Patrimonio a Roma: un’agenzia permanente, 500 spazi sociali e una campagna di co-progettazione
Al via la prima edizione degli Stati generali Pubblicittà promossa dall’assessore Zevi
Vivere, abitare, valorizzare e curare. Questi i quattro temi al centro della prima edizione degli “Stati generali del patrimonio di Roma – Pubblicittà” che si è svolto nella cornice della Centrale Montemartini e che ha visto la presenza, tra gli altri, del sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, a conferma di come la rigenerazione urbana, la città dei 15 minuti e la valorizzazione del tessuto urbano siano ormai centrali nella gestione del territorio.
Ad aprire i lavori l’assessore al patrimonio ed alle politiche abitative dell’Urbe Tobia Zevi che ha sottolineato il bisogno di lavorare ad un nuovo “contratto degli spazi” dove tutti possono trovare posto rilanciando l’intervento pubblico. «È importante – ha spiegato – avere una visione della città del futuro. Lavorare su quella di prossimità significa fare rinascere la vita di quartiere e con questa la socialità tra gli abitanti. È necessario realizzare una città più giusta capace di ridurre le disuguaglianze e gli squilibri sociali». Al dibattito hanno contribuito amministratori pubblici, esperti, manager ed attivisti, in dialogo sul futuro e sulle sfide relative al patrimonio pubblico di Roma che in questo periodo è oggetto del “Censimento del patrimonio” da parte della fondazione Ifel–Anci.
Per raggiungere questi obiettivi la giunta ha ribadito di voler rilanciare il territorio con progetti significativi di valenza internazionale – a margine dell’evento ha anticipato di voler coinvolgere aziende come Apple e Facebook nel processo di rigenerazione del patrimonio – ma anche aprendo una nuova agenzia per le politiche abitative e l’osservatorio sulle condizioni abitative, il tutto senza dimenticare l’aiuto che può arrivare grazie al Pinqua.
«Il patrimonio pubblico – ha aggiunto Zevi – ha un impatto enorme sulla città, al punto che una sua azione basterebbe da sola a cambiare l’aspetto di interi quartieri. É questo lo spirito con cui abbiamo aperto un confronto su come questo possa essere un acceleratore di processi virtuosi. Siamo convinti che le nostre politiche debbano avere un ruolo di primo piano nel ridisegnare uno spazio inclusivo, una geografia che riduce la distanza tra centro e periferie, in cui la diversità sia una ricchezza e non una barriera», annunciando anche la volontà di restituire alla città 500 spazi sociali per iniziative meritevoli da realizzare, oltre al riconoscimento di quei luoghi che sono già animati da realtà virtuose.
Il Comune di Roma ha avviato il censimento del patrimonio pubblico per poter poi avviare i progetti di rigenerazione e di rilancio del tessuto urbano. Tra gli obiettivi quello di fermare lo spospolamento del centro storico.
Il tema degli spazi per la comunità è stato ripreso ed amplificato anche dal primo cittadino Roberto Gualtieri sottolineando come le dimensioni del patrimonio pubblico romano siano imponenti e che proprio per questo «volgiamo farne una leva per la trasformazione della città, lungo le linee di una nostra visione nella quale Roma funziona ed ha servizi normali, con una crescita innovativa capace di creare occupazione attirare giovani ed essere protagonista della transizione energetica che sa essere inclusiva e ripensa alla sua conformazione urbanistica».
Al primo posto in questa opera di cambiamento c’è sicuramente il tema della rigenerazione e quello della socialità perché, spiega ancora il sindaco, «si avverte sempre di più l’esigenza di avere spazi comuni, condivisi, ma per farlo abbiamo bisogno di una co-programmazione e di una coprogettazione che coinvolga tutti gli attori, senza scelte calate dall’alto proprio per rendere la città il più inclusiva possibile» facendo riferimento soprattutto ai problemi legati al social housing e ad quello degli studentati.
Il problema degli alloggi e dell’edilizia sociale è stato al centro dell’intervento del presidente della commissione Patrimonio e politiche abitative Yuri Trombetti. A Roma, ha ricordato, «ci sono gli affitti più alti d’Italia. Bisogna aiutare le persone che devono lasciare la loro casa perché sottoposti a sfratto ma non riescono ad ottenere una casa popolare. Dobbiamo ricucire il tessuto urbano; il centro storico si sta spopolando e questo genera nuovi problemi sulle altre zone della Capitale, in primis le periferie» auspicando una collaborazione tra costruttori, cooperative, regione Lazio, l’Ater, comune di Roma, università e sindacati per superare le sfide che attendono la città.
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