Pandemia, il boom delle nuove ville urbane multifamily
Secondo il Centro studi di Abitare Co. Roma è la città più cara, mentre a Milano si registra la maggiore crescita della domanda
Il Covid ha cambiato le abitudini, eppure le necessità sono diverse. I metri quadri che erano utili per alcune attività, oggi non servono più. La pandemia ha determinato una piccola rivoluzione: è aumentata la richiesta di case con maggiore metratura e dotate di spazi esterni e si è spostata la localizzazione della ricerca.
Infatti, il 2020 ha fatto tornare di moda la villa in periferia e nei comuni della provincia. La novità sono le nuove ville urbane inserite in contesti residenziali multifamily, con verde privato e servizi comuni a tutti i condomini. La stanchezza per gli spazi chiusi e la vita forzata negli appartamenti tradizionali durante il lockdown ha fatto crescere la domanda per questa tipologia di immobili nelle 8 città metropolitane prese in esame dalla nuova analisi del Centro Studi di Abitare Co. Questi immobili registrano un più 5,5% a fronte di un’offerta del più 7,4% e un costo medio di 5.700 euro al mq. Roma (in media 8.340 euro al metro quadro) è la città più cara, mentre a Milano si registra la maggiore crescita della domanda (+ 11,2%).
Stanchi di case troppo piccole, sovraffollate e senza balconi, secondo la nuova ricerca, adesso gli italiani che vivono nelle grandi città sognano ville, villette e case unifamiliari. In un momento in cui il mercato immobiliare nei primi nove mesi del 2020 registrava nelle otto principali città metropolitane una contrazione totale del meno 10,6% (Napoli la peggiore con un calo del 12,9%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, la domanda sul nuovo per questa tipologia di immobili è cresciuta a scapito degli appartamenti tradizionali.
Un nuovo trend che oggi vale oltre il 15% del totale di mercato e che a nel capoluogo lombardo sta prendendo sempre più piede con esempi quali le nuove ville urbane di via Comelico in zona Città Studi, in zona Washington, in Porta Nuova, nel quartiere Adriano a nord della città e nell’area di Cascina Merlata. Secondo le stime di Abitare Co., la domanda di ville urbane nelle singole città metropolitane è aumentata ovunque nell’ultimo anno, ma è soprattutto a Milano ad essere in testa tra le più dinamiche, con il + 9,7%. A seguire Torino, che registra un incremento della domanda del +7,2%, Palermo (+ 6,4 %), Roma (+ 6,2%), Bologna (+ 4,8 %), Napoli (+ 4,6%), Firenze (+ 3,7 %) e Genova (+ 2,1 %).
Ma quanto costa oggi acquistare una villa singola in queste città? Il prezzo medio di vendita è di 5.700 euro al metro quadro (invariato rispetto allo scorso anno): le città più care sono Roma ma anche Milano con 7.750 euro (+0,5 %) e Firenze con 7.610 euro. Seguono Napoli con 5.260 euro e un decremento dell’1,6 %, Torino 4.760 euro (- 0,1 %), Bologna con 4.480 euro (+ 0,6 %), Genova con 3.940 euro (- 0,4 %) e Palermo con 3.430 euro (+ 0,8 %).
Parliamo, ovviamente, di valori medi, ma in ogni capoluogo i prezzi possono variare molto in base ai quartieri. Si va da un minimo nelle periferie di Palermo, con 1.800 euro al metro quadro a valori top nelle zone di pregio, che raggiungono picchi massimi a Roma (14.200 euro al metro quadro) e Milano (13.000 euro). «Le ville in Italia sono circa 42.000 e si spazia dalle località come Capri o Portofino fino alle villette a schiera delle province del nord Italia. Sono quindi diversi i segmenti di mercato coinvolti, dal pregio altissimo all’immobile più o meno per tutte le tasche. La voglia di spazi esterni, di verde e di privacy che la pandemia ha fatto emergere fra le famiglie italiane, ha dato nuova linfa alla domanda per questa tipologia di case – ha dichiarato Alessandro Ghisolfi, responsabile del Centro studi Abitare Co. –. Sfruttare spazi urbani per realizzare delle ville in città è una tendenza che sta tornando alla ribalta, soprattutto in questo preciso momento storico».
Tutti dati che proseguono sulla stessa linea dell’indagine “Edilizia e abitare con il Covid 19”, realizzata dall’Istituto Makno presentato con Feneauil Lombardia a novembre. «Uno dei primi dati emersi – aveva spiegato Mario Abis, docente dello Iulm – è l'aumento della voglia, dopo la quarantena, di cambiare casa. Una voglia che coinvolge oggi ben oltre la metà del campione (+ 57%, contro 44 % in autunno) e che per la maggioranza è nata proprio dall'emergenza che ha reso l'abitazione inadeguata ai nuovi usi (lavoro, scuola, tempo libero, socializzazione…) e alla convivenza forzata di tutta la famiglia». Servono spazi più ampi e più razionali. Serve una casa disegnata in base ai nuovi bisogni, senza spreco di superfici, commistione esasperata di usi diversi o eccessiva condivisione. Gli italiani sono dunque in cerca di una casa più grande, ma soprattutto con un buon rapporto prezzo/qualità e basse spese di gestione.
In copertina: immagine per concessione di Abitare Co
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