27-01-2016 Paola Pierotti 5 minuti

L’architettura entra in ospedale. Prima pietra per la nuova struttura Arzignano-Montecchio Maggiore

A soli 2 anni dal concorso, ok alle autorizzazioni e appalto dell’opera firmata dal team guidato da Luisa Fontana

“Un’opera dall’iter velocissimo, rispetto ai tempi biblici delle opere pubbliche nel nostro paese, considerato che dal concorso di progettazione, bandito dall’azienda ULSS 5 Ovest vicentino, in soli due anni, sono stati sviluppati i progetti, ottenute le autorizzazioni e appaltata l’opera. A luglio del 2013 veniva infatti bandito un concorso di progettazione a procedura ristretta, articolato in unico grado preceduto da una pre-selezione, finalizzata all’ottenimento di un progetto con livello di approfondimento pari al preliminare”. L’Atelier di Luisa Fontana che guida il team di progettazione con Manens-Tifs SpA, Ramboll UK Ltd, G.E.Pasin e U.Pivetta commenta così la notizia della posa della prima pietra della nuova struttura ospedaliera di Arzignano-Montecchio Maggiore fissata per il 28 gennaio alla presenza del governatore Luca Zaia.

La forma compatta della nuova struttura, con un impianto circolare, si sviluppa in altezza su 6 piani sanitari e 2 piani tecnici e, oltre a ridurre il consumo del suolo e aumentare la permeabilità del terreno, consente la sua collocazione al di fuori dell’area interessata dai ritrovamenti archeologici di epoca romana che vengono così salvaguardati.

I tempi. LuisaFONTANAtelier architecture&engineering è la mandataria del gruppo a cui è stato conferito l’incarico per lo sviluppo del progetto definitivo ed esecutivo, nel luglio 2014 è stata approvata la fase definitiva complessiva, mentre la successiva fase esecutiva (in due fasi costruttive) ha ricevuto l’ok a giugno 2015, a conclusione dell’iter di validazione da parte di Conteco SpA.

Anche la successiva fase di appalto dei lavori di costruzione ha mantenuto un ritmo serrato: a luglio 2015 è stato pubblicato il bando di gara dei lavori sopra soglia comunitaria da esperirsi mediante procedura aperta con il criterio del massimo ribasso e a settembre sono arrivate all’azienda sanitaria 11 offerte, tutte regolarmente ammesse, con ribassi variabili dall’11 al 36% circa. La gara è stata definitivamente affidata all’Impresa Guerrato SpA di Rovigo con un ribasso del 26,82%.

Il progetto. Il nuovo Ospedale Unico Ovest vicentino (frutto dell’accorpamento dei due plessi ospedalieri di Arzignano e Montecchio Maggiore) salirà dove oggi è ubicato il nosocomio di Montecchio Maggiore e si svilupperà su 34.500 mq ad uso sanitario con 277 posti letto nel suo sviluppo complessivo.

“Intervenire in un’area fortemente urbanizzata con vincoli legati agli edifici esistenti, alla viabilità, alle infrastrutture, alla presenza di reperti archeologici, alla esigenza di mantenere in funzione l’ospedale durante i lavori, ha costituito una vera e propria sfida – commenta Luisa Fontana –. “Il risultato è un progetto rivoluzionario che fa però dell’innovazione, non un mero exploit architettonico, ma lo strumento per migliorare il servizio al malato, sulla base delle indicazioni del piano sanitario regionale, partendo dai bisogni del paziente. La particolare forma della struttura è stata infatti elaborata a partire dai flussi organizzativi sanitari, che ne hanno determinato la forma e i volumi, con lo scopo di ottimizzare la funzionalità e l’efficienza del servizio e garantire la facilità e l’economicità della gestione”.

Il risultato è un modello nuovo ad impianto circolare, che indica nuove potenziali strade da percorrere nella progettazione ospedaliera e nella organizzazione sanitaria, capaci di interpretare le indicazioni del piano sanitario regionale in nuove configurazioni spaziali.

Il progetto prevede la demolizione di tutti gli edifici non più idonei alla funzione sanitaria e il mantenimento dei soli due corpi edilizi disposti ad “L”, di cui l’uno a nord contiene l’attuale ingresso e l’altro ad ovest lungo la strada provinciale, rappresenta il primo nucleo dell’ospedale storico. “L’ampliamento previsto – spiegano dallo studio vicentino – non è una mera addizione di volumi, ma configura un insieme unitario che ingloba i due corpi che vengono mantenuti e valorizzati grazie all’avancorpo che sarà collocato davanti all’attuale ingresso, e si affaccerà su giardini interni, in un disegno nuovo che rimanda all’idea di un “abbraccio”. L’avancorpo, che rappresenta la futura hall dell’ospedale, pur di dimensioni ridotte per non sottrarre superficie alle attività sanitarie, dà una forte caratterizzazione architettonica all’ingresso, collegando gli edifici esistenti destinati alle funzioni diurne (H12) e l’ampliamento destinato alle acuzie (H24).

L’ampliamento ha un impianto radiale costituito da due emicicli perimetrali Nord e Sud saldati da un corpo centrale che funge da piastra sanitaria tecnologica; elementi che definiscono due ampi giardini centrali che garantiscono l’illuminazione naturale a tutti gli ambienti dell’ospedale.

Il progetto del verde è funzionale ad accogliere ed orientare l’utente (paziente, visitatore, personale medico infermieristico) che si approccia al luogo di cura, grazie all’organizzazione per aree funzionali degli spazi esterni che saranno abbinate alle diverse essenze arboree.

Bim e Leed. “Il progetto è stato sviluppato con le tecnologie Bim – continua Luisa Fontana – ed ha le caratteristiche per diventare un esempio di riferimento per le soluzioni di risparmio energetico e compatibilità ambientale adottate, che garantiscono non solo una migliore gestione, ma anche una superiore qualità per il paziente e per gli operatori”. Grazie all’approccio green del progetto infatti è possibile ottenere un Ospedale certificabile con il protocollo LEED, che misura il livello di sostenibilità raggiunto rispetto al sito, all’acqua, all’energia, ai materiali da costruzione e alla qualità degli ambienti interni.

Le soluzioni adottate nella progettazione architettonica e impiantistica dell’ospedale creano le condizioni per ottenere un risparmio energetico della struttura intorno al 30%, senza tenere conto del potenziale utilizzo di fonti rinnovabili, e di un risparmio idrico del 40% rispetto alle soluzioni tradizionali.

Costi. Il costo complessivo dell’opera è di 55milioni di euro stanziati interamente a livello pubblico mediante contributi statali, regionali e fondi Ulss.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Paola Pierotti
Articoli Correlati
  • Dall’Italia all’Europa: Legacoop Abitanti lancia il suo Piano casa

  • Urbanistica nel caos: slitta il Salva-Milano e stop al Sue

  • Ingegneria, le società si prendono il mercato (ai professionisti solo il 7% degli importi)

  • L’ingegneria italiana vola all’estero: +16% del fatturato nell’ultimo anno