
Edifici scolastici migliori favoriscono l’apprendimento. Lo dice Bankitalia
Lo studio sulle scuole italiane: quasi 2mila carenti su mense, palestre, efficienza energetica
Il gap tra nord e sud Italia investe anche la scuola. E riguarda non soltanto l’ambito dell’apprendimento, ma anche la qualità degli edifici scolastici. Una variabilità che si riscontra su palestre, mense, ampiezza delle aule e sicurezza, nonché sull’efficienza energetica. Questo comporta conseguenze sull’apprendimento, ma anche sulle scelte degli studenti, come quella tra permanenza o abbandono scolastico, specialmente per le donne. Si tratta, insomma, di una spia di disuguaglianza perché un buon edificio non ha solo valore estetico, ma anche funzionale. A dircelo è Banca d’Italia nel suo Quaderno sulla dotazione delle infrastrutture scolastiche, recentemente reso pubblico e intitolato “Per chi suona la campanella?”.
La pubblicazione comprende un gruppo di indicatori sulla dotazione di infrastrutture scolastiche a livello territoriale, segnalando che circa 1.900 scuole secondarie di primo e secondo grado sono contraddistinte da dotazioni insufficienti o carenti a fronte di bacini di utenza molto ampi. Stando allo studio, le caratteristiche morfologiche e funzionali maggiormente correlate con gli esiti dell’apprendimento sono la destinazione dell’edificio a uso scolastico, la presenza di una mensa, la dospinibilità di dispositivi per la riduzione dei consumi energetici, il collegamento con una rete di trasporti, l’abbattimento delle barriere architettoniche, la presenza di una struttura costruita da meno di 50 anni e quella di una palestra. Nello studio Bankitalia fa notare come gli studenti del Nord Est, per esempio, possono godere di spazi scolastici più ampi del 60% rispetto ai loro coetanei meridionali e hanno maggiori probabilità di frequentare scuole con mense. A mostrare maggiore inadeguatezza, da questo punto di vista, le aree urbane densamente popolate, come Lombardia, Campania e Sicilia. I ricercatori di via XX settembre lo scrivono chiaramente:
«La diversa disponibilità quali-quantitativa di infrastrutture scolastiche, soprattutto nelle fasi iniziali del processo formativo, potrebbe determinare degli squilibri nelle opportunità di apprendimento degli alunni e ritardi educativi difficilmente recuperabili nei cicli di istruzione successivi».
Infrastrutture scolastiche appropriate possono invece favorire l’ingresso e la permanenza nel mondo del lavoro delle madri specie in contesti economicamente deboli, che potranno così delegare la cura dei figli per diverse ore. Ecco che allora il problema non è solo dell’alunno, ma anche dei suoi genitori. Esiste un vantaggio per le famiglie che possono avvalersi delle mense scolastiche, quindi del tempo pieno, e delle palestre con attività sportive direttamente a scuola, non dovendosi preoccupare di queste prestazioni per conto loro. Come uscirne? Per Bankitalia un’occasione sta nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Che però, ormai è sufficientemente chiaro, non è una cornucopia ma un programma da gestire con grande impegno. Non a caso, a questo proposito, è ancora Banca d’Italia a rimarcare l’esigenza di un controllo più attento e di un migliore coordinamento per poterne armonizzare i finanziamenti alle necessità locali.

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