12-08-2024 Alessio Garofoli 2 minuti

Mestre, il giardino scolastico rivive grazie al Covid e all’architettura tattica

Il parco della Casa dei salesiani Don Bosco riprogettato da C&P Luca Cuzzolini+Elena Pedrina

Superamento dell'idea dello spazio di lavoro che serve solo a quello. Ora si mescola invece al tempo libero con spazi fruibili per vari scopi. I luoghi in cui si lavora non sono più fissi come un tempo, non sono solo uffici o scrivanie, e quindi ne cambia anche il concetto
Luca Cuzzolin

Ha aperto lo scorso 3 giugno il nuovo assetto del giardino che si trova al centro delle scuole della Casa dei salesiani Don Bosco Mestre. È stato chiamato Hortus conclusus, locuzione latina che indica i chiostri e giardini chiusi medievali, posti soprattutto all’interno dei monasteri. Punta ad essere un luogo per gli studenti dedicato all’incontro, allo studio e al tempo libero. E la rinascita di questo sito può richiamare il concetto di urbanistica tattica. Si trattava infatti di uno spazio in disuso di cui i ragazzi si sono appropriati al tempo del lockdown pandemico, facendo di necessità virtù. Il progetto di riqualificazione, firmato C&P architetti Luca Cuzzolin+Elena Pedrina di San Donà di Piave (Ve) è partito subito dopo, nel 2022. Gli elementi che lo caratterizzano sono il padiglione in metallo e vetro, le pedane in legno, divenute basi per sedie e tavoli collocate nelle zone d’ombra, i percorsi già tracciati dai movimenti delle persone “induriti” da piastre in materiale riciclato e drenante, la sostituzione di alcuni alberi e il taglio di quelli sofferenti perché non adatti al luogo per dimensione, l’aggiunta di aiuole da fiore e i nuovi corpi illuminanti.


«È come se avessimo disegnato quello che già c’era, ascoltando il luogo», dice Luca Cuzzolin.


Aggiungendo che il committente, un privato, intendeva fare una donazione ai salesiani. «Così facemmo un sopralluogo e vedemmo la corte della scuola, bruttina. Con un giardino secco e con alberi piantati a caso. Era la prima cosa da rifare», continua Cuzzolin. «E c’era anche un padiglione smontato e messo in un angolo, di quelli da sagre. L’avevano usato al tempo del Covid. E poi il parcheggio, senza auto. Questo posto ce l’ha fatto scoprire la pandemia. Ma il tema c’era già, l’abbiamo sviluppato, a partire da un nuovo padiglione». Ma non è finita, perché sta per arrivare la seconda parte del concept. «In questa scuola si studia anche grafica. Coinvolgendo gli studenti l’ex parcheggio sarà arricchito dalla street art, diventando uno spazio urbano di connessione». Un caso da manuale di un’area morta che torna alla vita, a partire da un meccanismo spontaneo.

Lo studio di Cuzzolin e di sua moglie, Elena Pedrina, fondato nel 1999, lavora parecchio con aziende private: showroom, uffici, negozi. «Gli imprenditori hanno tanti progetti di recupero, spesso di ex capannoni. Ce ne sono tra loro di quelli che sono attenti alla rivalutazione immobiliare».Ma soprattutto in passato hanno anche partecipato a concorsi. Di cui uno l’hanno vinto a Basilea, in Svizzera. «Si chiama Futuro Liestal ed è un workspace». Che è la tipologia di intervento in cui sono in qualche modo specializzati. Il più recente di questo tipo al quale hanno lavorato è la sede di Orangeale, la Orengeale Factory a Treviso dell’imprenditore vinicolo Alessandro Botter, inaugurata l’anno scorso. A proposito della quale Cuzzolin spiega che si tratta del «superamento dell’idea dello spazio di lavoro che serve solo a quello. Ora si mescola invece al tempo libero con spazi fruibili per vari scopi. I luoghi in cui si lavora non sono più fissi come un tempo, non sono solo  uffici o scrivanie, e quindi ne cambia anche il concetto». Un altro effetto degli anni del Coronavirus, come il Parco dei salesiani a Mestre.

In copertina: Hortus conclusus,C&P architetti Luca Cuzzolin+Elena Pedrina di San Donà di Piave

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Alessio Garofoli
Articoli Correlati
  • Rigenerare Napoli: dettaglio e cura, il metodo Gnosis

  • I drammaturghi dello spazio: l’architettura di Giò Forma

  • Architettura e nuove sfide, un sondaggio per analizzare la professione in Europa

  • Tra tecnica e gioco, come si disegna il paesaggio dei golf club