29-05-2024 Chiara Brivio 5 minuti

Progettare la città pubblica. Il metodo Dap Studio

Pnrr (e Pinqua) come occasioni per ri-orientare l’offerta di servizi

Prima della progettazione, ascolto e organizzazione dei contenuti. Con la leva del Pnrr, una storia di innovazione nei tanti mestieri degli architetti: agendo sul territorio, sulla comunità, con la capacità di trasformare la città per il bene del cittadino. Perché costruire e saper raccontare il progetto «dal punto di vista del significato che può assumere il luogo per chi lo abita, può cambiarne le logiche, anche a livello politico». Elena Sacco e Paolo Danelli sono due professionisti con trent’anni di esperienza. Nel 1992 fondano Dap Studio a Milano, una sede non lontano dal Politecnico. Un inizio che, come altri, parte da progetti privati di carattere residenziale. «Poi, piano piano, è arrivato il pubblico, dalla fine degli anni ’90, fino al 2006-2007» racconta Danelli. Di questo periodo sono gli interventi per il centro civico di Ranica e la pluri-premiata biblioteca Elsa Morante a Lonate Ceppino. Poi gli anni della crisi, con un ritorno al privato – soprattutto fondi e investitori come Reale Immobili e Dea Capital, e con società immobiliari più piccole –, oltre a lavori sul residenziale più diffuso a Milano. Ma l’attività dei due architetti non si ferma alla Lombardia, vari gli interventi in Piemonte (è in corso il recupero della ex sede del Banco di Sicilia a Torino, che diventerà la nuova biblioteca del Consiglio regionale), e la Liguria, con due progetti di social housing già ultimati a Genova e La Spezia, oltre alla biblioteca di Mezzolombardo in Trentino.

Ma è nel periodo post-Covid che si consolida il rapporto con le pubbliche amministrazioni, con un lavoro di affiancamento e “ascolto” dei Comuni e degli enti, che porta Dap Studio a elaborare dossier strategici per la riqualificazione dei centri urbani, mettendo la città pubblica con le sue relazioni al centro. Incarichi che oggi rappresentano l’80% dei volumi dello studio. E di questo filone fanno parte i lavori per i comuni di Busto Arsizio, Pero e, più recentemente, Parabiago (sempre provincia di Milano), con l’ex calzaturificio Rede e la scuola primaria Travaini. «Ci piace pensare alle funzioni, a quell’aspetto che viene prima della progettazione e che lo informa, anche dal punto di vista culturale», commenta Sacco. Amministrazioni di città medie, che avevano tempi molto stringenti per accedere ai fondi, e con le quali Dap Studio lavora a quattro mani, entrando anche negli aspetti programmatici degli interventi. È il caso del Progetto strategico per la Città pubblica di Pero, preparato in previsione della revisione del Pgt, e grazie al quale l’Amministrazione ha avuto accesso ai fondi del Pnrr per realizzare alcuni degli interventi inclusi, tra i quali il Polo culturale per piazza Marconi, il cui design è sempre opera di Dap Studio (il definitivo è stato invece affidato a Studio Settanta7 con un altro incarico). Un intervento di rigenerazione urbana da 5,5 milioni, oltre a un contributo del ministero dell’Interno di poco meno di 600mila euro per la progettazione.

Un contesto, quello del Comune alle porte di Milano, a ridosso del grande sviluppo di Mind, ma che non è toccato agli interventi previsti dal colosso australiano di Lendlease, concessionario dell’area. Chiuso da una griglia di vie di comunicazione e collegamento, Pero sorge su un territorio frammentato su più fronti. «Il limite determinato dalle infrastrutture invalicabili (autostrade, il fiume Olona, la ferrovia) è un “confine” che disegna in modo preciso il perimetro della città – racconta Danelli a proposito dell’idea progettuale –. Abbiamo considerato i punti in cui c’è l’attraversamento come delle “soglie”, lavorando su questo tema». Un immaginario di città pubblica che già contiene in sé elementi progettuali, attraverso la creazione di presidi e connessioni che ridiano un’identità, ma anche per fare in modo che Pero si apra e diventi un polo attrattore per il nuovissimo quartiere di Cascina Merlata, che dista solo 400 metri dal centro della città, al momento ancora privo di infrastrutture e servizi per la cittadinanza. Il tutto non senza il coinvolgimento di abitanti e stakeholder.


Ed è questo il “metodo” Dap Studio. «In qualsiasi lavoro che facciamo andiamo a cercare le criticità attraverso un’attenta analisi. Ci interessano i problemi e le potenzialità che questi possono generare» dice Danelli.


Che siano committenti pubblici o privati, per la filosofia progettuale di Dap una delle fasi più importanti è quella dell’ascolto. «Un buon progetto è il risultato di un progettista e di committente che collaborano e condividono il lavoro».

Un metodo che ha caratterizzato anche la stesura del dossier per Busto Arsizio, nell’ambito del percorso #ViviBusto2030, che l’Amministrazione ha presentato al ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel contesto del programma Pinqua per la qualità dell’abitare. Oltre 18mila mq di superficie, distribuiti in cinque interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana nel centro storico della città, per il quale Dap Studio ha proposto un’ipotesi multifunzionale che include mobilità, housing sociale e cultura. «In questo caso il Comune ha ottenuto 15 milioni di euro, da dividersi su cinque lotti. In un secondo step, sono stati affidati degli approfondimenti ad altrettanti studi» spiega Sacco. A Dap assegnano l’ex calzaturificio Borri, un’area simbolo della città. Un intervento di recupero di un complesso archeologico industriale di fine Ottocento – dove sono previsti un nuovo polo della musica e uno per le arti – per cui è stato necessario interfacciarsi con la Soprintendenza, senza che ci fossero stop o pareri negativi. Gli scambi proficui con le diverse Soprintendenze sembrano essere un altro leit motiv dell’attività dello studio. «La questione sta nel come si presenta il progetto, nelle ragioni delle scelte. Non è più sufficiente andare con un render – dicono gli architetti – serve far vedere anche tutto il percorso, l’analisi che ha portato a quell’idea progettuale, che in parte comunque viene sempre condivisa».

Ultimo in tema di interventi pubblici, ma solo in termini temporali, è l’intervento di recupero dell’ex calzaturificio Rede, storico marchio di calze di Parabiago, nel quadrante a nord-ovest di Milano. Un’area produttivo-industriale di 14mila mq che sarà riconvertita in un grande polo civico multifunzionale grazie a finanziamenti del Pnrr anche in questo caso tramite il Pinqua, per il quale sarà mantenuto l’attuale rivestimento in klinker. E di questo progetto Dap Studio seguirà anche le successive fasi dell’esecutivo e della direzione lavori. «L’elemento ponte esistente diventerà una sorta di strada coperta per attività temporanee, modulabili in base alle esigenze – raccontano –. Nell’ambito del primo lotto finanziato saranno realizzate una biblioteca, delle sale studio e spazi per ragazzi, dei piccoli giardini e la casa di comunità dell’Azienda sanitaria locale. Poi ci sarà il museo del Rede». Un grande polo attrattivo pensato per i cittadini, che potranno così «ritrovare uno scenario urbano dentro l’edificio», passando dal medico alla biblioteca. Un tema che riguarda anche i flussi, un’altra questione che sta molto a cuore ai due architetti. «Lavoriamo sul contesto, per creare relazioni perché il legarsi alla città non deve essere solo un atto formale».

In copertina: Biblioteca Mezzolombardo ©DAP Studio

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Chiara Brivio
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