Mei è un viaggio nel tempo, ma anche nell’attualità per spiegare le speranze, il dolore, le emozioni, le aspettative dei tantissimi italiani che hanno lasciato le proprie terre di origine in cerca di una vita migliore altrove. Il concept espositivo di questo nuovo museo parte dall’idea di presentare l’esposizione e gli argomenti trattati in modo attivo, trasformando il percorso di visita in un’esperienza immersiva e interattiva, nella quale sperimentare l’avventura dell’emigrazione attraverso le storie e le situazioni, nella filosofia del “in his shoes”». Gli interventi di rifunzionalizzazione hanno previsto tutti gli adeguamenti per il superamento delle barriere architettoniche, finalizzate all’accessibilità: il progetto di allestimento è stato concepito per offrire all’intero pubblico la possibilità di accedere al museo abbattendo non solo le barriere architettoniche, ma anche quelle sensoriali e valorizzando le buone pratiche rivolte all’inclusione.

«In corso anche il restauro di Palazzo Fondi, un’operazione da 18 milioni di euro promossa all’Agenzia del Demanio. Palazzo Fondi è un interessante dimora nobiliare settecentesca costruita attorno alla corte centrale. Un maestoso portale e uno scalone monumentale attirano l’attenzione dei passanti. L’immobile, per il suo prestigio e la sua rilevanza, è soggetto a tutela del patrimonio architettonico ed ambientale. Il palazzo, infatti, porta la firma di importanti architetti e artisti, fra i quali Luigi Vanvitelli e Paolo De Matteis». Napoli, Genova e Stra, solo per citare alcune città interessate dalle attività dello studio. «Il Museo nazionale di Villa Pisani, a Stra (Ve), è uno dei luoghi più straordinari dell’intero complesso monumentale e fu realizzato dall’architetto Frigimelica nel 1720. Un difficile lavoro di restauro che ha trovato copertura finanziaria mediante i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. L’edificio è chiuso al pubblico a causa del suo stato di conservazione».

A Reggio Calabria, sempre in corso, il recupero di una parte della città, il Foro Boario. Il progetto per la rigenerazione prevede un articolato intervento di trasformazione di un importante brano della città esistente, attraverso il restauro, la riqualificazione ed il riuso di grandi immobili pubblici, il ridisegno di spazi urbani riaperti alla collettività, il collegamento tra le aree dell’Orto botanico e quelle dell’ex Mattatoio con quella di deposito dell’Azienda trasporti per l’area metropolitana.

«Si tratta di un intervento di rigenerazione urbana volta all’incentivazione dell’integrazione delle diverse modalità di trasporto, favorendo sistemi di spostamento intermodali e semplificando le modalità di uso che contribuiscono a migliorare l’attrattività del trasporto pubblico locale», spiega l’architetto. La rigenerazione interessa un’area che, divisa in due lotti funzionali, si estende per 24mila metri quadri, in parte dismessa, fortemente caotica e frammentata. «Una zona ai margini, ma i margini possono rientrare, se l’architettura fa buon uso dei suoi saperi, nell’uso della comunità, possono diventare centrali per la cittadinanza. Questo il nostro vero obiettivo. Questa è la vera rigenerazione», conclude.

In copertina: Napoli ©Kelly, pexels

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesca Fradelloni
Articoli Correlati
  • I drammaturghi dello spazio: l’architettura di Giò Forma

  • Mestre, il giardino scolastico rivive grazie al Covid e all’architettura tattica

  • Architettura e nuove sfide, un sondaggio per analizzare la professione in Europa

  • Tra tecnica e gioco, come si disegna il paesaggio dei golf club