22-11-2016 2 minuti

Dopo i primi 150 giorni della giunta Raggi, lo stadio della Roma resta in bilico

La cronaca quotidiana su Corriere della Sera, Repubblica e Sole 24 Ore

"O la Roma rinuncia ai 220 milioni di opere inutili, oppure pensi ad un’area diversa"

Paolo Berdini

Lo stadio della Roma diventa un caso. Follia Tor di Valle. Ecco il piano B giallorosso. Il comune frena sullo stadio della Roma. Questi gli ultimi titoli sul caso della costruzione del nuovo stadio della AS Roma che dovrebbe sorgere a Tor di Valle, nella zona sud ovest di Roma. Il piano prevede un investimento di 1,6 milioni interamente a carico dei privati, per la costruzione dello stadio e di un business park progettato dall’architetto Daniel Libeskind con tre grattacieli per 650mila metri quadri di uffici. 

Dopo il no alle Olimpiadi e il balletto sulle torri dell’Eur, la Giunta Raggi nei suoi primi 150 giorni si trova alle prese con un’altra importante scelta urbanistica.
 
“Due gli intoppi che gettano ombre preoccupanti sul nuovo impianto – scrive Gianluca Piacentini sul Corriere della Sera – da una parte le sei pagine di rapporto della soprintendenza a Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Roma che ha espresso un parere estremamente negativo sul progetto. Dall’altra l’audizione nella sede della regione Lazio dell’assessore all’Urbanistica Paolo Berdini, che ha ribadito di essere favorevole alla costruzione dello stadio ma non a tutto quello previsto intorno”.

Ridurre le cubature per l’assessore è la condizione per poter portare avanti il progetto. “O la Roma rinuncia ai 220 milioni di opere inutili, oppure pensi ad un’area diversa – dichiara il super-assessore Berdini che ha la doppia delega all’Urbanistica e ai Lavori pubblici -. Lì si può tornare solo alle regole del piano regolatore, che prevede 63mila metri quadri in tutto, cioè lo stadio con una zona commerciale da 10mila. Se il progetto è questo io posso firmare adesso”. Via gli uffici delle torri e via le nuove infrastrutture previste dal piano iniziale. Anche le proposte di costruzione di uno svincolo, di un ponte dell’autostrada e del prolungamento della metro B infatti non sono necessari secondo Berdini. “Rimarrebbero quindi da potenziare le due linee la Roma-Fiumicino e la Roma-Lido – prosegue Piacentini -. Ma basterà?” 

Una proposta di riduzione che, secondo Paolo Bollacci e Matteo Pinci di Repubblica, sarebbe un assist per il consorzio giallorosso “rassicurato anche dal fatto che i pareri critici della soprintendenza sull’area non sono vincolanti – si legge sul quotidiano del gruppo L’Espresso -. Infatti, ragionano i vertici della squadra, non costruire i tre grattacieli progettati dall’archistar Libeskind permetterebbe di ridurre l’investimento. Una possibilità considerata vantaggiosa se si pensa alla paura di non piazzare sul mercato immobiliare tutti quei metri cubi di uffici”. 

Si concentra sull’impatto economico invece Laura Di Pillo sul Sole 24 Ore. “Dal 2012 ad oggi sono stati 60 i milioni spesi per i costi progettuali – scrive la giornalista -. Senza considerare l’effetto dell’opera sull’economia di Roma: l’università la Sapienza stima un incremento del Pil per la provincia di 5,7 miliardi dopo 3 anni e 18,5 miliardi dopo 9 anni. Con 5.500 posti di lavoro in più”. 

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