Le nuove norme tecniche delle costruzioni: criteri meno stringenti per gli edifici già esistenti
Al SAIE focus sulla normativa attesa per il 2017 e necessità di formazione sull’antisismica
Sono attese per i primi mesi del 2017 le nuove Norme Tecniche delle Costruzioni, validate dal Consiglio Superiore dei lavori Pubblici nell'ottobre 2014, un testo che fisserà i principi da seguire nel progetto, nell’esecuzione e nel collaudo delle costruzioni, ma anche le prestazioni che gli edifici devono raggiungere in termini di resistenza meccanica e stabilità. A SAIE 2016, nello spazio Academy & Best Practice organizzato in collaborazione con la casa editrice DEI – Tipografia del Genio Civile, si è fatto un punto sui contenuti della nuova normativa di settore sottolineando una delle novità rispetto alla legge vigente: le tipologie di interventi sugli edifici già costruiti sono di tipo locale, di miglioramento e di adeguamento e prevedono criteri meno stringenti rispetto a quelli che saranno applicati alle nuove costruzioni.
“L’intervento sugli edifici esistenti non è standardizzato”. Così viene stabilito dalla nuova norma. “Si deve intervenire con un processo sartoriale – ha affermato Giovanni Cardinale, membro del Consiglio Nazionale degli Ingegneri e della commissione redattrice della nuova normativa – piuttosto che realizzare una progettazione in forma chiusa e astratta”. Gli interventi di adeguamento devono essere compatibili e coerenti con la realtà dell’edificio esistente e non a priori su base numerica o teorica. “In questo modo si evitano eccessi normativi che hanno portato in passato alla ricerca delle responsabilità costruttive anche quando non era possibile attribuirle”, ha commentato Cardinale.
Come intervenire quindi per una sicura progettazione e manutenzione dell’edificio esistente? “Oltre al fascicolo del fabbricato deve essere controllato lo stato di salute della struttura: analisi materiali, rilievo approfondito, modellazione analitica che ne esamini le reazioni nelle diverse condizioni di carico”, ha affermato Franco Braga, presidente dell’Associazione Nazionale Italiana di Ingegneria Sismica.
La circolare che accompagnerà la nuova normativa contiene un’introduzione generale sulle responsabilità del progettista riguardo alla diagnosi dei materiali con parametri conformi all’esistente. La valutazione della vulnerabilità sismica coinvolge infatti geometri, geologi, ingegneri e architetti, e richiede lo sforzo congiunto di tutte le categorie. Gli operatori del settore chiedono si investa sulla formazione dei professionisti per renderli in grado di utilizzare le nuove tecnologie richieste per le indagini di sicurezza. “C’è mancanza di competenze e di certificazioni che le attestino”, ha osservato il consigliere CNI Cardinale. “Per tutti – ha suggerito il presidente Braga – dovrebbe essere obbligatoria la formazione sull’ingegneria antisismica e, in generale, i corsi di aggiornamento professionale dovrebbero essere di 80-90 ore con 20 ore di applicazioni sul posto e un colloquio conclusivo finalizzato a valutare le competenze acquisite”.
Questo articolo è pubblicato anche su saie.it e su edilio.it
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