Famiglie unipersonali e anziani, a Matera al centro il tema della casa per tutti

27-09-2024 Francesca Fradelloni 4 minuti

All’assemblea Legacoop Abitanti si parla di nuove forme di coabitazione, della crisi demografica e degli impegni del commissario europeo alla Casa

La stagione della “casa per tutti” riparte da Matera, la terra-madre dei progetti dell’abitare sociale grazie anche alla nobile spinta che fu di Carlo Levi quando raccontò la storia della sua evoluzione urbanistica e sociale. Tutte le questioni sullo spopolamento e il restauro dei Sassi passano ancora oggi inevitabilmente dallo scrittore. Attraverso quelle poche lucide pagine “Leviane” c’è anche, sottintesa, la forza del ruolo sociale dell’architettura. Ricostruzione, rigenerazione, equilibrio, sostenibilità e comunità sono i pilastri che reggono l’assemblea Legacoop Abitanti ospitata nella cittadina della Basilicata con il titolo “Cooperare al quadrato. Progetto, strumenti e cultura dell’abitare”.

Si parla di luoghi dove vivere, ma anche di servizi che possano garantire qualità dell’abitare ai soci più deboli e anche modi di pensare la casa in modo alternativo per un domani stravolto dalla crisi demografica che cammina. Una crisi che stravolgerà i bisogni.

«l nostro futuro è già certo da qui al 2043, segnato da un 4% in meno di popolazione che salirà al 22% nel 2080», racconta così lo scenario futuro Andrea De Panizza, economista Istat. «Da qui a vent’anni abbiamo alcune città del Nord che continueranno a crescere, Milano, Bologna e Firenze, ma se arriviamo in Sardegna e Sicilia si segnala una perdita di abitanti del 20%. Una divaricazione già esistente a livello territoriale». Ma c’è da segnalare anche un dato qualitativo: la data anagrafica della popolazione crescerà sempre di più, gli anziani saranno i nuovi abitanti delle nostre città.


«Questo dato insieme al dato che ci fa dire che le famiglie saranno soprattutto unipersonali, ci fa dedurre che la domanda di abitazioni non diminuirà», prosegue De Panizza.


In sintesi: nel breve e medio periodo il numero di famiglie aumenta perché aumentano le famiglie composte da una persona e le coppie con figli diventeranno un soggetto minoritario. Inoltre, se crescono gli anziani e i pensionati aumenta la spesa sociale, si riduce la base occupazionale, l’economia cresce meno e si riduce il reddito, soprattutto dei più fragili per età anagrafica. Abbiamo, dunque, ancora bisogno di costruire? «Il numero di abitazioni si è triplicato da 11 milioni si è arrivati ai 35 milioni, ma è anche aumentato il numero di abitazioni dove nessuno è residente: per abbandono, per migrazione e per turismo. È lievitato il fabbisogno di manutenzione, in un Paese dove il patrimonio immobiliare è fatto da edifici costruiti negli anni Sessanta e Settanta. Oggi, dunque, c’è bisogno di case e c’è bisogno anche di case riqualificate», conclude l’economista.

Legacoop abitanti si sta attrezzando per queste esigenze future. «L’associazione dal 2017 fino a oggi ha 372 cooperative attive in questo arco di tempo con un valore della produzione che supera i 320 milioni e un patrimonio netto di 2 miliardi e mezzo e 22mila soci», racconta Mattia Granata, area studi Legacoop.

«Le politiche abitative che vanno incontro ai cambiamenti sociali sono legate ai servizi. Quelli più richiesti sono la gestione dei rifiuti e riciclo, il pronto intervento, le comunità energetiche, gli spazi con giochi attrezzati e il portierato. Ma ci sono anche i servizi alla persona (servizi per anziani e pulizie, prestazioni sanitarie, asilo nido e adempimenti burocratici) e i servizi culturali e ricreativi», spiega Granata, perché il processo di innovazione e ripensamento in parallelo alla società che cambia, è necessario.

«Le sfide sono tante», racconta la presidente di Legacoop Abitanti, Rossana Zaccaria. «La dissonanza tra l’idea della progressiva conquista dei diritti per tutti rispetto a vite sempre più precarie.


Noi cooperatori dobbiamo fare i conti con le fatiche delle famiglie, il 22,8% a rischio povertà e soprattutto giovani, il lavoro sempre più intermittente e il welfare sempre più a rischio.


Sulle questioni abitative ha prevalso una logica che ha concentrato la ricchezza patrimoniale con formule che generano economie recessive e improduttive. Ci sono però energie civiche e processi collettive che hanno bisogno di letture imprenditoriali. Se riusciamo a essere un veicolo di questi desideri e aspirazioni, stiamo lavorando bene per il futuro, con nuovi modi di abitare per nuove reti e nuove famiglie. C’è da dire che l’Italia destina lo 0,1 del Pil alle politiche per la casa, un gap da colmare grazie all’ipotesi di strutturare un lavoro insieme all’Europa con la presenza di un commissario alla Casa e all’Energia», conclude Zaccaria.

A confermare lo scenario, i dati del rapporto “Collaborare e abitare. Il diritto alla casa nelle metropoli per le nuove generazioni” realizzato da Fondazione G. Feltrinelli in collaborazione con la Fondazione Cariplo. Lo studio, in primis, evidenzia come il trend di mobilità giovanile in Italia sia crescente: aumenta la maggioranza di soggetti che preferiscono vivere in affitto anziché possedere la casa, soprattutto a causa della precarietà economica e lavorativa che incide nella scelta di affitto per il 42 per cento. Molti giovani, poi, proprio a causa della mobilità e fluidità di lavoro e residenza si mostrano interessati a soluzioni abitative alternative basate su coabitazione, condivisione degli spazi e collaborazione tra le persone. Un modello che risponde alle esigenze di una società sempre più complessa e variegata, che mette al centro la socialità e il senso di comunità.

In copertina: Famous Sassi of Matera , Italy, ©4kclips, AdobeStock

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesca Fradelloni
Articoli Correlati
  • Ischia e le città del futuro. Benedetta Tagliabue vince il premio Pida 2024

  • L’iper-città sarà green, tecnologica e creativa, parola di Utopian Hours

  • Disuguaglianze e diritto alle città. La 24esima Triennale si racconta

  • Landscape festival: il paesaggio come strumento per ripensare le città