Ischia ©Legambiente

16-01-2025 Giulia Fuselli 3 minuti

Ischia, pronto il Piano di ricostruzione

Sinergia tra la Regione, il commissario e i Comuni. Parole chiave: sostenibilità e resilienza

«Il Piano di ricostruzione dell’Isola d’Ischia (PdRi) rappresenta una svolta nella pianificazione post-sisma. Non si tratta solo di ricostruire, ma di dare una nuova forma al territorio, valorizzando il suo patrimonio paesaggistico e tutelando la sicurezza dei suoi abitanti». Così l’assessore all’Urbanistica e alla Tutela del paesaggio della Regione Campania, Bruno Discepolo.

Il Piano, adottato dalla Regione il 21 dicembre 2024, si riferisce ai territori dei comuni di Casamicciola Terme, Forio e Lacco Almeno. Con l’obiettivo di garantire la sicurezza e il benessere delle comunità locali,  si propone come modello innovativo nel panorama delle ricostruzioni delle aree danneggiate dal terremoto del 2017 e dalle frane del 2022, che mettono Ischia al centro di un progetto di rifacimento e riqualificazione ambientale oltre che paesaggistica.


Trasformare l’isola in un modello di resilienza e sviluppo sostenibile. Il Piano di Ricostruzione di Ischia come progetto che integra la protezione del territorio con la riqualificazione paesaggistica.


Il PdRi è il frutto della collaborazione tra la Regione Campania, le amministrazioni locali (Casamicciola Terme, Forio, Lacco Ameno), il Commissariato per la Ricostruzione di Ischia e la Soprintendenza per l’Area Metropolitana di Napoli:

  • ha valore di piano paesaggistico, assumendo la forma di strumento di coordinamento intercomunale;
  • È uno strumento operativo per la gestione e la pianificazione delle aree più colpite, coprendo un’area di oltre 2mila ettari.

«Sono 261 gli edifici o complessi residenziali da delocalizzare, in quanto situati in aree ad alto rischio o in zone interessate da interventi infrastrutturali, per un totale di 367 alloggi» sottolinea Discepolo, insieme ai sindaci del Cratere Ferrandino Giosi e Giacomo Pascale insieme al Commissario alla Ricostruzione Giovanni Legnini intervenuti per fare un punto sull’operato. «Le strutture turistico-ricettive coinvolte sono 27, mentre 38 sono gli edifici destinati ad altri usi, tra cui commerciali, artigianali, per servizi e depositi. Le aree destinate alla ricollocazione degli immobili da trasferire coprono circa 77,5 ettari, con 34,2 di lotti liberi, che potrebbero ospitare fino a 5mila nuovi alloggi».

Discepolo evidenzia l’impegno del Piano nel consumo di suolo a saldo zero attraverso la strategia della “decompressione insediativa”: una procedura per la quale gli edifici verranno dislocati dalle zone ad elevato rischio simico verso aree più sicure. Ogni intervento dovrà rispettare standard fissi di sostenibilità e sicurezza sismica, così da garantire la protezione della popolazione e la salvaguardia dell’ambiente. Le aree da delocalizzare coprono circa 77,5 ettari, mentre quelle liberate verranno destinate ad interventi di rinaturalizzazione o destinate a scopi pubblici, come spazi verdi o parchi.

Il nuovo strumento normativo definisce anche le Unità Minime di Intervento (UMI), che rappresentano il minimo ambito territoriale coincidente con l’edificio o l’aggregato edilizio e i relativi spazi di pertinenza, sia coperti che scoperti. Le UMI sono soggette a un progetto di riqualificazione architettonica, con l’obiettivo di integrare il processo edilizio per il recupero degli edifici, tenendo conto delle necessità di sicurezza sismica, contenimento energetico, miglioramento dell’assetto urbanistico e della fattibilità gestionale.


Sono state identificate oltre 2.500 UMI, attraverso le quali il territorio è stato suddiviso e collegato a un database conoscitivo che potrà essere ulteriormente aggiornato durante la fase di attuazione e gestione del Piano.


In questo contesto, le UMI acquisiscono una dimensione più complessa che comprende sia gli edifici che gli spazi aperti ad essi connessi. Questo approccio innovativo contribuisce a perseguire gli obiettivi del piano, come il sostegno alle comunità locali, la sicurezza dei cittadini e la tutela dell’ambiente e del paesaggio.

Il Piano per Ischia si è basato su un’analisi approfondita delle diversità territoriali, individuando aree omogenee caratterizzate da peculiarità paesaggistiche, ecologiche e urbanistiche.


Questa lettura differenziata del territorio prende in considerazione sia i danni causati dal sisma e dalla frana, sia i rischi derivanti dalle vulnerabilità sismiche e idrogeologiche.


Tuttavia, l’approccio non si limita a distinguere le diverse aree, ma punta a creare una rete integrata, favorendo continuità e connessioni attraverso spazi intermedi e infrastrutture paesaggistiche. Il piano individua tre ambiti territoriali omogenei (ATO), con destinazioni specifiche: ad alta criticità, a rischio minore e aree meno vulnerabili, ciascuno oggetto di interventi specifici di riqualificazione e miglioramento.

In copertina: Ischia ©Legambiente

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Giulia Fuselli
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