18-07-2024 Chiara Brivio 5 minuti

I Paesi Bassi nel 2100 secondo Mvrdv: un territorio sott’acqua

Lo studio di Rotterdam presenta una ricerca sugli scenari apocalittici che attendono il Paese del nord. «Non possiamo più permetterci di continuare a vivere nello status quo» dice Winy Maas

I “bei Paesi Bassi” (Mooi Nederland in originale). Sembrerebbe quasi il titolo di un film ambientato nella campagna olandese con i mulini e i tulipani, e invece è il tema di un ambizioso programma del ministero degli Interni e delle Relazioni con il Regno (Bzk) dedicato ad affrontare le sfide che attendono questo piccolo Paese da qui al 2100.

Per una nazione costruita su terra rubata al mare, e con un rapporto molto profondo con l’acqua, immaginare un futuro di inondazioni significa ripensare la pianificazione del territorio, gli stili di vita, la produzione agricola e industriale alle radici. È per questo che a Mooi Nederland – una piattaforma che è anche una community della quale fanno parte designer e progettisti e che ha al centro il tema della qualità spaziale – il governo dei Paesi Bassi ha affiancato un secondo programma, Novex. Un piano organizzativo sistematizzato per 16 obiettivi nazionali e per le 12 province olandesi, e il rafforzamento del documento strategico Visione nazionale sull’organizzazione dei territori (Novi), che guida le politiche riguardanti l’uso del suolo e la pianificazione, assicurando uno sviluppo sostenibile e dei Paesi Bassi nel prossimo futuro. Un progetto che sembra un modo per accentrare quella che viene definita la “pianificazione spaziale” e che prende in considerazioni i cambiamenti che investiranno il Paese nei prossimi anni, che includono la transizione energetica e l’adattamento climatico, i cambiamenti nel mondo del costruito, e la crescita demografica.

È in questa complessa, ma lungimirante visione, che si inserisce il lavoro di ricerca a cui ha contributo anche Mvrdv, il celebre studio multidisciplinare di Rotterdam guidato da Winy Maas, Jacob van Rijs e Nathalie de Vries.


Intitolata, E se: i Paesi Bassi nel 2100” (What-if: Nederland 2100), la pubblicazione raccoglie le ricerche di tre studi di urbanistica e paesaggistica olandesi.


Oltre a Mvrdv, sono stati coinvolti infatti anche Imoss e Feddes/Olthof, interessati nella ricerca di possibili scenari e offrendo possibili soluzioni che permettano al Paese di vivere in armonia con la natura, proteggendo il patrimonio, mantenendo alta la qualità dell’abitare. «La qualità spaziale – garantire che l’abitabilità rimanga accompagnata dalla bellezza – avrà un posto centrale in questo contesto» scrive Hugo de Jonge, ministro dell’Edilizia popolare e della Pianificazione territoriale, in quello che sembra un rimando alla  “bellezza” del New European Bauhaus dell’Unione europea. Un quadro che consenta di adattare l’economia dei Paesi Bassi a “un nuovo normale”. Lo stesso de Jonge scrive ancora nel documento che i Paesi Bassi raggiungeranno i 20 milioni di abitanti nel 2050, dai 17,4 attuali, e che quindi «è necessario più spazio, ma come Paese non possiamo crescere. Dovremo scegliere e dovremo combinare in modo intelligente, utilizzare lo spazio in modo multiplo».

Lo studio presenta alcuni scenari apocalittici di un 2100 in cui il territorio dei Paesi Bassi potrebbe essere sott’acqua. Il ruolo di Mvrdv per What if si è concentrato sulla costruzione di una matrice di base, che potesse simulare alcuni scenari a partire dai diversi ambiti della progettazione. In primis il cambiamento climatico e la crescita demografica, con approcci differenziati su come affrontare l’innalzamento del livello del mare, la distribuzione delle abitazioni, della natura, dell’agricoltura, delle infrastrutture.


La matrice si configura quindi come uno strumento per supportare eventuali visioni e proposte per il futuro.


Ma dei tre scenari, è quello più estremo sul quale si sono concentrati i tre studi: la proiezione massima di crescita demografica con gli effetti più impattanti del riscaldamento globale. Come dovrebbe comportarsi quindi questo Paese, che con l’acqua ha da sempre un rapporto molto profondo? La risposta, secondo Mvrdv, sta nello «smettere di combatterne l’avanzamento, e adattare gli stili di vita a quel nuovo paesaggio che andrà a configurarsi». E per questo serve una pianificazione a lungo termine.

«Sembra difficile da immaginare adesso, ma potremmo essere costretti a vivere in paesaggi sommersi un giorno. Se vorremo, potremo trasformare le fattorie in torri, potremo far diventare Enschede, la città più popolosa dei Paesi Bassi. Quello che però non possiamo permetterci è continuare a vivere nello status quo, costruendo in modi che oggi sappiamo non essere più sostenibili, resilienti, flessibili, in un Paese che si trova ampiamente sotto il livello del mare» scrive Winy Maas in una nota.

Le scelte che dovranno essere fatte riguarderanno in particolar modo le città più popolose situate ad ovest, vicino al mare – come Amsterdam –, e che sono state costruite nelle zone “basse” del paese. Nello scenario estremo, questi centri urbani non saranno più protetti dall’innalzamento del livello dell’acqua. Di rimando, le città ad est, chiamate “città sabbia” e che sorgono nell’interno, diventeranno luoghi iper-densi e dove si concentreranno la maggior parte della popolazione e delle attività economiche. Non solo, ma anche l’agricoltura dovrà essere ripensata in modo verticale, e la residenzialità dovrà essere ri-sviluppata per una densità massima, con spazi verdi situati sui tetti degli edifici. Saranno previste anche delle zone cuscinetto per l’acqua piovana e la produzione di materiali bio-based.

Per le “città allagate”, invece, sarà necessario applicare delle soluzioni innovative per salvare i centri storici e i suoi monumenti (per esempio, con la costruzione di dighe intorno ai centri urbani), ma sarà impossibile salvare tutto. Per questo, a livello abitativo, i piani terra saranno svuotati, portando le attività su delle estensioni sui tetti, e saranno creati nuovi livelli di passaggi pedonali sopra l’acqua che connetteranno gli edifici tra loro. La popolazione dovrà quindi adattarsi a vivere in simbiosi con l’acqua. Si legge nel testo di Mvrdv,


«le città allagate diventeranno pioniere della resilienza e dell’adattabilità, in armonia con la natura».


Sarà abbandonata l’agricoltura tradizionale e piccole imbarcazioni diventeranno il nuovo mezzo di trasporto.

Scrive ancora Maas, «in questo momento abbiamo bisogno di un cambiamento radicale nel nostro modo di considerare cosa è normale e sensibile, e cosa invece sembra folle e inarrivabile». Come forse gli scenari presentati in questa ricerca.

Lo studio What if è stato pubblicato dalla Piattaforma di advocacy Ontwerp Nl (progettare Nl), di cui fanno parte l’equivalente dei nostri Ordini degli architetti e degli ingegneri e altre associazioni, in collaborazione con Mooi Nederland.

In copertina: What-if, Waterlogged city, Post war neighbourhood ©Mvrdv

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Chiara Brivio
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