Di Amato (Maire): Visione e competenze. Osare e uscire dalla confort zone
Il presidente del gruppo industriale in occasione della presentazione del report Guamari
Spaziare, muoversi dall’area di comfort, con la consapevolezza che i cambiamenti possono avere impatti positivi. Così Fabrizio Di Amato, presidente e fondatore del gruppo industriale Maire, uno dei principali contractor di impiantistica e ingegneria oil&gas e petrolchimico su scala globale, in occasione dell’incontro-dibattito di presentazione del report 2024 on the Italian Architecture, Engineering and Costruction Industry. Arrivata alla sua undicesima edizione, Di Amato è stato ospite a Roma nell’iniziativa promossa da Guamari nella sede Ance. Un’eccellenza nazionale, recentemente rientrata in Oice, leader nell’ambito della costruzione impiantistica e della transizione energetica, che tiene insieme engineering, procurement e construction, che dall’Italia ha raggiunto il mondo con la ricerca continua.
La carriera di Di Amato è intrisa di esperienza e passione per l’innovazione, dove sono stati determinanti i momenti di riflessione e di adattamento alle esigenze di un mercato sempre più globale.
Il gruppo Maire, operante in almeno 50 paesi, è una testimonianza di come un’impresa possa evolversi e prosperare attraverso la visione strategica e l’integrazione delle competenze.
«All’inizio eravamo tre persone, ora siamo più di 9.000 dipendenti – racconta Di Amato – un’avventura che ha avuto inizio in un piccolo ufficio a Roma, ma che oggi si è espansa a livello globale, toccando settori diversificati, dalla chimica alla transizione energetica». Successo indiscusso e guardando al futuro Di Amato evidenzia tra gli ostacoli principali recenti quello della la scarsità delle risorse umane e delle competenze. Si tratta di una problematica che si riscontra in numerose realtà aziendali, ed è legata non solo alla difficoltà di reperire personale qualificato, ma anche di saper gestire la complessità dei progetti.
«A cavallo tra gli anni ’90 e 2000, il cambiamento delle normative – racconta l’imprenditore – ed una legge in particolare che imponeva nuove regole, hanno determinato una fase di incertezza, in cui l’azienda si è trovata ad essere troppo piccola per essere grande, ma troppo grande per essere piccola». Paradosso che ha rappresentato una grande sfida strategica per Maire che si è evoluta in general contractor. «La risposta è arrivata dalla consapevolezza che la chiave della distinzione stava nella capacità di gestire la distribuzione e nel coniugare le competenze dell’ingegneria con quelle del project management. L’intuizione si è concretizzata nella partnership con Fiat Engineering, che ha permesso al gruppo Maire di ampliare le sue competenze e di estendere la propria attività oltre i confini nazionali» continua Di Amato.
Un esempio concreto dell’approccio innovativo del gruppo industriale è rappresentato da un ambizioso progetto ad Abu Dhabi, il cui valore si aggira attorno ai 9 miliardi di dollari e coinvolge oltre 40mila dipendenti. «Immaginate la capacità che serve in termini di offerta di servizi di ingegneria, organizzazione e logistica per coordinare persone che si spostano da una parte all’altra del mondo – sottolinea l’imprenditore».
«L’ingegno italiano è molto apprezzato», ribadisce Di Amato, sottolineando che le competenze tecniche e organizzative degli ingegneri italiani sono riconosciute in tutto il mondo.
Competenze e mercato sono due facce della stessa medaglia. D’altro canto infatti, lavorare in Italia non è affatto semplice. Il sistema di regole e la complessità della burocrazia rendono difficile la realizzazione di progetti, una sfida per la filiera. Maire, che in questi anni ha lavorato soprattutto oltre confine, si complimenta con i colleghi che hanno saputo dare un contributo del Paese, rinnovando il proprio impegno anche con iniziative concrete: «L’azienda ha aperto un nuovo polo di ingegneria a Catania, dove sono previste nuove assunzioni per coprire competenze specifiche in settori strategici, in accordo con l’Università della città. Questo progetto rappresenta una sfida e una speranza, ma anche un segnale di ottimismo in un periodo di incertezze» aggiunge.
Nel confronto con gli operatori del settore, costruttori e mondo della progettazione, Di Amato sposta poi il focus sulla transizione energetica: «Se alcuni la vedono come un problema, per me rappresenta una grande opportunità. Questo cambiamento sta portando alla necessità di aggiornare e riconvertire interi settori industriali, come ad esempio le raffinerie di Eni e di altri gruppi energetici italiani, che dovranno essere adattate alle nuove esigenze di sostenibilità».
In copertina: @groupmaire
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