24-05-2024 Luigi Rucco 4 minuti

Off-site e retrofitting. Le proposte di Boeri per una rigenerazione equa

Da Utrecht a Prato, gli esempi dello studio milanese per una transizione ecologica attenta alle persone

Non più una questione prettamente progettuale. Prima di tutto è sociale e politica. Oggi qualsiasi investimento nel settore immobiliare si deve misurare non solo con l’impatto sull’ambiente, ma soprattutto con la grande questione legata alle comunità, ovvero su come la politica sulle città incida per ridurre la disuguaglianza tra le persone.

A margine del secondo Osservatorio sull’abitare – Le città vincenti: mercato e quartieri per la domanda residenziale delle famiglie, realizzato e presentato a Milano da Scenari Immobiliari e Abitare Co., l’architetto Stefano Boeri traccia la sua linea per l’equità, tema al centro dell’Esposizione Internazionale che sarà inaugurata nel maggio del 2025 in Triennale Milano, dal titolo “Inequalities. How to mend the fractures of humanity“.

«La possibilità che l’urbanistica, l’architettura, il settore immobiliare e le politiche pubbliche intervengano in modo incisivo sulla questione delle disuguaglianze è la condizione necessaria per poter attivare una transizione ecologica equa – ha dichiarato Boeri. Non solo, c’è un tema fondamentale e dobbiamo prenderne coscienza: disuguaglianze e cambiamento climatico sono strutturalmente intrecciati. Proprio per questo i Paesi che oggi sono più colpiti dal surriscaldamento globale del pianeta sono quelli che meno hanno responsabilità nella produzione di gas serra che producono l’attuale crisi ambientale».

Sull’andamento dei prezzi uno dei fattori che ha inciso di più in questi anni è l’aumento del costo delle materie prime. Questo ha avuto un peso sostanziale sul mercato, andando ad incidere sul prezzo delle nuove abitazioni e sul costo degli interventi di ammodernamento del patrimonio esistente. Secondo l’architetto, un aiuto in questo senso può arrivare dalle modalità di costruzione, preferendo l’industrializzazione che può avere risvolti positivi a livello economico e ambientale.


«Credo che dovremmo fare lo sforzo in Italia di rilanciare il settore della prefabbricazione – ha commentato Boeri – che dà la possibilità di abbattere i costi di costruzione e manutenzione, permettendo anche di generare meno inquinamento in cantiere».


Ne è un esempio il Trudo Vertical Forest, il Bosco Verticale inaugurato nel 2021 ad Eindhoven, in Olanda, proprio a firma Stefano Boeri Architetti, un social housing con case in affitto per studenti. In questo caso protagonista è proprio l’offsite e più in generale l’ottimizzazione delle risorse legate al progetto e alla realizzazione dell’edificio. In particolare, la struttura principale è costituita da moduli prefabbricati in calcestruzzo ed elementi lavorati in situ, permettendo di accelerare il processo costruttivo riducendo costi e gas serra in cantiere.

 Esempio analogo a Utrecht con il progetto Wonderwoods, che punta a realizzare nel nuovo Healthy Urban Quarter, un’esperienza innovativa di coabitazione tra città e natura vivente. Un edificio mexed-use di 16mila metri quadri, costruito in 18 mesi grazie a un sistema tecnologico sviluppato da un rodato sistema francese e aggiornato rispetto ai nuovi standard di sostenibilità.

Una seconda questione riguarda direttamente l’edilizia popolare, «un patrimonio affetto spesso da degrado e illegalità – prosegue Boeri. A volte la soluzione opportuna sarebbe la demolizione e ricostruzioni, ma sappiamo le difficoltà di optare per la sostituzione edilizia in Italia, anche perché si devono quasi sempre ripagare gli oneri di urbanizzazione. Nel caso dell’edilizia pubblica si dovrebbe pensare a interventi correttivi per intervenire con un adeguamento energetico e funzionale».

Ancora, Prato Urban Jungle è un intervento, suddiviso su 3 aree pilota, realizzato dal Comune di Prato con fondi europei di Uia Urban Innovative Actions e vede la partecipazione dello studio Stefano Boeri Architetti alla riqualificazione della sede di Consiag-Estra e alla rigenerazione delle residenze di edilizia pubblica pratese di via Turchia. Il progetto mette in atto diverse scale di interventi di forestazione urbana per migliorare radicalmente la qualità sociale ed ambientale del contesto urbano, tramite l’aumento delle superfici permeabili verdi, il miglioramento dell’efficienza energetica degli edifici e la creazione di nuovi spazi di socialità. Da evidenziare anche la trasformazione del piano terra e del parcheggio esistente in un giardino di socialità, un luogo fruibile dagli abitanti delle residenze popolari.

Intervento analogo a Monza grazie ai fondi del Pnrr, dove il progetto per la riqualificazione delle case popolari Aler della Uog Monza Brianza si propone di migliorare la qualità abitativa dei residenti grazie alla rigenerazione architettonica ed energetica di due edifici in via Baradello, nel cuore della zona produttiva della città lombarda.


Ennesima dimostrazione di come urbanistica e architettura possano cooperare affinché autosufficienza energetica e inclusione sociale diventino i due pilastri di una rigenerazione dell’edilizia popolare a livello nazionale.


Altro tema importante quello dello stock immobiliare terziario, ad uso uffici, composto da edifici energivori e desueti. In Italia si contano numerosi esempi di complessi direzionali degli anni ‘70 e ‘80 che oggi andrebbero totalmente rinnovati. Per molti di questi edifici si deve pensare a un nuovo futuro, come fatto per esempio da Boeri a Bruxelles: dove tre edifici ad ex uso terziario sono stati trasformati in residenze grazie all’aggiunta di un elemento strutturale autonomo in facciata con un sistema di logge e balconi (che ne ampliano la superficie) introducendo il verde e permettendo di modificare il layout interno degli appartamenti.

In copertina: Trudo Vertical Forest, Eindhoven ©Stefano Boeri Architetti

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Luigi Rucco
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