Napoli, 100mila metri quadri di hub culturale per il Real Albergo dei Poveri

25-02-2025 Chiara Brivio 5 minuti

25-02-2025 Chiara Brivio 5 minuti

Napoli, 100mila metri quadri di hub culturale per il Real Albergo dei Poveri

Intervista a Paolo Desideri di Abdr, progettisti del maxi intervento di restauro e valorizzazione del complesso, il terzo edificio storico più grande d’Europa

Parlando con Paolo Desideri, architetto e fondatore dello studio Abdr Architetti Associati con Maria Laura Arlotti, Michele Beccu e Filippo Raimondo, si sente subito che il progetto per il Real Albergo dei Poveri di Napoli tocca corde profonde. Un intervento imponente, uno dei più importanti progetti di rigenerazione urbana oggi in Italia, che prevede il recupero di Palazzo Fuga – chiamato così dall’architetto che l’aveva progettato, Ferdinando Fuga, per Carlo III – da ospizio abbandonato a un grande hub culturale. Inserito nel 2021 nelle misure urgenti del Fondo complementare del Piano nazionale di ripresa e resilienza, dovrà essere concluso entro la metà dell’anno prossimo. Nel 2023 Abdr – già autore di numerosi progetti di opere pubbliche, tra i quali il Palazzo delle Esposizioni a Roma, la stazione dell’alta velocità di Tiburtina a Roma, il Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria – accoglie la proposta contenuta nel Piano di fattibilità tecnica ed economica alla base dell’intervento legato al Pnrr (a firma del Comune di Napoli) che prevedeva l’introduzione di una strategia complessiva di sostenibilità per la rifunzionalizzazione dello spazio, attraverso la tecnica del “box in the box”, che permette di avere dei contenitori di funzioni all’interno dell’involucro dell’edificio storico. Con lo studio romano l’impresa Cobar per la realizzazione dei lavori e Manens per le strutture.

Architetto Desideri, come descriverebbe il vostro ruolo e il progetto per il Real Albergo dei Poveri di Napoli?

Per capire bene l’entità di questo progetto bisogna affidarsi ai numeri: stiamo parlando di un edificio di 100mila metri quadri, il terzo edificio storico più grande d’Europa, dopo Versailles e Schönbrunn a Vienna, prima ancora della Reggia di Caserta. L’altro dato significativo sono i numeri dell’investimento pubblico, che in totale dovrebbe arrivare a 220 milioni di euro. In questo momento noi abbiamo in carico per l’attività di progettazione e realizzazione circa 135-140 milioni. Poi ce ne sarebbero altri cento da una rimodulazione del Pnrr, ma vanno ancora attivati e saranno per le finiture e gli allestimenti interni delle tante attività che sono previste dentro il Real Albergo. Il terzo dato numerico è quello che riguarda le destinazioni, con un programma oramai approvato in Conferenza dei servizi, che prevede spazi destinati ai laboratori di archeologia della Scuola normale superiore del Mezzogiorno, uno studentato per master e dottorandi da oltre 150 posti dell’Università Federico II (i due complessivamente arrivano a 13mila metri quadri, ci saranno anche aule e uffici), e la seconda sede del Museo Mann (Museo archeologico nazionale di Napoli) (10mila metri quadri) che non andrà a sovrapporsi alla prima, e che sarà dedicata alla letteratura artistica, alle scoperte scientifiche e alla trasformazione del territorio successivamente agli eventi eruttivi di Ercolano e Pompei. Proprio da qui, dal lotto B1, è partito il cantiere la settimana scorsa. Infine, il programma a me molto caro della Biblioteca nazionale di Napoli (6mila metri quadri) che sarà trasferita nel Mann.

Perché le è molto caro?

Perché sviluppa la biblioteca secondo dei principi assolutamente innovativi per la cultura di Napoli.


Si sviluppa infatti su più piani e quello superiore è stato pensato come una gigantesca public library, dove si potrà andare non solo a leggere, ma a passare del tempo immersi nella cultura.


Ci sarà inoltre una caffetteria destinata a questa parte della biblioteca. Ai piani inferiori saranno collocate le tradizionali sale di lettura.

