17-07-2024 Paola Pierotti 6 minuti

No all’urbanistica militare: co-pianificazione e competenze

Inu: serve una cornice, una legge di principi alternativa alla legge sulla rigenerazione urbana.

Una spinta alla rigenerazione urbana e territoriale anche attraverso l’istituzione di incentivi fiscali e la creazione di un fondo nazionale apposito. La modifica della definizione e disciplina degli standard urbanistici, per favorire inclusione e qualità ambientale, e di definire le dotazioni minime urbanistiche e territoriali costituenti i livelli essenziali delle prestazioni (i LEP) del governo del territorio. Ancora, la messa a punto di un piano urbanistico che si basi sul principio di coerenza, e non più su quello di conformità, così da sostenere l’efficacia, la rapidità e la flessibilità dei nuovi strumenti. E infine, il ricorso alla co-pianificazione fra enti territoriali come metodo. Questi, in sintesi, i punti della legge di principi sul governo del territorio: “Innovazioni per rispondere alla sfida della transizione” proposta dall’Istituto nazionale di Urbanistica (con 11 principi a cui le Regioni dovrebbero attenersi nel legiferare), che dopo mesi di discussione è stata presentata al Senato, in sede istituzionale.

Una cornice di riferimento, una legge per il futuro delle città e dei territori, nel giorno in cui è stato stralciato dal Salva Casa il Salva Milano (o Salva Grattacieli) con la promessa di re-inserirlo in un decreto Infrastrutture in valutazione alla Camera. Una legge di principi che cerca di riaccendere i riflettori su un tema sempre passato in secondo piano tra le altre riforme, con corsie preferenziali per questioni verticali come la rigenerazione urbana, per la quale una decina di ddl sono stati depositati. Una proposta di legge che si inserisce in un contesto dove la cultura dell’urbanistica richiede di essere aggiornata, dalle sue basi.

«Troppo spesso si confonde l’edilizia con l’urbanistica. Il Salva Casa ne è un esempio: si passa dalla tolleranza edificatoria del 2% e 5% alla possibilità di arrivare al cambio di destinazione d’uso». Commenta l’onorevole Antonino Iaria, che è stato a Torino assessore all’Urbanistica e al Patrimonio con la giunta Appendino. «Sulla questione del governo del territorio serve un progetto di legge unico, con meno paletti di quanto accade oggi, con la flessibilità di poter fare manovre veloci e correttive, per cambiare direzione quando la situazione lo richiedere». Iaria, facendo tesoro della sua esperienza nel capoluogo piemontese, ricorda «i molti piani tuttora vigenti impostati con un’idea di nuova espansione» e entrando nel merito parla di consumo di suolo, «di quello prenotato dai piani regolatori e non ancora consumato. Si deve ragionare in termini di saldo positivo e queste questioni attengono inevitabilmente ad una legge urbanistica di livello nazionale». «Temi come la desertificazione o le disuguaglianze sono a pieno titolo nell’ambito dell’urbanistica e troppo spesso, per esperienza – commenta l’onorevole Daniela Ruffino di Azione, vicepresidente della commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di degrado delle città e delle loro periferie, consigliera del comune di Giaveno dove è stata anche sindaca  –, le Unioni dei Comuni viaggiano in ordine sparso; più in generale  serve partire dai territori, dalla base, anche per far capire come immobili come ospedali, caserme e istituti religiosi oggi in stato di abbandono possano essere un valore potenziale».

Tra gli altri anche l’onorevole Roberto Morassut, già assessore all’Urbanistica a Roma con la giunta Veltroni, anche lui nella commissione impegnata sulla questione del degrado delle periferie, plaude all’impegno dell’Istituto Nazionale di Urbanistica per aver portato al Senato, con la vicepresidente Anna Rossomando, il testo della legge di principi sul governo del territorio.


Una proposta di legge per la materia concorrente del governo del territorio, che superi il vuoto di principi fondamentali e la troppo datata normativa attuale, per dare al Paese un quadro di riferimento finalmente in sintonia con le sfide della nostra epoca.


