Il parco solare, una delle forti idee del masterplan, una nuova comunità energetica che nasce con l’Expo
Febbraio 2023. A che punto è il vostro lavoro e quali sono le prossime milestone?
Il lavoro progettuale è concluso, almeno per questa fase, anche se poi si continua nel confronto col territorio e negli approfondimenti della fattibilità, ma direi che ora è il momento di diffondere il progetto e le sue qualità tra i Paesi che dovranno decidere chi ospiterà l’edizione del 2030. Siamo molto concentrati nel far valere un progetto giudicato da ogni parte innovativo e molto dettagliato. Su questo siamo molto fiduciosi avendo anche letto il dossier e visto i progetti dei nostri concorrenti, poi la partita del voto è anche o forse prettamente politica.
Quali sono le aree di Expo? Il focus è su Tor Vergata e con quali altre ricadute? C’è una richiesta recente di farlo arrivare all’Eur…
Il progetto nasce con l’idea di coinvolgere da subito tutta la città e di guardare in primis al suo futuro, è un progetto che a differenza di Milano è nato proprio dalla fine per poi andare a ritroso senza perdere di vista l’efficienza e la spettacolarità dell’evento. Con Carlo Ratti, Italo Rota e Richard Burdett (autori del masterplan con molti altri consulenti) si è voluto da subito impostare il progetto del post expo: un grande parco della conoscenza internazionale a Tor Vergata e non solo.
Si è voluto ragionare sul centro città con un padiglione teaser ai Fori imperiali per attrarre il visitatore internazionale, due padiglioni di welcoming nelle piazze di Termini e Tiburtina e un grande intervento di riqualificazione urbana che li collega al sito attraverso la via Appia antica e il parco degli acquedotti. E queste sono solo le opere dirette che come comitato spetta a noi immaginare, alle quali si aggiungono le indirette: centinaia di milioni volti al miglioramento dei trasporti ed in particolare delle linee metropolitane con lo sfilamento della C per arrivare al sito che sarà un grande lascito per Università e Policlinico, e infine le opere connesse che verranno orchestrate da Roma Capitale e riguardano la rigenerazione di tutta la città dal Tevere ad Ostia passando per molti interventi in continuità con quelli del Pnrr.
L’idea progettuale è quella del più grande parco solare al mondo. I tre ingredienti di novità di questa proposta, sotto la tua lente?
Ma tutto il progetto vuole essere innovativo a partire dal disegno dello spazio dedicato ai visitatori e alla loro esperienza, dalla piantata romana del boulevard arricchita con alberi artificiali per raccogliere sole, vento e acqua, fino alle regole di costruzione che forniremo ai paesi partecipanti, tutte volte alla sostenibilità e al riuso o riciclo dei materiali.
Per non tralasciare la dimensione urbanistica del progetto: il rapporto con l’agro romano, la ricucitura di un tessuto slabbrato della città di margine, una rinnovata centralità del campus universitario e la dotazione di verde e servizi per tutti i quartieri limitrofi.
Quali opportunità intravedi per il mondo della progettazione, delle costruzioni e di chi sviluppo? Che tipo di risorse private potranno servire?
Al solito Expo è una grande palestra per il nostro settore, in pochi anni vedremo la realizzazione di architetture straordinarie seppur in parte effimere progettate da giovani emergenti così come da grandi star consolidate: un’occasione unica di espressione creativa che contiamo questa volta possa essere consapevole e sostenibile.
Una sfida per architetti, ingegneri costruttori e allestitori che potrà non solo portare beneficio economico ma che credo come è successo a Milano potrà far crescere professionalità nuove o arricchire quelle esistenti in un’arena serrata di controllo dei tempi e dei costi e di carattere internazionale.
Incrociamo quindi le dita e proviamo ad ogni livello a sostenere questa candidatura che tanto bene potrebbe fare a Roma e al Paese.
In copertina: Expo 2030
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