Da Los Angeles 1984 a Milano-Cortina 2026
Il punto con Francesco Romussi, operation manager di Fondazione Milano Cortina 2026
Le Olimpiadi di Milano-Cortina dovranno essere un punto di rottura come sono state quelle di Los Angeles del 1984. Così Francesco Romussi, operation manager di Fondazione Milano Cortina 2026, intervenuto nel dibattito promosso da Scenari Immobiliari e Risanamento. «Le Olimpiadi del 2026 segneranno un punto di svolta significativo. A seguito della crescita esponenziale dei costi dei grandi eventi, con l’impegno verso l’ambiente e contro l’ingiustizia sociale, il Comitato olimpico internazionale (Cio) ha esplicitamente richiesto di far fronte a tendenze non più sostenibili, chiedendo di adottare i principi dell’Agenda 2020, con una serie di raccomandazioni puntuali. Ecco che il grande evento italiano sarà il primo a tradurre i principi in azione».
Tante le novità per il grande evento del 2026. Sarà anche il primo ad avere due host cities, «abbiamo dovuto modificare i contratti – ha raccontato Romussi – ci saranno due bracieri, due città per tutto. Sarà un momento di rottura soprattutto perché sarà un’Olimpiade diffusa, con una distribuzione territoriale – spiega – non semplice da gestire, ma che ci ha permesso di riusare per il 90% strutture esistenti, riducendo di molto gli investimenti».
Sostenibilità in tutti i sensi. A partire da quella economica. «A Pechino sono stati realizzati nuovi impianti, come astronavi, che non avrebbero senso in un paese europeo, soprattutto in questo tempo. La linea di azione punta a ridurre al minimo gli investimenti game dependent; si consideri che si stima una cifra dell’ordine dei 150 milioni di euro per mettere a disposizione infrastrutture che servono solo per i giochi. Oggi Regione Lombardia, Regione Veneto, Provincia autonoma di Trento e quella di Bolzano stanno investendo soprattutto in infrastrutture. Tecnicamente – spiega Romussi – sono tutte “opere olimpiche”, ma nessuna è assolutamente mandataria per lo svolgimento dei Giochi: si pensi alle varianti di Cortina e Longarone finanziate dal Veneto, determinanti peraltro per ridurre i tempi di spostamento» in occasione della kermesse, ma attese, a prescindere.
Los Angels nel 1984 era l’unica candidata e ha scelto di riusare le strutture che erano state fatte per un’altra Olimpiade, quella del 1930.
Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari
La sfida è quella di integrarsi nei territori, di intercettare i bisogni futuri delle località dove si incide. E nel dibattito è intervenuta su questo tema Regina De Albertis, presidente di Assimpredil: «non dimentichiamoci del ruolo delle piccole e medie imprese, i bandi non le taglino fuori. Le Pa devono tener presente il public procurement e stimolare alla competitività le tante piccole realtà economiche diffuse nel nostro Paese. Capiamo che ci sarà una questione gestionale e di complessità e stiamo proponendo – racconta – una sorta di premialità per chi prevede dei bonus per le grandi imprese che nel caso di gare importanti, attiveranno contratti collaborativi con realtà minori; stiamo cercando di replicare il modello anglosassone. Le Olimpiadi ci lascino opere, ma anche know how e valore sui territori».
Milano-Cortina nel 2026 come Los Angeles nel 1984. A spiegarne il significato è Francesca Zirnstein, direttore generale di Scenari Immobiliari, che riprendendo i contenuti del nuovo rapporto ricorda come nel ’72 a Monaco ci sia stato l’assassinio di alcuni atleti israeliani, prima ancora nel ’68 a Città del Messico erano stati uccisi dei manifestanti. L’attenzione dei media in quegli anni è stata molto alta, con l’accento su vari temi. Sul fronte della sostenibilità economica l’esempio più drammatico è stato probabilmente quello delle Olimpiadi di Montréal, in Canada, nel 1976. Ricordata ancora oggi come la più grande voragine economica della storia, sarebbe dovuta costare complessivamente 65 milioni di dollari: finì per costare 1,6 miliardi. «Sono serviti 30 anni per ripianare il buco di bilancio» ha commentato Zirnstein. Los Angels nel 1984 era l’unica candidata e «ha scelto di riusare le strutture che erano state fatte per un’altra Olimpiade, quella del 1930. Altra novità? Nella struttura finanziaria dell’evento è stato introdotto l’investimento privato, coinvolgendo gli sponsor – racconta il direttore generale di Scenari Immobiliari – e dando loro visibilità, facendogli usare il marchio dei Giochi. Un successo che la città americana si rivende ancora oggi, avendo vinto la candidatura per il 2028 richiamando quel successo che sembrava davvero impossibile nel 1984».
In copertina: Giochi olimpici di Los Angeles 1984 ©CIO
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