«C’è un grande bisogno che si torni a parlare seriamente di queste materie. Il dibattito sulla città deve tornare ad affrontare la sua complessità». Morassut cita la questione dell’autonomia differenziata «che spoglia lo Stato delle funzioni di regolazione di principi» commenta. E torna sul tema Salva Casa: «si era partiti da piccole correzioni, poi sono arrivate le sorprese con deroghe che parlano di cambi di destinazione d’uso, di variazione di sagome e sedimi nei centri storici nei casi di sostituzione edilizia». A proposito di “definizioni” Morassut precisa che l’urbanistica richiede una visione di comparto, che non ha niente a che fare con «trasformazioni puntiformi. Le città necessitano di una ricostruzione ossea, coerente con l’idea aggiornata di vita nei tempi moderni: le comunità chiedono aria, accessibilità, mobilità, vicinanza alla natura. Se si deroga prevedendo monolocali per due persone di 28 mq, con altezze che da 2,70 passano a 2,40 metri, non si va in questa direzione».

È Carlo Alberto Barbieri, coordinatore del gruppo di lavoro dell’Inu, insieme a Paolo Galuzzi, a sintetizzare il cambiamento proposto: «no a leggi specifiche per rigenerazione urbana e consumo di suolo, serve una norma generale nazionale dove questi fondamentali paradigmi vengono poi trattati. In Parlamento ci sono una decina di disegni di legge sulla rigenerazione urbana, l’Inu propone una cornice di principio focalizzandosi sulla nozione di governo del territorio».

No all’urbanistica “militare”, aggettivo poi evidenziato da diversi onorevoli intervenuti nel dibattito, compreso Morassut e il senatore Pd Nicola Irto, «con riferimento alla proposta di nuova forma di Piano proposta dall’Inu, che sostituisce il piano regolatore previsto dalla legge 1150, legge di 82 anni fa, con un piano unitario che struttura e prefigura una strategia e al contempo regola l’esistente (con input operativi per le sole progettualità complesse, stimate per un 20% dei Comuni italiani, e sempre rapportandosi al principio di coerenza, introducendo in modo sostenibile l’approccio di flessibilità)» spiega Barbieri.


In alternativa ad un sistema gerarchico-verticale previsto dalla legge del 1942, che mette in relazione Comuni e Stato in modo gerarchico appunto, si propone un approccio collaborativo, orizzontale di co-pianificazione, inter-istituzionale.


Gli urbanisti entrano nel merito della proposta: «immaginiamo luoghi di governance, processi che accompagnano i pianificatori, non luoghi di controllo sovraordinato – spiega Barbieri – ci si muove per competenza, e ogni 7 anni viene redatto un quadro strategico nazionale, obbligatorio per legge e in allineamento con la programmazione europea, per aggiornare le linee fondamentali di assetto territoriale».

Dal principio di conformità a quello di coerenza. Questo è il messaggio-chiave dell’Inu, secondo cui per effetto di questo cambio di paradigma la disciplina urbanistica, grazie alla legge di principi, dovrebbe ricercare un accordo sostanziale, da parte di ogni nuovo strumento di pianificazione, con gli obiettivi e gli indirizzi fissati dai piani sovraordinati e dalla componente strutturale del piano urbanistico, conseguendo il duplice effetto di favorire la flessibilità degli strumenti urbanistici, e di ottenere una consistente riduzione del ricorso alle varianti.

Irto interviene nel confronto con l’Inu chiedendo se l’Urbanistica ha funzionato fino ad oggi, ricordando che «recentemente molte regioni hanno camuffato dei Piani Casa con leggi per la rigenerazione urbana. Ci muoviamo in una selva di normative – ha commentato – e la proposta dell’Inu è un punto di partenza, bisogna prima di tuttto capire i confini per lo Stato e le Regioni, bene l’idea della co-pianificazione ma davvero sia un luogo dove si programma insieme».

Tra le altre voci anche quella del senatore Andrea De Priamo di Fratelli d’Italia e della senatrice Aurora Floridia, vicepresidente del Gruppo Misto: De Priamo ha ricordato i nove testi di legge sulla rigenerazione urbana, dicendo che si sta tentando la sintesi e aggiungendo che «si può immaginare un aggiornamento con i principi basilari», Floridia ha evidenziato «la centralità della sostenibilità paesaggistica nella proposta dell’Inu e l’urgenza di considerare come driver quello del cambiamento climatico e dei suoi impatti su città e territori».

Prevenzione e manutenzione sono parole che dettano un cambio di passo in termini di transizione culturale. E per la vicepresidente Rossomando che ha accolto l’Inu con il suo presidente Michele Talia in questa giornata di lavori, per le questioni urbanistiche rimane decisiva la governance, l’uso dei beni comuni per ridisegnare spazi, la sfida per colmare divari nazionali e internazionali, l’attenzione ai processi decisionali e ancora la programmazione.

In copertina: Rimini di sera ©wirestock

 

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Paola Pierotti
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