23-06-2023 Alessio Garofoli 2 minuti

Gli ingegneri fanno 100: «Rilanciare l’albo con l’iscrizione obbligatoria»

Il presidente Perrini (Cni): «Basta difformità con medici e avvocati»

Gli ingegneri celebrano i 100 anni della creazione del loro ordine professionale (e di quello degli architetti). Obiettivo per il quale avevano tanto combattuto (vicenda lunga, tortuosa e poco nota ai non addetti ai lavori che non a caso viene raccontata nell’ultimo numero della rivista del Cni dedicato al centenario). Per questo ne rilanciano il ruolo, con lo scopo di convincere «la società civile e il legislatore che, come per il medico, indispensabile artefice della salute, e per l’avvocato, difensore del cittadino nelle questioni giudiziarie, è obbligatoria l’iscrizione a un albo professionale, a garanzia delle prestazioni svolte, altrettanto lo deve essere per l’ingegnere, garante della sicurezza della società civile, in tutti i campi in cui opera». E invece oggi, secondo i dati resi noti dal Consiglio nazionale degli ingegneri, «su circa un milione di laureati in ingegneria oltre 250mila sono iscritti all’albo». Un quarto.

L’invocazione arriva dal presidente del Cni, Angelo Domenico Perrini, che apre l’evento organizzato per festeggiare la ricorrenza alla Pontificia università Urbaniana di Roma. Con un regalo per i convenuti: una vista mozzafiato sul centro storico dal Gianicolo e la possibilità di camminare sull’opera di un famoso architetto rinascimentale: le mura leonine rinforzate nel XVI secolo su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane. Proprio per risolvere la questione dell’obbligo dell’iscrizione all’albo, argomenta Perrini, «il Cni sta sollecitando il governo affinché il nuovo testo unico venga approvato non come Decreto della presidenza della Repubblica, ma come vera e propria legge», che potrà «semplificare l’attività dei professionisti e degli altri operatori del settore».

La politica risponde «presente». I rappresentanti politici invitati all’appuntamento sembrano accogliere positivamente la richiesta. Tra i più convinti Francesco Paolo Sisto, viceministro alla Giustizia nonché unico presente di persona insieme alla sottosegretaria del ministero delle Imprese e del Made in Italy Fausta Bergamotto e all’assessore all’Urbanistica di Roma Capitale Maurizio Veloccia.


Sisto ricorda di essere avvocato: dunque per lui nulla osta, spiega, all’iscrizione obbligatoria all’ordine anche per gli ingegneri.


Da parte sua Veloccia fa notare di essere a sua volta laureato in ingegneria e iscritto all’albo, di cui sottolinea l’importanza per assicurare «deontologia, formazione e sicurezza». E rilancia un allarme: la Pubblica amministrazione, dice, non fa formazione e paga troppo poco gli ingegneri. Con il risultato che i bandi degli enti locali dedicati alle professioni scientifiche «vanno deserti».

Da remoto arrivano i saluti del viceministro alle infrastrutture Edoardo Rixi, dei sottosegretari alla Cultura Vittorio Sgarbi e all’Interno Wanda Ferro, di Guido Castelli, commissario alla ricostruzione post-sismica per Abruzzo, Lazio, Marche e Umbria. E ancora: di Maurizio Lupi, capogruppo alla Camera di Noi moderati, del capogruppo del Pd al Senato Francesco Boccia, della deputata di Fi Deborah Bergamini. Tutti concordi non solo nel fare gli auguri al Cni, ma nel volerne garantire le funzioni, talvolta messe in discussione.

Il 23 giugno di un secolo fa nasceva anche l’ordine degli architetti. Non a caso tra gli oratori c’è anche il presidente del Consiglio nazionale degli architetti Francesco Miceli, che a tal proposito critica l’Unione europea. Ue che, afferma Miceli, ha commissionato uno studio sulle libere professioni in cui rileva delle criticità sul sistema ordinistico, con l’obiettivo di trasformare gli ordini professionali in «semplici attività economiche». Ma il sistema ordinistico così com’è organizzato in Italia, a giudizio di Miceli, è invece garanzia di «ruolo sociale», a tutela «dell’interesse collettivo».

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Alessio Garofoli
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