16-06-2014 Paola Pierotti 3 minuti

L’ad di Missoni: “un po’ alpinista e un po’ pirata”

Dalla Olivetti alla Bialetti, da Richard Ginori alla griffe della moda, una vita per promuovere il Made in Italy

"Oggi in Italia bisogna competere solo alzando l’asticella, all’estero ci invidiano la qualità della vita, la bellezza di cui potenzialmente siamo bombardati. L’Italia è un branding aspirazionale che dobbiamo valorizzare e trasmettere. Dato il nostro dna bisogna guardare alle produzioni di nicchia, alla qualità e non alla quantità, diversamente cambierebbero logiche come il costo del lavoro dove l’Italia non è competitiva”

Alberto Piantoni

“Sono un amministratore delegato ma di mestiere vorrei fare l’alpinista. E così nel mio lavoro quotidiano mi comporto come se fossi in montagna: quando fai l’alpinista non puoi bleffare, sai che se cadi ti puoi fare male; mi piace passare in quella via dove nessuno è passato; e ancora l’alpinismo mi piace con gli amici: anche nel lavoro devi avere fiducia nelle persone e sapere su chi puoi contare”. Così Alberto Piantoni, amministratore delegato di Missoni spa dal 2011 racconta come affronta il suo mestiere a difesa e promozione del Made in Italy.

Piantoni è laureato in economia politica, ha iniziato a lavorare ad Ivrea per la Olivetti e a 24 anni è rientrato nel suo territorio, quello bresciano, per lavorare per un’azienda di famiglia: la Rondine Italia spa. “Mia madre mi convinse a rientrare vicino a casa, c’era una fabbrichetta dello zio dove avrei potuto lavorare” racconta Piantoni.

“Nell’84 ho iniziato a lavorare per questa azienda che produceva pentole – spiega – e fin dall’inizio mi sono chiesto come avremo potuto andare avanti per anni, considerando la concorrenza di aziende del settore molto più grandi: abbiamo deciso di comprare un marchio, quello della Bialetti”. Piantoni da qui ha iniziato un nuovo viaggio, confrontandosi quotidianamente con i valori della marca: è stato amministratore delegato della Bialetti, di Richard Ginori dal 2008 al 2010 e ora di Missoni spa.

La caffettiera è un simbolo dell’Italia, la fabbrica e il lavoro raccontano dell’orgoglio di un prodotto. “Mediamente si contavano 2,4 caffettiere per ogni famiglia nel nostro paese”.

Piantoni lascia la Bialetti dopo la sua quotazione in Borsa e tenta una nuova avventura nel mondo Richard Ginori. “Come in Bialetti anche qui abbiamo lavorato investendo sempre sul capitale delle persone, sui giovani. Con Paola Navona – racconta – abbiamo coinvolto un gruppo di designer giovanissimi. Con la creatività abbiamo risolto molti temi anche commerciali. Un esempio? L’azienda scartava il 30% del prodotto per imperfezioni, ecco allora che Navona si è inventata la “pennellata di colore” che copriva il dettaglio che portava allo scarto. Abbiamo ridotto il numero degli scarti e realizzato un secondo prodotto commerciabile”.

Per Piantoni il territorio e la stratificazione della sensibilità per uno specifico settore (i distretti) sono una ricchezza italiana su cui puntare. E ancora “oggi in Italia bisogna competere solo alzando l’asticella, all’estero ci invidiano la qualità della vita, la bellezza di cui potenzialmente siamo bombardati. L’Italia è un branding aspirazionale che dobbiamo valorizzare e trasmettere. Dato il nostro dna – dice Piantoni – bisogna guardare alle produzioni di nicchia, alla qualità e non alla quantità, diversamente cambierebbero logiche come il costo del lavoro dove l’Italia non è competitiva”.

Il gusto per il bello, l’artigianalità, l’integrazione con il territorio, la valorizzazione dei giovani sono questi gli elementi che hanno legato la famiglia Missoni con Piantoni. “Nel confronto con i grandi della moda, quelli che ostentano i muscoli, noi ci comportiamo da pirati. È nel dna della famiglia Missoni. E perché arruolarsi in marina quando puoi essere pirata?” sorride Piantoni. “Qui ho scoperto l’amore per l’arte, i riferimenti dell’azienda sono le Avanguardie futuristiche. Lo stabilimento che conta 300 persone si trova in mezzo ad un bosco. Lavoriamo molto sulle nuove forme di comunicazione: oggi ad esempio sono i blogger che ci danno un ritorno di immagine importante che indirizzano la rete verso dei valori o dei marchi”. Per proiettarsi nel futuro Piantoni pensa “servano nuovi artigiani che sanno fare pezzi unici; esploratori di marche, architetti, designer: non serve inventare una professione ma avere nuovi occhi; servono nuovi mercanti capaci di fare i conti con il web; e ancora servono narratori: nella moda la comunicazione vale per il 50%”

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Paola Pierotti
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