Nuovo Codice, ancora critiche. Cni in linea con l’Anac: “Basta appalto integrato”
Il presidente Perrini: “Va superata la previsione restrittiva dei requisiti professionali dei progettisti”
Ancora bordate sul nuovo Codice degli appalti. Nella Relazione annuale dell’attività dell’Autorità Nazionale Anticorruzione alla Camera, il presidente Giuseppe Busia ha stigmatizzato non solo l’eccessivo utilizzo di deroghe e soglie alte nel nuovo Codice, viste come «scorciatoie meno efficienti e foriere di rischi», ma anche i pericoli del subappalto a cascata e la non introduzione nel Codice dell’obbligo di dichiarare il titolare effettivo, come richiesto da Anac. È successo lo scorso giugno, e si tratta di critiche che il Consiglio nazionale degli ingegneri sposa, e nelle quali ravvisa un’assonanza con le proprie. La causa principale della maggioranza dei problemi risiede, secondo il Cni, nell’appalto integrato.
Gran parte dei rilievi mossi dall’Anac, dice il Cni, sono infatti relativi all’aumento indiscriminato dei costi dovuto alle modifiche dei progetti posti a base di gara.
Succede spesso che risulti approvato e realizzato un progetto diverso da quello originario, con tutto quel che ne consegue in termini di violazione del principio di concorrenza. Come di consueto, prosegue il Cni, gran parte dei problemi sono connessi all’appalto integrato, ossia all’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e della realizzazione dei lavori, che il nuovo Codice ha oltremodo liberalizzato, superando la limitazione della previgente normativa e della stessa Legge Delega.
I rilievi dell’Anac non sono una novità per il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, dato che la posizione del Cni di ferma contrarietà al ricorso massiccio all’appalto integrato è nota da anni. Già nel 2015 i ricercatori del Centro Studi Cni avevano disegnato uno scenario coerente con le conclusioni cui giunge l’Anac. «Questo nuovo Consiglio nazionale, sin dal momento del suo insediamento, va ripetendo in ogni occasione pubblica che il ricorso frequente all’appalto integrato sta ostacolando pesantemente la corretta esecuzione delle opere pubbliche. – commenta Angelo Domenico Perrini, Presidente del Cni – Innanzitutto perché le stazioni appaltanti spesso tendono a mandare in gara progettazioni che non sono adeguatamente approfondite, riponendo eccessiva fiducia nel successivo intervento delle imprese. In secondo luogo, non riscontriamo, da parte delle imprese stesse, il rispetto dei tempi garantiti in fase di gara per la progettazione esecutiva. – continua Perrini – Uno dei motivi principali risiede nel fatto che, nel corso della propria attività professionale, i progettisti indicati sono rallentati dalle indagini di mercato delle imprese, che mirano sovente ad ottenere il massimo profitto da ciascuna lavorazione».
Il Cni ribadisce quindi la propria convinzione che il nuovo Codice necessiti di correttivi mirati, le cui priorità devono essere il superamento della previsione restrittiva dei requisiti professionali dei progettisti (articolo 100) e dell’eccessivo ricorso all’affidamento congiunto di progettazione ed esecuzione (articolo 44).
In copertina: foto di cantiere ©Boris Hamer
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