Ponti: due racconti che parlano di link internazionali e di storie di uomini
Su La Lettura zoom sull’infrastruttura pronta senza inaugurazione nella Guyana francese e sui 50 anni del viadotto da Verrazzano
"Scelsi di raccontare le persone senza nome che stavano costruendo il ponte, i drammi delle famiglie che furono sfrattate per costruirlo, i geni di carpentieri, mastri ferrai, addetti alle gru. Rischiavano la vita ogni giorno. Tre di loro morirono. Ma erano orgogliosi di quello che facevano. Nessuno prima di allora aveva mai scritto un libro su quelli che materialmente costruiscono una grande opera, destinata a sfidare il tempo"
Si parla di ponti in due pagine pubblicate su La Lettura del Corriere della Sera domenica 13 luglio. Paolo Valentino, inviato da New York, racconta la costruzione del viadotto da Verrazzano che da 50 anni nella Grande Mela unisce Staten Island e Brooklyn, e lo fa attraverso un'intervista a Gay Talese che ne ha seguito la costruzione e ha pubblicato all'epoca numerosi articoli pubblicati sul "Times" e poi raccolti nel libro "The Bridge". Valentino riporta le parole di Talese che racconta come negli anni '60 aveva deciso di documentare la costruzione di un'opera: "scelsi di raccontare le persone senza nome che stavano costruendo il ponte, i drammi delle famiglie che furono sfrattate per costruirlo, i geni di carpentieri, mastri ferrai, addetti alle gru. Rischiavano la vita ogni giorno ma erano orgogliosi di quello che facevano" riporta il giornalista.
Nessuno prima di allora aveva mai scritto un libro su quelli che materialmente costruiscono una grande opera, destinata a sfidare il tempo. "Fare un vestito – dice Talese al giornalista del Corriere della Sera – è come costruire. Asole, orli e punti invece di cavi. Sono lavori di precisione. Quello che vale per un abito vale per un grattacielo, un ponte, una musica. Sono opere d'arte fatte per durare".
Quella del ponte di New York è "l'impresa epica di operai, indiani e amanati" come si legge nel titolo. Meno avventurosa e ancora senza un epilogo la storia di un altro ponte, costruito in America Latina che aspetta un'inaugurazione che continua ad essere rimandata. Siamo nell'America del Sud dove c'è un ponte che connette la Guyana francese con lo stato brasiliano di Amapa: una connessione tra Europa e Mercosur sulle acque del fiume Oyapock pronta da tre anni e costruita per spezzare l'isolamento delle due regioni e come simbolo di unione tra i due paesi. Un'infrastruttura lunga 378 metri voluta da Jacques Chirac.
La storia del ponte franco-brasiliano è stata raccontata da Stefano Montefiori, corrispondente da Parigi per La Lettura "La paura – scrive il giornalista – è che il ponte pensato per unire finisca per dividere: i doganieri che adesso lasciano in pace le centinaia di piroghe nel fiume saranno tenuti a chiedere documenti agli automobilisti e a chi arriva a piedi o in bicicletta, e ci sarà bisogno di un visto. Tentativo di frenare l'immigrazione – precisa Montefiori – ma anche bizzarria burocratica visto che per entrare a Parigi ai brasiliani non è richiesta nessuna formalità oltre al passaporto valido".
Non è un'incompiuta come le tante che si contano in Italia (proprio oggi sul Sole 24 Ore un articolo di Mauro Salerno ricorda il numero censito dal Ministero delle Infrastrutture: 671 opere di cui più della metà al Sud) ma sicuramente un simbolo di spreco. L'opera sul fiume Oyapock è costata 50 milioni di euro (finanziata al 50% da Francia e al 50% dal Brasile) ma non serve a nessuno.
Il ponte come protagonista di storie. La Lettura ricorda in un'infografia anche alcune serie televisive che hanno a che fare con i ponti: The Bridge è una serie americana dove una coppia di detective indaga su un caso poliziesco tra Stati Uniti e Messico; Bron è un'altra serie scandinava dove il centro del crimine è il Ponte di Oresund che collega Svezia e Danimarca. E poi c'è anche Tunnel nel Regno Unito.
Tra film e racconti, l'avventura di Gay Talese raccontata attraverso le storie di chi ha partecipato alla costruzione è la più affascinante. "L'ultimo articolo di Talese – scrive Valentino – pubblicato sul Times riguarda la cerimonia di apertura il 21 novembre 1964, quando un corteo di 18 auto, "lento come un funerale" attraversò per la prima volta il ponte. C'erano l'architetto, il governatore, il costruttore, il sindaco. Ma loro, gli operai, guardavano da lontano, molti erano già partiti in cerca di nuovi ponti".
Approfondimenti. Gay Talese Reminisces About Construction (via NYTimes.com. Vedi anche i link agli articoli originali di Gay Talese degli anni '60)
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