Resilienza e rigenerazione urbana, due visioni per le città del futuro
Tra sostenibilità, innovazione e inclusività, ecco come la resilienza e la rigenerazione urbana stanno plasmando il futuro delle città
Diversi, eppure connessi: come i progetti di rigenerazione e resilienza urbana stanno trasformando le nostre città
Rigenerazione e resilienza urbana sono due concetti chiave per il futuro delle città ma, pur essendo complementari, presentano alcune interessanti sfumature distintive.
L’utilizzo in ambito urbanistico di questi termini, che rinviano a questioni considerate oggi di fondamentale importanza, è tuttavia relativamente recente. Storicamente, in urbanistica si è spesso fatto ricorso a concetti mutuati da altre discipline. Negli anni ’50 e ’60, per esempio, la fisica fu determinante nell’elaborazione di modelli matematici per simulare il comportamento umano in ambito urbano, con l’obiettivo di prevedere spostamenti e traffico nelle città.
Rigenerazione e resilienza, invece, sono mutuati dalle scienze biologiche, e segnano un’evoluzione importante nell’approccio alla progettazione urbana.
In biologia, la resilienza si riferisce alla capacità di un ecosistema di recuperare e auto-ripararsi dopo essere stato danneggiato. Un concetto che si distingue da quello di resistenza, ossia la capacità di opporsi agli eventi dannosi senza subire modifiche significative. Il risultato è che un organismo può essere resistente, ma non resiliente: un esempio emblematico è quello di una foresta, che può resistere agli effetti di un incendio, ma impiegherà molto tempo per rigenerarsi completamente.
Ma come si traducono questi concetti in ambito urbano? Come possono rigenerazione urbana e resilienza coniugarsi nella progettazione delle città?
Cerchiamo di fare chiarezza su questo tema cruciale, esplorando le sfide e le opportunità che i professionisti del settore sono chiamati ad affrontare.
Cosa si intende per resilienza urbana?
I cambiamenti climatici, con l’intensificarsi di eventi naturali estremi, stanno mettendo a dura prova le città, rivelando tutte le carenze della progettazione del passato. Le esigenze urbane sono profondamente cambiate: per affrontare le sfide del futuro, le città devono evolversi, diventando capaci di adattarsi e rispondendo in modo efficace agli effetti del surriscaldamento globale.
Questo è il cuore del concetto di resilienza urbana, che si intreccia in modo indissolubile con quello di sviluppo sostenibile e rigenerazione urbana. Infatti, una città non può dirsi veramente resiliente se non è anche sostenibile.
Un esempio concreto è il progetto RESILIO, avviato nel 2018 ad Amsterdam, che sta già producendo risultati tangibili. Nella capitale olandese i tetti sono stati trasformati in “spugne urbane” grazie al programma “Amsterdam Rainproof”, un’iniziativa che mira a creare una rete capace di aumentare la capacità di assorbimento dell’acqua piovana della città. L’obiettivo è contrastare l’eccessiva impermeabilità del suolo, immagazzinando l’acqua piovana generata da eventi estremi per poi riutilizzarla nei periodi di siccità. Proprio per questo, sono stati realizzati 12.683 metri quadrati di tetti blu-verdi intelligenti, dotati di una tecnologia in grado di trattenere e rilasciare l’acqua in base alle diverse condizioni meteorologiche. La gestione dello stoccaggio e del rilascio avviene tramite sensori e valvole di controllo da remoto, rendendo l’intervento altamente adattivo e reattivo.
Se guardiamo all’Italia, invece, è stato il Comune di Milano a intraprendere un percorso simile. Nel 2017, infatti, ha istituito la Direzione di Progetto Resilienza Urbana (Dpru) per sensibilizzare e preparare la città agli impatti del cambiamento climatico. Inoltre, Milano ha aderito al Resilient Cities Network (Rcn), una rete di città che collaborano per sviluppare soluzioni condivise in tema di resilienza. Un esempio concreto delle iniziative milanesi, però, è rappresentato dal progetto pilota “Camp Turroni”, realizzato la scorsa estate, che ha trasformato il cortile dell’Istituto comprensivo G.B. Perasso in uno spazio pubblico dedicato alla sostenibilità: l’area è stata dotata di arredi mobili ombreggianti, offrendo un rifugio dal caldo intenso.
Gli interventi da mettere in atto per affrontare gli eventi naturali avversi variano, ovviamente, in base al rischio climatico specifico da affrontare. Una priorità comune emerge chiaramente: la necessità di puntare sull’inverdimento delle aree urbane. Creare vegetazione resistente agli impatti climatici e installare sistemi di raccolta e gestione delle acque piovane è essenziale non solo per migliorare il benessere ambientale, ma anche per utilizzare in modo efficiente questa risorsa vitale, riducendo gli sprechi e ottimizzando il ciclo delle acque.