Sono previsti spazi anche per il Comune di Napoli?

Sì certamente, attività che andranno ad aumentare non solo l’offerta culturale, ma persino quella sportiva. Infatti, resterà attivo il campo sportivo nell’ala ovest del Real Albergo, che verrà potenziato, insieme alla palestra. E poi sono previsti complessivamente due ristoranti e quattro caffetterie. Infine, il Comune potrà utilizzare i piani terra del museo del Real Albergo, rispettando il programma iniziale che ci era stato consegnato e dal quale siamo partiti con il progetto, che richiedeva di rendere “poroso” questo enorme edificio, mantenendo aperte le strade, le vie di passaggio dove una volta passavano le carrozze, che altro non sono che i corridoi ai piani terra. Le abbiamo mantenute aperte, e lì si prevedono una serie di spazi dedicati all’associazionismo e alle attività culturali del Comune di Napoli. Oltre a questo, ci saranno anche tre sale conferenze di dimensioni importanti. Diciamo che il programma prevede di restituire la “ricucitura” tra l’edificio e la città, con un’ala che sarà riservata al racconto della storia dell’Albergo dei poveri, del suo divenire dalla costruzione alle progressive trasformazioni. Ricordiamo che la facciata è unica, ma dietro ci sono tre piazze (ndr al centro quella enorme a sei braccia, pianta della basilica mai realizzata).

Saranno recuperati tutti i 100mila metri quadri?

No, circa il 70 per cento. Il cortile di destra non sarà toccato dai lavori, perché è abitato dal Dopoguerra.

Quali sono state le innovazioni tecnologiche applicate al progetto per un intervento di questa portata?

Mai come in questa occasione – e di opere pubbliche ne abbiamo fatte tante – mi sono dovuto confrontare una sfida di questo tipo, che è contemporaneamente tante cose insieme. Prima di tutto la messa in sicurezza e il restauro filologico di un edificio realizzato nel Settecento, con un vincolo diretto della Sovrintendenza. È stata una grandissima sfida da un punto di vista tecnico. E poi quella per me più esaltante, e cioè che due porzioni dell’Albergo sono collassate nel tempo (il cantonale ovest e un’ampia porzione posteriore dell’edificio), e mi è stato dato dunque il privilegio di poter ricostruire un edificio storico. Ho trovato subito disponibilità nella Sovrintendenza per gli aspetti costruttivi, che non potevano essere fatti in stile, e quindi ci saranno due pezzi di volumi contemporanei al di sopra di un edificio storico. Lo stesso è accaduto per altri due nostri progetti, il Palazzo delle Esposizioni di Roma e il Museo archeologico di Reggio Calabria.


Devo dire che anche se siamo partiti da una condizione di mission impossible, il progetto alla fine è stato approvato.


La terza sfida è stata quella tecnologica, abbiamo dovuto trovare una soluzione all’ingombro della tecnologia e non potevamo farlo come ha fatto Renzo Piano al Beaubourg, spostando tutto all’esterno (ndr flussi dell’aria, raffrescamento, aria condizionata, condotte dell’aria e dell’acqua ecc). Sostanzialmente abbiamo realizzato degli enormi cavedi, alti circa un metro e mezzo, rialzando il pavimento dei corridoi di circa un metro e mezzo. Quindi i grandi corridoi dei piani museali, invece che da 7,80 metri, sono adesso ad altezza sei metri. Il problema era che a quel punto si entrava in enormi saloni di fuga, ma a un metro e mezzo più alto. Ho quindi disegnato delle volumetrie in legno, come se fosse un parapetto a una rampa, una maschera, che scendono di un metro e mezzo e dentro le quali ci sono tutti gli elementi che servono per portare la tecnologia verso l’ingresso (elettricità, raffrescamento, riscaldamento ecc), ma sui quali può essere appeso tutto quello che è necessario, con una doppia funzione quindi.

 Il cantiere dovrà essere finito entro metà del 2026, per i fondi Pnrr.

Sì, lo confermo. Sarà una corsa contro il tempo.

 

In copertina: ©Abdr

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Chiara Brivio
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