Asvis al Governo: “Attivi il Cipu o addio obiettivi dell’Agenda 2030”
Presentato il quarto Rapporto sui territori: a rischio anche la riduzione dei consumi energetici e lo stop al consumo di suolo
Tra il 2010 e il 2022 la maggior parte delle regioni italiane non è progredita in modo rilevante verso il raggiungimento dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals-Sdgs) dell’Agenda 2030 definita dall’Onu: solo su due, salute ed economia circolare, si registra un miglioramento generalizzato, mentre peggiorano le condizioni di quasi tutte le regioni per quattro obiettivi (povertà, qualità degli ecosistemi terrestri, risorse idriche e istituzioni), con una sostanziale stabilità per gli altri. A dirlo il quarto rapporto sui territori, pubblicato dall’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (Asvis), che analizza diversi fenomeni: governo del territorio e rigenerazione urbana, politiche abitative, decarbonizzazione dei trasporti, potenziamento dei servizi ecosistemici, miglioramento della qualità dell’aria, infrastrutture verdi, adattamento dei centri urbani al cambiamento climatico e prevenzione del dissesto idrogeologico. Il rapporto si concentra anche sulle Strategie per lo sviluppo urbano sostenibile, inserite nei Programmi regionali delle politiche di coesione, e sugli altri programmi dedicati alle città, finanziati con più di 8 miliardi di euro complessivi nel periodo 2021-2027.
Qui si scorge un’occasione per integrare tutti i finanziamenti (Pnrr, politiche ordinarie) predisponendo un’Agenda urbana nazionale per lo sviluppo sostenibile, di cui quella elaborata nel 2022 dal ministero delle Infrastrutture e la mobilità sostenibili è un primo esempio.
A questo scopo, il documento indica che andrebbe attivato il Comitato interministeriale per le politiche urbane (Cipu) ricostituito nel 2021 e pensato per rappresentare la dimensione urbana della Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile. Per questa ragione la presidente dell’Asvis Marcella Mallen ha invitato «il governo ad attuare subito la nuova Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, approvata a settembre, che si pone l’obiettivo di migliorare la coerenza delle politiche, sia a livello nazionale, sia tra quest’ultimo e quello territoriale, attraverso un modello di governance multilivello. Un modello in cui l’Asvis contribuisce, insieme alle reti della società civile, mettendo a disposizione anche la propria esperienza, maturata anche nell’assistenza fornita in questi anni a diverse Regioni e Città metropolitane». Una direzione di marcia che il ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, collegato da remoto, definisce in linea con quella già intrapresa dall’esecutivo. A titolo di esempio, Fitto rivendica la scelta di unificare Pnrr e Politica di coesione, per «ragioni ovvie: parliamo di due grandi programmi, la coesione complessivamente vale 75 miliardi di euro. Il paradosso sarebbe stato avere nello stesso periodo e nello stesso territorio due programmi che non si parlassero. Il Pnrr è un programma per performance, noi abbiamo non solo voluto mantenere le 59 riforme previste, ma ne abbiamo aggiunte altre sette», aggiunge.
Stando allo studio Asvis, senza un profondo cambiamento nelle politiche adottate molti degli obiettivi dell’Agenda 2030 non verranno raggiunti. Guardando per esempio a quelli a carattere ambientale, tra gli obiettivi con forti criticità ci sono la riduzione del 20% dell’energia consumata e l’azzeramento del consumo di suolo, per i quali in circa due terzi dei territori la situazione è in peggioramento, e nessuna Regione o Provincia autonoma sembra poterli raggiungere entro il 2030. La quarta edizione del rapporto, realizzata con il contributo di Federcasse, è stata presentata il 13 dicembre al Cnel dai presidenti dell’Asvis, la già citata Mallen e Pierluigi Stefanini, e dal direttore scientifico dell’Asvis Enrico Giovannini.
In copertina: Pannelli fotovoltaici © RDNE project
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