25-10-2024 Francesca Fradelloni 4 minuti

Intervista a Bardelli: «La Milano sociale saprà dare risposte al Piano casa»

L’assessore: «La riqualificazione degli alloggi Erp in affitto grazie alla vendita di alcuni appartamenti già deliberati dal Consiglio»

Da una parte il prezzo alto delle case, dall’altra un mercato di affitti debole, limitato e molto caro. L’emergenza casa da oggi ha un nuovo Piano che l’assessore alla Casa del Comune di Milano, Guido Bardelli, racconta a thebrief. Di significativo c’è la presa di coscienza che la regia pubblica è fondamentale e che a rischio espulsione dalla città è il ceto medio, quello che da sempre ha alimentato il capoluogo con la sua vocazione all’inclusione e all’innovazione.

Il Comune ha presentato il nuovo Piano casa. Quali i prossimi passi?

Da subito attiveremo un’offerta con i settori privati, inizieremo con una trattativa per arrivare a un progetto condiviso. Si è deciso di procedere immediatamente, entro dicembre, con una manifestazione d’interesse per le prime quattro aree.


Chiederemo affitto permanente, 80 euro a metro quadro, parti prevalenti in affitto e minoritarie in proprietà a prezzo convenzionato.


Quindi tecnicamente la proposta al mercato partirà con questa manifestazione di interesse. Rispetto alla gara tradizionale, che è la pubblicazione di un bando, è una procedura di trasparenza prevista dal nostro ordinamento per la partnership fra pubblico e privato. L’unica differenza è che invece di fare un bando si interroga il mercato e si chiede di presentare una proposta. Al termine della procedura questa proposta viene messa in gara per verificare se ci sono offerte migliori.

Parliamo di un mercato ristretto comunque?

Noi chiediamo un intervento di housing sociale con delle ulteriori limitazioni rispetto a quello tradizionale. Quindi riteniamo che gli interessati siano gli operatori che sono all’interno di questo settore. Però non escludiamo che ci possano essere imprese che vogliano costruire case per i propri dipendenti e altri soggetti. Stiamo parlando di uno stock di 21 aree, un pezzo di città molto importante.

Le aree verranno consegnate cedendo il diritto di superficie e mantenendo la nuda proprietà, ma non si rischia di camminare in un terreno scivoloso?

Innanzitutto, non parlerei mai di aree gratis, ma di aree a prezzo calmierato con riferimento all’affitto e quindi sarà il piano economico finanziario dell’operatore che ci dirà dove si ferma la possibilità di pagare un certo prezzo. Tutte le procedure di gara in cui sono state vendute dal Comune aree in locazione sono sempre state cedute (la parte in locazione ed Erp) al prezzo di un euro. In passato, anche le aree concesse dalla giunta Moratti, che hanno dato vita alle operazioni come quelle di via Merezzate e via Fratelli Zoia, sono sempre state quotate in modo simbolico.


Questo perché è un servizio di interesse collettivo, non è un business.


Sulla parte in proprietà privata ci sarà invece un prezzo di mercato per l’edilizia convenzionata perché c’è un utile, seppur modesto.

La reale efficacia del Piano casa, dunque si giocherà principalmente nelle modalità di assegnazione e di gestione delle domande. Quali potrebbero essere gli inciampi?

L’unico inciampo, in questa prima fase, potrebbe essere che la società civile, cioè quella del social housing, e delle imprese non risponda a questa chiamata, a questa sfida. Ma conoscendo la realtà milanese, mi sembra improbabile. C’è un mondo delle Fondazioni, delle imprese sociali, della cooperazione, dell’edilizia residenziale sociale, molto professionale, ricco e competente.


Per le aree più difficili, come Porto di Mare, ci sarà una procedura urbanistica di una certa complessità: noi ovviamente daremo le linee guida sullo sviluppo.


Poi, però ci vorrà qualcuno che faccia un progetto. Sulle aree piccole non vedo nessun problema.

Perché avete iniziato da queste quattro aree: via San Romanello, via Demostene, Porto di Mare e dell’ex Palasharp?

È una scelta strategica. Per esempio, via Demostene, zona a Nord Loreto quartiere che in questi ultimi tempi ha avuto una forte rivalutazione, è già quasi tutta edificata a rustico; San Romanello addirittura è un’area già bonificata di un quartiere molto infrastrutturato, l’intervento non si profila complicato: andrà trasformato un ex parcheggio per auto rimosse. Via Sant’Elia, area dell’ex Palasharp, è un’area molto bene localizzata, per la ricchezza di servizi e la necessità di implementarne altri. Porto di Mare, è l’area in questo momento più importante in possesso dal Comune e che chiede uno sviluppo urbanistico da tantissimo tempo.

Riguardo alla riqualificazione degli appartamenti sfitti di Erp, non è chiaro dove si troveranno i fondi per farla.

Noi stiamo cercando, insieme a Metropolitana Milanese (MM), di vedere le condizioni di questi appartamenti sfitti. C’è chi ha bisogno di un’imbiancatura e chi di una ristrutturazione più radicale. In sintesi, dai dati in nostro possesso, il 20% dei 2.800 alloggi in affitto, necessitano di lavori molto semplici come imbiancature e ripristino dell’impianto elettrico. Noi inizialmente vorremmo concentrarci su questi appartamenti per capire se ci sono procedure semplificate, sempre nel rispetto della normativa vigente, per accelerare.


Per quanto riguarda gli introiti, deriveranno dalla vendita di alcuni immobili, per esempio viale Lombardia e via Jacopino da Tradate sono già stati deliberati in Consiglio comunale.


Poi c’è un’ipotesi di una razionalizzazione di alcune case in centro, senza abbandonarlo, perché è un presidio importante con un significato culturale di inclusività e lotta alla gentrificazione.

In copertina: ©Assessorato alla Casa, Comune di Milano

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Francesca Fradelloni
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