Tuttavia, questi sono solo alcuni esempi di come è possibile intervenire per rendere resiliente una città. Nonostante questo, ci offrono una panoramica utile per comprendere l’importanza di orientarsi verso una green economy che, oltre a favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici, possa contribuire anche alla riduzione delle emissioni di Co2. Non si può parlare di resilienza urbana, quindi, senza tirare in ballo gli ambiziosi, ma realistici, obiettivi di rendere le città più verdi e più smart, pronte ad affrontare le sfide del futuro in modo integrato e tecnologicamente avanzato.
L’impatto sul territorio dei progetti di rigenerazione urbana
In ambito urbanistico, si fa riferimento alla rigenerazione urbana quando si intraprendono interventi mirati alla riconversione di edifici, spazi e luoghi dismessi o inutilizzati. Spesso, questi spazi erano originariamente progettati per ospitare attività o funzioni oggi obsolete, ma che, attraverso un processo di rinnovamento, possono tornare a rivivere in modo funzionale e innovativo.
Agire sul patrimonio edilizio esistente, specie quando si tratta di strutture obsolete o degradate, non significa solo restaurare ma reinventare gli spazi. La rigenerazione urbana rappresenta una delle leve
più potenti per reintegrare queste aree nel contesto cittadino, migliorando la qualità dell’ambiente e della vita nei quartieri. Interventi su strutture dismesse, come vecchie fabbriche o edifici fatiscenti, possono trasformarle in residenze moderne, biblioteche, centri polifunzionali, parchi pubblici o piste ciclabili. Questi “vuoti urbani” offrono opportunità straordinarie per la creazione di città policentriche, dove i servizi e le attività sono distribuiti equamente su tutto il territorio.
Un esempio emblematico di architettura green è la trasformazione dell’ex sede della General Electric a Milano. L’edificio, un tempo abbandonato, è stato riconvertito nella nuova sede di Luxottica grazie al progetto realizzato dallo studio Park Associati. Il restyling ha previsto l’impiego di materiali ecocompatibili e riciclati, mentre l’edificio è stato dotato di tecnologie avanzate per il controllo dell’illuminazione e del sistema di sicurezza. Inoltre, sono stati integrati pannelli fotovoltaici per il fabbisogno energetico e un sistema per il recupero delle acque piovane.
Un altro esempio significativo è il Waterfront di Levante a Genova, un progetto guidato da Renzo Piano che ha completamente trasformato la storica area portuale. Oltre alla creazione di nuovi spazi verdi, aree balneabili, piste ciclabili e parcheggi sotterranei, il recupero ha incluso il Palasport e la costruzione di nuovi edifici a basso impatto ambientale. Il progetto, infine, ha avuto un impatto positivo sul turismo e anche sulla mobilità sostenibile.
Resilienza e rigenerazione urbana: differenze e punti di incontro
La resilienza urbana e la rigenerazione urbana sono due concetti strettamente interconnessi, ma distinti. Sebbene entrambi abbiano come obiettivo la creazione di ambienti urbani più sostenibili e vivibili, si differenziano per tempistiche, ambiti d’azione e scopi.
La rigenerazione urbana, per esempio, è un processo che richiede tempo e i cui risultati sono visibili nel lungo periodo. Al contrario, la resilienza urbana è una caratteristica che si costruisce nel tempo, ma che si manifesta concretamente in risposta a crisi o emergenze ben specifiche, come quelle climatiche.
Inoltre, mentre la rigenerazione urbana si concentra su progetti specifici in diverse aree della città, la resilienza riguarda l’integrità dell’intero contesto urbano. In altre parole, la rigenerazione mira a migliorare e riqualificare ciò che esiste, mentre la resilienza si concentra sulla prevenzione e sulla preparazione alle sfide future.
Tuttavia, questi due concetti si dimostrano sempre intimamente legati. La rigenerazione urbana può sostenere la costruzione di una città resiliente e viceversa, una città resiliente risulta più facile da rigenerare in seguito a una crisi, proprio per la sua capacità di affrontare in modo efficace i cambiamenti.
In conclusione, sia la resilienza che la rigenerazione urbana sono essenziali per rendere le città più vivibili, inclusive e sostenibili, pronte a rispondere ai bisogni delle generazioni presenti e future.
Se vuoi stare al passo con le tendenze che stanno ridisegnando l’aspetto delle nostre città, non perdere i prossimi articoli di Thebrief sul tema della rigenerazione urbana.
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