Energia pulita per industria e mobilità pesante. Il futuro è nell’idrogeno?
Tecnologia in evoluzione e costi alti, ma per il Ministro Cingolani è «una delle grandi soluzioni»
L’elemento più comune in tutto l’universo osservabile, rinvenibile nell’aria, nell’acqua e perfino all’interno di determinati tipi di rocce. Partendo da queste considerazioni è quasi scontato pensare come l’idrogeno sia visto, da molti, come la soluzione in grado di risolvere una volta per tutte il problema dell’approvvigionamento energetico che, in particolar modo a partire dalla rivoluzione industriale, affligge l’umanità. Ma non sono tutte rose e fiori. Le proprietà dell’idrogeno lo rendono un elemento altamente infiammabile e difficile da stoccare, quantomeno con la tecnologia ad oggi disponibile e attuabile (sotto il profilo dei costi). Motivo che spiega come mai se ne parli da almeno due decadi senza però che il mercato sia esploso. Intanto il dibattito continua sulle potenzialità dell’idrogeno blu e verde, rispettivamente prodotti con l’uso di combustibili fossili e di energia generata da fonti rinnovabili, trattandosi del vettore in grado di rivoluzionare settori fra i più impattanti sotto il profilo ambientale, a partire da quello industriale (acciaio e cemento su tutti) e della mobilità pesante (tir, treni e navi).
Il dibattito vede in prima linea non solo le grandi aziende del settore dell’energia, ma anche i governi degli Stati che più trarrebbero giovamento dall’uscire dalla subordinazione rispetto a risorse come gas e petrolio.
Inoltre, sempre più soggetti pubblici e privati, stanno guardando alla diffusione dell’uso dell’idrogeno come vettore energetico fondamentale per il processo di decarbonizzazione dell’economia globale, sancito durante la Cop21 di Parigi del 2015. A sottolinearlo il Ministro della Transizione Ecologica (ex Ministero dell’Ambiente), Roberto Cingolani, ospite in apertura dell’evento “La strategia sull’idrogeno e la transizione energetica”, organizzato dal Sole 24 Ore. Un tema nevralgico per l’Italia, considerando anche la dipendenza dall’estero per quanto riguarda le materie prime destinate alla produzione di energia, vulnus strategico del nostro Paese che il crescente mercato delle rinnovabili ancora non è riuscito a risolvere.
Il contesto. «Sono due le sfide principali che dobbiamo affrontare» ha spiegato il Ministro. «Da un lato quella interna, considerando che abbiamo obiettivi molto importanti rispetto alla riduzione della CO2 prodotta già nel 2030; ogni Paese parte da una situazione differente, ma il punto di arrivo è uguale. Altra sfida è quella esterna: l’UE produce circa il 10% dell’anidride carbonica globale ogni anno, una cifra che è in continua diminuzione. Sarebbe però paradossale se altri compensassero i nostri sforzi andando a rilasciare più gas climalteranti. Anche qui ci sono differenze importanti e grandi aspirazioni legittime di sviluppo, questo rende la transizione ecologica ancora più sfidante». E non c’è alternativa, considerando che qualora non riuscissimo a rispettare i limiti, ha ricordato il Ministro, dovremmo fare i conti con una situazione sempre più problematica che necessiterebbe interventi drastici e negativi anche per lo sviluppo economico.
Le procedure. Un’opportunità per investimenti di grande portata arriva dal PNRR, l’ormai famoso Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza in discussione da mesi e che, entro fine aprile, dovrà essere consegnato alle istituzioni europee per avere in cambio quasi 200 miliardi di euro fra prestiti a fondo perduto e con bassi tassi d’interesse. «La nostra scelta anche qui è chiara: più di un terzo del piano riguarda interventi finalizzati alla riduzione delle emissioni» racconta Cingolani. «C’è però un problema importante, ovvero quello delle procedure. Metteremo in atto politiche e progetti aggressivi, ma serve uno snellimento burocratico e sulla catena dei permessi ci sono dei problemi evidenti». In questo senso, un esempio evidente arriva dalle aste pubbliche per la realizzazione di parchi fotovoltaici. «Il mercato spagnolo – ha ricordato il Ministro – sta investendo molto sulle rinnovabili di questo tipo ed è molto più attrattivo rispetto al nostro per un semplice motivo: ci vuole poco tempo per poter scaricare a terra l’investimento, che non si arena fra i tanti passaggi autorizzativi. In poche parole, dobbiamo diventare più attrattivi». A partire dall’annosa questione dello snellimento della burocrazia.
La transizione. C’è un ambito nel quale siamo ancora in corsa per poter diventare uno dei Paesi all’avanguardia in campo internazionale, inserendoci in un trend in costante crescita. «Quello dell’idrogeno è un tema degno di grande attenzione – evidenzia Cingolani – e, considerando anche le caratteristiche del nostro territorio, dobbiamo pretendere di stare in pole position per quanto riguarda la sostenibilità della nostra società. L’idrogeno è in prospettiva una delle grandi soluzioni per il futuro. Oggi si parla di fase di transizione perché ancora la domanda è scarsa e i costi sono alti. Dobbiamo costruire le condizioni perché questo diventi il vettore principale. La domanda può arrivare dal trasporto pesante su ruota, dai treni, dal trasporto navale. Servono però luoghi di stoccaggio e una fitta rete sul territorio. Ad oggi solo una compagnia privata se ne occupa. Anche il settore dell’acciaio potrebbe abbattere il proprio impatto ambientale utilizzando l’idrogeno come fonte di energia. Il mercato è pronto a pagare di più qualcosa perché è “verde”».
Il piano. C’è già uno schema d’azione per favorire l’uso dell’idrogeno? «Al momento non abbiamo le infrastrutture, per le quali sarebbero necessari svariati miliardi di finanziamenti. Si stanno comparando metodologie diverse: dall’idrogeno blu a quello verde, dal trasporto su ruota o in altro modo. Ad oggi – ricorda il Ministro – la tecnologia ha bisogno di tempo per essere consolidata e calare di prezzo. Nel momento in cui, come previsto, i risultati saranno straordinariamente buoni, a quel punto si tratterà di creare una rete con il mercato che sarà maturo. Anche nell’ottica dell’economia circolare, dobbiamo proteggere la nostra supply chain».
In copertina immagine tratta dalla locandina dell'evento "La strategia sull’idrogeno e la transizione energetica"
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