17-05-2024 Redazione 4 minuti

Milano, gli atenei infrastruttura della rigenerazione urbana

Le università sono un presidio culturale, civile e sociale dei territori del nostro Paese

Dal racconto della storia della Milano universitaria, facendo seguito ai primi centri di Bologna e Padova nati da metà Ottocento, al funzionamento attuale dei campus milanesi, fino alla loro capacità di infrastrutturare la città, con la capacità intrinseca di essere driver per il cambiamento anche nel prossimo futuro. Questo, in sintesi, il racconto proposto con il libro “Milano e le università”, decima uscita della collana “Itinerari di architettura milanese”, curato da Simona Galateo per la Fondazione dell’Ordine degli architetti di Milano.

Diviso in capitoli, partendo dall’introduzione di Maurizio Carones, vicepresidente di Fondazione e direttore della collana “Itinerari di architettura milanese”, la pubblicazione esplicita l’idea di una Milano vista come ecosistema universitario, dove gli atenei non si vedono come rivali e in competizione, ma operano in una modalità di collaborazione, soprattutto nel campo della ricerca.
«Questo libro è volto ad evidenziare un fenomeno molto importante che si è affermato negli ultimi decenni, quello del sistema universitario – commenta lo stesso Carones – e lo fa attraverso lo sguardo alla ricerca di relazioni tra i vari campus, tra le varie università cercando di manifestare la potenzialità come attore urbano, sia riguardo le sette università censite in questo progetto editoriale, ma anche facendo riferimento a molte altre istituzioni non presenti in questa guida».

Sfogliando le pagine si potrà riscontrare una mappa del sistema universitario, attraverso la storia e i progetti dei sette atenei analizzati in altrettante schede, corredate con foto, che analizzano e ne schematizzano le peculiarità.

«La peculiarità del libro sta proprio nelle descrizioni, le schede fatte dalle università. Merito dei curatori, perché non descrivono dei progetti di architettura, ma veri e propri luoghi, raccontando delle storie» ha commentato in occasione della presentazione Piergiorgio Vitilio, professore del Politecnico di Milano e uno degli autori della pubblicazione.

Nel corso dell’evento a cui ha partecipato anche Giancarlo Tancredi, assessore alla Rigenerazione urbana del Comune di Milano, molti i temi trattati, con particolare rilevanza alla questione dell’abitare per gli studenti, agli alti costi della vita della città che diventano una barriera per molti.

Tra i progetti quello dell’Humanitas, la cui idea è nata a metà degli anni ‘80 e porta alla creazione di un ospedale privato, poi affiancato dall’università dal 2014. «L’università nasce nell’ospedale – racconta Stefano Aliberti, delegato del Rettore alla Terza Missione dell’Università Humanitas – con un focus sul life science, per le professioni sanitarie. L’architettura dell’ospedale e dell’università è sempre stata per noi uno strumento importante per i pazienti e il personale medico che ci lavora». Tra i principali obiettivi quello del rispetto dell’ambiente, visto che Humanitas punta a mantenere un campus ecologicamente sostenibile e proiettato verso il futuro.
“Milano e le università” indaga sul ruolo che gli atenei hanno nel presente e su quello che avranno in futuro all’interno del contesto urbano, ricordandoci che oltre ad essere un agglomerato di edifici sono un sistema di relazioni che coinvolge anche la comunità esterna. «Le università – conclude Carones – sono tra gli attori principali delle trasformazioni delle città, con la possibilità di affrontare grandi opportunità ma anche problemi, come la questione della residenza degli studenti, il tema della mobilità, i rapporti positivi che gli atenei possono avere con le città».

Come anticipato, una delle criticità di Milano oggi è l’offerta ridotta e i costi delle residenze per studenti. In una ricerca fatta dall’Università degli Studi di Milano Bicocca, a cui hanno risposto 20mila studenti, emerge che l’Isee medio delle famiglie si assesta tra i 25 e i 40mila euro, il che non permette agli studenti di spendere una cifra molto alta per poter studiare a Milano, e per questo motivo il 70% di loro è pendolare. «I confini delle università non sono più dentro Milano, ma si estendono alle aree metropolitane e della regione – commenta sul tema Silvia Mugnano, docente a Milano Bicocca – e per questo gli studenti vivono l’università in modo molto segmentato e temporaneo». Questo problema è direttamente riconducibile anche al calo demografico. «Stiamo un po’ tutti soffrendo dell’incremento dei costi della residenzialità a Milano –commenta Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica – ma è ragionevole ipotizzare che sia un fenomeno non definitivo».

Quando si parla di calo demografico bisogna tenere in considerazione un secondo aspetto, il multiculturalismo, una delle caratteristiche fondamentali di Milano, che se ben sfruttata potrà aiutare a combattere il problema della diminuzione delle nascite. Sulla questione Mugnano interviene: «Milano conta presenza di famiglie immigrate molto alte, livelli elevati di presenza di giovani nelle scuole primarie e secondarie, ma che si perdono all’università. Bisognerebbe rendere le università accessibili anche per le seconde generazioni». Non solo, «bisognerebbe livellare i dislivelli – aggiunge Gabriele Pasqui, professore del Politecnico di Milano – più politiche che siano in grado di accogliere, non solo gli studenti che vengono dal mondo, ma anche favorire un accesso alle università a gruppi più svantaggiati».

Bisogna ricordare che, oltre al calo delle nascite, c’è un’alta soglia di abbandono anche dall’Italia per quanto riguarda il periodo universitario. Andrea Kerbaker, scrittore, consigliere Fondazione Ordine Architetti di Milano, commenta: «I ragazzi studiano sempre meno nelle nostre università, vanno spesso all’estero, non tanto per l’università, quanto poi per l’offerta che arriva subito dopo, che è limitata per poter continuare a vivere anche a Milano. Soprattutto, ancora una volta, per il caro-affitti».

Si aggiunga che un’altra fetta di studenti viene “depredata” dalle università telematiche. «Le università telematiche sono i più grandi atenei italiani avendo 300mila iscritti – commenta Elio Franzini, rettore dell’Università degli Studi di Milano Statale – e questo è un problema di de-socializzazione delle università, è un tentativo sistematico di sottrarre le università al territorio. E anche dove le università sono piccole o considerate meno utili, le università sono un presidio culturale, civile e sociale dei territori del nostro Paese».

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