20-06-2019 Elena Pasquini 5 minuti

La staffetta creativa design e cultura aumenta le ricadute sul sistema economico italiano

I dati del IX Rapporto “Io sono cultura” 2019 elaborato da Fondazione Symbola e Unioncamere con la collaborazione e il supporto della Regione Marche

In arrivo entro l’estate un bando Mibac da 51 milioni di euro per la digitalizzazione dei beni culturali

Gianluca Vacca

Nel 2018 il sistema produttivo culturale in Italia ha sfiorato i 96 miliardi di euro, ovvero il 6,1% del Pil, con un effetto indotto sull’economia italiana di circa 265 miliardi (pari a quasi il 17% del totale) e il turismo come primo beneficiario di questo effetto volano. Fiore all’occhiello il settore del design che da solo produce 8,9 miliardi di euro di valore aggiunto, insieme all’architettura, e lo 0,6% del valore complessivo.

A raccontare la crescita della filiera e le sue ricadute a pioggia sul sistema economico nazionale sono Fondazione Symbola e Unioncamere nel IX Rapporto “Io sono cultura – l’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi”, presentato oggi al Ministero dei beni artistici e culturali. L’effetto positivo del segmento è certamente differenziato per aree, con design e patrimonio storico artistico che si posizionano tra i maggiori “moltiplicatori”.
Dal punto di vista numerico, l’Italia fornisce un contributo del 14,5% alle cultural enterprises europee, il maggiore dell’area Ue (fonte Eurostat). «La numerosità non necessariamente implica un valore aggiunto ma è una componente che fornisce la percezione esatta della diffusione dell’impresa produttiva culturale in Italia», ha affermato il il segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli commentando i dati del rapporto. La maggior parte si concentra nelle grandi aree metropolitane ma la mappa del peso del sistema produttivo culturale e creativo è più variegata su Marche, Toscana, Emilia Romagna e Triveneto e in generale distinzione netta tra nord e sud del Paese che si riflette, ha rimarcato il sottosegretario Mibac Gianluca Vacca, nella geografia d'utilizzo dell'art bonus secondo le statistiche del Ministero.

Il Rapporto si focalizza sull’insieme di attività produttive che concorrono a generare valore economico e occupazione e che sono in parte riconducibili ai settori della dimensione culturale e creativa (core) e in parte ad attività che, pur non facendo parte della filiera, impiegano contenuti e competenze culturali per accrescere il valore dei propri prodotti (creative driven). Questi ultimi permettono di comprendere in maniera più ampia la pervasività dei contenuti culturali nei processi di creazione di ricchezza del Paese evidenziando, così, le interconnessioni tra la cultura e le specializzazioni industriali e artigianali italiane.
«Spesso cerchiamo ricette d’importazione per capire come rilanciare economia e produzione – ha affermato il presidente di Symbola, Ermete Realacci – trascurando di puntare su ciò che rende l’Italia un paese vocato in alcuni campi come appunto il rapporto con la storia, la cultura e la bellezza che riguarda trasversalmente tutta la catena produttiva». Il richiamo è all’articolo 9 della Costituzione nel quale è contenuto sia il richiamo alla promozione da parte della Repubblica (e non dello Stato in quanto ente ma del complesso dei cittadini e delle imprese da loro costituite insieme alla pubblica amministrazione) della cultura e della ricerca scientifica e tecnica sia alla tutela del paesaggio e del patrimonio storico e artistico.
«Una visione comune del Paese che intreccia la bellezza con la manifattura», continua Realacci ricordando la designazione di Ivrea nel novero del patrimonio Unesco come “città industriale” nel 2018 e l’attesa sulla candidatura delle Colline del Prosecco per il 2019: «Il paesaggio italiano è segnato dalla mano dell’uomo, dalle produzioni. Nelle nostre città c’è una bellezza che viene traslata negli oggetti prodotti, non misurabile ma percepibile nelle tante aziende che si nutrono del rapporto con il territorio». Senza contare che, aggiunge il presidente di Symbola, la cultura è anche la chiave per rilanciare l’economia in modo sostenibile: quando si scommette sull’innovazione e sulla bellezza, si produce ricchezza risparmiando risorse.

Cultura e creatività, si legge nel Rapporto, sono al centro dei processi di rigenerazione individuale, imprenditoriale, istituzionale e territoriale. Puntando su questa filiera, città e territori possono competere nel mondo costruendo percorsi di capacity building, per affrontare le sfide legate all’innovazione (sociale e digitale), all’internazionalizzazione e alla formazione. Come in Alto Adige, nelle Marche e per Matera, dove la parola cardine è stata “co-creazione”.

«Tra cultura e impresa non c’è un muro di separazione ma una feconda ibridazione che è caratteristica del sistema Italia – ha ricordato Tripoli – Le aziende del settore hanno occupati più giovani e formati (il 43% degli impiegati è laureato) rispetto alla media nazionale. Quelle che investono in innovazione e personale “creativo” ne hanno un ritorno sul fronte degli gli indicatori delle performance con incrementi del fatturato del 50% su chi fa scelte contrarie (42% contro il 21%)».

«Crediamo molto sul connubio tra innovazione, tecnologia e patrimonio culturale» ha spiegato Vacca anticipando una serie di iniziative del Mibac: tra le altre il bando per l’assegnazione di 51 milioni di euro finalizzati alla digitalizzazione dei beni culturali che dovrebbe arrivare entro l’estate e altri 25 milioni da assegnare alle periferie «perché vivere in contesti belli sostiene l’emancipazione sociale».
Con il  design che entra nel raggio d'azione del Ministero. «Presto al Mibac ci sarà un servizio dedicato alla moda e al design – ha dichiarato Alberto Bonisoli, Ministro per i Beni e le Attività Culturali – Inoltre ho voluto investire sulla formazione di una commissione di studio per trovare le migliori strategie di interazione tra le reti museali e i sistemi territoriali: è grazie alla collaborazione tra tutti i soggetti in campo – istituzioni, aziende e associazioni – che si possono ottenere risultati molto più efficaci in termini di promozione del nostro patrimonio e di presenze turistiche».

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Elena Pasquini
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