Digitalizzare per non morire. Più comunicazione e più open-Bim per l’edilizia
Nelle costruzioni il valore aggiunto resta sotto la media italiana, dicono Gs1 Italy e Cresme
Produttività è la parola magica dell’economia italiana, per lo più sfortunatamente nel senso della sua insufficiente crescita. Il settore delle costruzioni continua a recuperarne, in modo sempre più rapido. Aiutato anche da incentivi fiscali. Ma ha ancora molto da fare per agguantare i livelli medi degli altri settori dell’economia nazionale. Al confronto della media del triennio 2017-2019, nel 2022 il valore aggiunto per ora lavorata è aumentato di +9,2%, arrivando a 26 euro per le imprese edilizie e a 25 per gli studi di architettura e ingegneria. Prestazione migliore della media generale dell’economia italiana (+2,8%), in cui però il valore aggiunto per ora lavorata è assai più alto (36,5 euro). Che fare? La via maestra, anche in questo caso, è quella di spingere sulla digitalizzazione. Dati e soluzioni che emergono dalla ricerca “La digitalizzazione nel settore delle costruzioni: scenari e potenzialità del mercato”, realizzata da Gs1 Italy in collaborazione con Cresme – Centro Ricerche Economiche Sociologiche e di Mercato nell’Edilizia, presentata il 13 aprile nel corso dell’evento “Digitalize or die? Tracciabilità, interoperabilità e sostenibilità per la modernizzazione delle costruzioni”.
Quello delle costruzioni è il macrosettore che ha vissuto la crescita media della produttività più elevata sia pre che post pandemia: +1,5% annuo nel periodo 2017-2019 e +9,2% nel 2022 contro, rispettivamente, il +0,4% e il +2,8% della media nazionale. Una particolarità tutta italiana: tra i quattro principali paesi europei, solo da noi le costruzioni hanno mostrato una crescita così marcata della produttività negli ultimi sei anni (+2,0% medio annuo in Italia, -0,8% in Germania, -4,5% in Spagna e -1,0% in Francia). E dunque, per andare avanti, «Digitalize or die», digitalizza o muori. Anche perché in base al programma strategico per il decennio digitale 2030 entro quell’anno gli Stati membri dell’Ue dovranno definire le loro politiche digitali per conseguire, tra gli altri traguardi, un miglioramento nell’adozione di nuove tecnologie, come l’intelligenza artificiale, i dati e il cloud, nelle imprese. Incluse quelle di piccole dimensioni.
Nel comparto delle costruzioni la produttività oraria ancora troppo bassa è il problema principale. Criticità che si può attribuire al costo dell’errore che l’attività edilizia porta con sé: previsioni di spesa e tempi di esecuzione che si allungano rispetto ai programmi in primo luogo. Un’altra componente è la filiera lunga, con una difficoltà nel flusso delle informazioni e nell’organizzazione dei rapporti tra gli attori della filiera, che causa gravi inefficienze facendo lievitare i costi dell’attività.
Dalla ricerca “La digitalizzazione nel settore delle costruzioni: scenari e potenzialità del mercato” emerge quanto il tema della digitalizzazione e dell’automatizzazione della tracciabilità in cantiere sia ritenuto cruciale, non solo per migliorare produttività ed efficienza, ma anche per abbattere il rischio operativo. Senza un tracciamento efficace dei flussi di materiali e di lavoro, specialmente in contesti di subappalto, l’impresa si espone infatti a rischi amministrativi, di sicurezza e ambientali.
Quanto alla digitalizzazione della fase di procurement, il processo di standardizzazione delle informazioni tecniche di prodotto appare più in salita. In particolare, distribuzione e imprese lamentano una certa reticenza da parte dei produttori nell’aderire a standard condivisi per le informazioni tecniche.
Questo anche se standardizzazione delle informazioni e miglioramento dell’efficienza nello scambio dei dati all’interno della filiera stanno diventando un imperativo a tutti i livelli: nelle imprese produttrici, specie nei settori maggiormente internazionalizzati; nella distribuzione; presso imprese e installatori, vista anche la sempre maggiore integrazione impianto-edificio, con la diffusione della domotica e dell’Internet of Things.
In questo contesto, è fondamentale la diffusione nel mondo delle costruzioni degli strumenti Bim (Building Information Modelling), che permettono una gestione integrata di tutto il processo e sono la via maestra all’ingresso della filiera nell’era digitale.
La ricerca Gs1 Italy-Cresme rimarca una mancanza di dialogo tra costruttori e progettisti, ovvero di una progettazione integrata con la fase costruttiva vera e propria. Come favorire, quindi, la crescita della digitalizzazione nel mondo delle costruzioni?
In primo luogo, serve l’adozione capillare di un modello di progettazione, architettonica e impiantistica, completamente gestito su piattaforma Bim: oggi su dieci progetti pensati in Bim, solo metà arriva a realizzazione sempre in Bim e solo uno o due sono gestiti in piattaforma Bim.
Per colmare questo ritardo e incentivare una maggiore diffusione di questi strumenti, bisogna che tutti i prodotti siano univocamente identificabili e rintracciabili in ogni fase: progettazione, costruzione, consegna, gestione e manutenzione. Dopodiché, urge rispondere alla crescente necessità di collegare il mondo virtuale con quello fisico, con la creazione dei gemelli digitali, aprendo la strada a un nuovo modo di lavorare. Che consenta di accedere a dati e informazioni utili, garantiti e aggiornati, che tutte le parti interessate possono scambiarsi in modo rapido e affidabile.
Organizzato con il patrocinio dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Milano e dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Milano, l’incontro ha richiamato alcuni tra i più importanti attori della filiera delle costruzioni: da Ance, Angaisa, Assimpredil, Università di Brescia, a Bticino, edilportale.com, Formedil, Harpaceas e Metel.
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