Piccoli Comuni, finanziati poco più del 5% dei progetti candidati
Sbloccate le risorse ferme da sette anni per 172 milioni di investimenti
Presidiare il territorio fragile italiano, quello delle aree interne e dei borghi. Sbloccate le risorse ferme da sette anni, ma solo per 144 progetti immediatamente finanziabili con 172 milioni di euro nell’ambito del bando pubblico per il finanziamento dei progetti per il piano nazionale per la riqualificazione dei piccoli Comuni. Una boccata di ossigeno per i piccoli centri, presidi fondamentali, che rappresentano la stragrande superficie territoriale delle regioni italiane, per lo più boschive e a rischio dissesto idrogeologico. Ma solo per il 5% di chi ci aveva sperato.
I motivi dell’esclusione rimangono da chiarire ed è l’Uncem con il suo presidente Marco Bussone a lasciare un commento sul tema:
«144 progetti ok, con 172 milioni di euro, su oltre 2.638 progetti candidati. Speriamo presto di capire i motivi delle esclusioni di quasi 1.500 progetti. Ammissibili sono infatti solo 1.179 progetti in graduatoria.
I Comuni, dunque, non sono più capaci a progettare? Tutto da buttare? Ce lo chiediamo e aspettiamo risposte. Perché la non ammissione di Unioni di Comuni e Unioni montane, o anche Comunità montane, tradisce completamente lo spirito della legge 158/2017 da cui nasce il bando. L’articolo 13 parla di programmazione economica e progettualità solo insieme».
Le istanze valutate dalla commissione di valutazione sono state 2.638 per 3.359 Comuni (2.261 singoli, 305 in convenzioni e 72 unioni). I progetti meritevoli di finanziamento risultano 1.179, poco meno del 45% delle domande totali per un fabbisogno complessivo di circa 842 milioni di euro.
Soldi che serviranno alla messa in sicurezza e riqualificazione di infrastrutture, manutenzione del territorio, alla salvaguardia e riqualificazione urbana dei centri storici, di luoghi ed edifici pubblici destinati alla cultura ed alla memoria delle tradizioni locali, nonché alla ristrutturazione dei percorsi viari di particolare valore storico e culturale destinati ad accogliere flussi turistici che utilizzino modalità di trasporto a basso impatto ambientale.
Il maggior numero di progetti finanziabili riguarda la Campania (21), seguita dal Piemonte (19 progetti per 41 Comuni), Calabria (15 progetti per 31 Comuni) e Lombardia (14 progetti per 20 Comuni).
Dal borgo medioevale di Giglio Castello, all’Isola del Giglio, con la riqualificazione della piazza Gloriosa fino, i centri dell’Alto jonio cosentino, l’entroterra reggino e catanzarese fino a Bellano, nel lago di Como, dove per la prima volta in più di 200 anni (grazie ai fondi) verrà aperta ai visitatori la torre ottocentesca del parco Lorla che diventerà un parco urbano.
Tra i 144 progetti immediatamente finanziabili ci sono tre paesi lucani: San Chirico Nuovo (il cui progetto si è classificato al terzo posto in Italia) che ottiene 681.191 euro, Cersosimo (posizionatosi al 91esimo posto) per un importo pari a 700mila euro, e San Severino Lucano (102) a cui vanno 1,3 milioni di euro. Tanti comuni della Basilicata sono stati ammessi a finanziamento ma riceveranno nel tempo le risorse, in base ai fondi disponibili; tra loro San Martino d’Agri (274esimo posto) a cui sono state riconosciute risorse per 561.482 euro, Moliterno (294), Grottole (335), Fardella (350), Sasso di Castalda (576), Paterno (888), Rapone (1.058) e Savoia di Lucania (1.098) che hanno visto ammessi i rispettivi progetti al finanziamento di 700mila euro, Ripacandida (494) per un importo pari a 2,8 milioni di euro, Castelgrande (1.122) per 572mila euro e Forenza (1.132) per 560mila euro.
«La Basilicata dei piccoli comuni – ha dichiarato l’assessore regionale alla Salute e al Pnrr, Cosimo Latronico – esprime un protagonismo che viene premiato dal bando nazionale. Il terzo posto di San Chirico Nuovo a livello nazionale, unito a Cersosimo e San Severino Lucano che accedono da subito ai finanziamenti, testimonia una grande dinamicità del territorio. I nostri paesi rappresentano il cuore pulsante della regione, custodi di tradizioni, cultura e paesaggi unici, ma devono fare i conti con sfide difficili legate soprattutto alla mancanza di risorse e a infrastrutture adeguate. In questo contesto s’inserisce l’opportunità offerta dal bando che concede loro un’occasione di rilancio, traducendo in opere pubbliche la capacità progettuale e l’intuizione di comunità che non si arrendono di fronte allo spopolamento e alle difficoltà economiche».
Salta agli occhi, però, una tipicità tutta italiana. E lo si capisce leggendo le motivazioni dei Comuni esclusi. La burocrazia fa sempre da padrona, infatti molti progetti sono stati respinti per mancanza di documenti, difformità formali del bando che sarebbero state sanabili con soccorsi istruttori semplici. Un bando infarcito, a detta di tanti, da difficoltà strutturali, ci sono voluti sei anni per averlo e perché agire per rigenerare e creare comunità, affrontare crisi demografica e climatica sono un’emergenza vera. L’auspicio per il futuro è superare i divari per una nuova visione dei territori rurali e montani, il 70% dell’Italia.
«Non solo non ci saranno mai risorse per tutti i progetti candidati, e questa non è una novità, ma si finisce per non rispondere alle esigenze di un territorio. Non vincono i territori. Per avere servizi, investimenti, infrastrutture. Non si può dire, pubblicata la graduatoria “è andata così, chi non è finanziato amen”. Perché in un progetto ci sono speranze della comunità, fiducia di trasformazione, rigenerazione sociale. E non sempre sono facili da cogliere da una commissione che molto spesso non sa dove sia il Comune. Con il bando piccoli Comuni, con le risorse della legge 158/2017, è andata così. È andata così pure con il click day dei mille campanili, assurdo e demenziale. È andato così con il bando di Franceschini dei borghi, linea b. Ancor peggio con la selezione della linea a. E Uncem, oggi come ieri, è stata l’unica a dirlo con forza» ha commentato Roberto Colombero, Presidente Uncem Piemonte.
In copertina: Bellano, Vista sul Lago di Como ©Wikimedia commons
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