16-12-2021 Francesca Fradelloni 3 minuti

Ospedali romani: scrigni di opere d’arte, un accordo per valorizzarli

Patto tra Mic e Regione per rendere fruibili affreschi e monumenti conservati all’interno dei nosocomi del Lazio

La sfida sarà coniugare la destinazione ospedaliera con la tutela e la valorizzazione di questo patrimonio.
Dario Franceschini

C’è l’ospedale Santo Spirito in Sassia che tra le numerose opere d’arte e decorazioni nel tiburio centrale della corsia Sistina ha un altare attribuito ad Andrea Palladio. Al San Giovanni Addolorata, invece, si conservano ancora un peristilio e un ninfeo, un impianto termale e spazi a destinazione produttiva della domus e degli horti di Domizia Lucilla, madre dell’imperatore Marco Aurelio. Senza dimenticare l'ospedale di Santa Maria e San Gallicano che all’autorevolezza architettonica unisce numerose innovazioni nel campo dell'ingegneria sanitaria. Solo per citare alcuni esempi romani.

La valorizzazione e fruizione dei beni culturali degli ospedali di rilevante interesse storico, artistico e monumentale presenti sul territorio della regione Lazio è l’obiettivo dell’accordo che il ministro della Cultura, Dario Franceschini, e il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, hanno sottoscritto all’inizio del mese di dicembre.

«Con questo patto (di cui fa parte anche il presidio sanitario Nuovo Regina Margherita, ndr) – dichiara il ministro della Cultura Francheschini – stiamo indicando una strada. Da molto tempo nel nostro Paese si parla di rigenerazione urbana, consumo di suolo, riqualificazione dell’edilizia sia delle periferie che dei centri storici. Discorsi ai quali a volte non sono seguite azioni coerenti e concrete per le indispensabili iniziative conseguenti. In questo caso facciamo una scelta che parte dagli ospedali storici importanti. In alcuni casi parliamo di recupero di siti che erano luoghi ospedalieri individuandone una destinazione nuova, in altri casi, come per il San Giovanni, di recupero del patrimonio storico, artistico e architettonico che condividerà la destinazione ospedaliera degli immobili. La sfida sarà coniugare la destinazione ospedaliera con la tutela e la valorizzazione di questo patrimonio. Il protocollo indicherà a molte regioni e a molti comuni che stanno affrontando analoghe sfide, il percorso da intraprendere». 

Fra le meraviglie romane e laziali ci sono veri e propri gioielli monumentali che nel frattempo continuano a svolgere la loro funzione di tutela della salute. Tra gli obiettivi dell’accordo quello di migliorare la conservazione degli ospedali e delle aree connesse, anche attraverso interventi di studio, prevenzione, manutenzione, restauro e recupero. Prevista anche la possibilità di sperimentare nuovi modelli di fruizione del patrimonio artistico e monumentale con una collaborazione tra pubblico e privato. Saranno promossi anche eventi culturali originali e innovativi, integrati con le azioni di valorizzazione del patrimonio culturale, al fine di esaltarne le peculiarità, migliorarne la conoscenza, facilitarne l’accessibilità.


Tra i lavori che verranno eseguiti nelle strutture anche il miglioramento dei percorsi di visita, la realizzazione e l’adeguamento di locali per l’esposizione museale e per l’offerta di servizi aggiuntivi. Prevista anche l’implementazione di servizi telematici.


Nell’accordo trova spazio anche la scuola con azioni finalizzate alla formazione e alla diffusione della conoscenza del patrimonio culturale. Nonché la promozione di programmi formativi e di aggiornamento professionale rivolti agli operatori del settore dei beni culturali. 

«L’Italia ha questa peculiarità, la presenza di molti ospedali storici. Penso a Firenze, Venezia, Viterbo. Molti hanno cambiato la destinazione d’uso, ma la maggior parte mantiene ancora la funzione sanitaria», racconta Daniela Porro, la Soprintendente speciale. «Di molti salta agli occhi l’origine antica, tanti i restauri, un patrimonio che merita di essere conservato e valorizzato. A San Giovanni per esempio, confidiamo presto di ricomporre gli affreschi restaurati e farli conoscere ai cittadini. Ecco questo è l’obiettivo: il patrimonio diffuso di questo magnifico nostro Paese deve essere partecipato e goduto da tutti e tutte. Il nostro patrimonio ha bisogno di essere curato e di essere conosciuto. In una ottica che considera la cultura come risorsa fondamentale per il benessere delle persone e della città, perché sappiamo quanto questa influenzi la qualità della vita, fondamentale all’interno dell’ospedale stesso», conclude la Porro.

In copertina: l'ospedale Santo Spirito in Sassia. Ph. ©Sergio D’Afflitto

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Francesca Fradelloni
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