Decarbonizzazione e digitalizzazione i driver della progettazione del futuro

30-09-2022 Fabrizio Di Ernesto 4 minuti

Economia circolare, riduzione della Co2 e sostenibilità gli obiettivi da raggiungere

È necessario uno sforzo globale verso la decarbonizzazione da raggiungere attraverso due tipologie di innovazione: una progettuale, l’altra industriale
Marco Caffi

Tra i fattori che oggi condizionano e guidano il mondo della progettazione c’è la lotta al cambiamento climatico che ha imposto nuove modalità e criteri nella costruzione e nella manutenzione degli edifici, determinando uno sviluppo dell’economia circolare al fine di ridurre le emissioni di gas serra e per contenere l’innalzamento della temperatura sotto i due gradi.

La decarbonizzazione e la riduzione delle emissioni sono oggi i due pilastri da cui devono partire i professionisti per stilare concept in linea con gli obiettivi fissati per il 2030 ed il 2050, il tutto però senza dimenticare l’attuale contesto con «una pandemia non ancora superata, precipitazioni sempre più violente e di una guerra in corso alle porte dell’Europa che ha determinato un aumento dei prezzi sia dei materiali sia della componente energetica» come osservato da Marco Mari, presidente del Green bouldin council Italia (Gbc), aprendo i lavori del webinar “Progettisti green nell’era della digitalizzazione”; sempre Mari ha poi aggiunto: «Davanti a questa situazione abbiamo due scelte exit or voice, o lasciamo tutto com’è oppure ci impegniamo e utilizziamo tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione per superare queste criticità».

Tra i driver c’è la digitalizzazione, in primis il Building information modeling ma anche i software che permettono di calcolare la riduzione delle emissioni di Co2.


Sono nate nuove professionalità ibride, trasversali e multidisciplinari, che spaziano da competenze tecnico-scientifiche specifiche all’abilità di fare squadra e di coordinamento.


Entro il 2050, ha ricordato Marco Caffi, direttore Gbc Italia «È necessario uno sforzo globale verso la decarbonizzazione da raggiungere attraverso due tipologie di innovazione: una progettuale per la riduzione delle emissioni tramite l’utilizzo di materiali sostenibile, un’altra industriale grazie alla digitalizzazione del progetto, appunto in Bim».

Evolve il mercato e cambiano i mestieri. Sempre più richieste nuove professionalità “ibride”, trasversali, multidisciplinari, che spaziano da competenze tecnico-scientifiche, all’abilità di fare squadra e di coordinamento, dall’apertura al cambiamento alla capacità di tenersi sempre in aggiornamento e in connessione con il contesto e con le persone con cui si lavora.

Per abbattere le emissioni però non si deve operare solo nel breve periodo ma pensare anche al dopo, ha osservato Roberto Giordano, che pone l’attenzione «sugli scenari che si andranno a delineare, sarà importante valutare gli impatti temporali post vita dalla struttura e del recupero, compensare le emissioni rilasciate dall’opera riducendole ed ottimizzandole iniziando dall’analizzare le differenze tra la progettazione preliminare e quella definitiva».

Aumentare la consapevolezza dell’importanza di questo tema sia da parte della committenza che dei progettisti è invece l’auspicio di Maria Elena Gasperini, manager of strategy implementation di Life sciences Jacobs che ha ricordato il Carbon risk real estate monitor (Creem) finanziato dal programma europeo Horizon 2020, che ha come scopo quello di accelerare la decarbonizzazione e la resilienza ai cambiamenti climatici del settore immobiliare dell’Ue che non solo comunica i rischi finanziari negativi associati alle proprietà, ma consente di prevedere anche quando questa andrà a perdere valore permettendo così di intervenire tempestivamente con i lavori di adeguamento.

Se il fine da raggiungere è quello della riduzione delle emissioni di Co2 ed un mondo sempre più carbon free il mezzo per arrivarci è sicuramente fornito dalle nuove tecnologie che mettono a disposizione dei progettisti numerosi software che permettono di aggirare le criticità.

Con la progettazione in Bim, ad esempio, ha spiegato Anna Moreno, presidente Ibimi, è più semplice intervenire sui palazzi storici di cui non si hanno dati sugli impianti e le strutture esistenti, «grazie al Bim si inizia dall’analisi dell’esistente per mettere insieme tutte le informazioni raccolte tramite il software e ne rimane traccia per gli interventi futuri»; tra i vantaggi la possibilità per il progettista di utilizzare software diversi per analizzare i singoli elementi, e con un modello 3D avere facilmente piante e prospetti, magari aggiungendo la scheda tecnica di ogni singolo elemento installato. «Attraverso questo ambiente condiviso – osserva ancora – si riesce ad anticipare tutte le decisioni e rilevare tutti i problemi che solitamente si riscontrano in fase di cantiere, soprattutto con gli edifici storici».

Con la digitalizzazione vantaggi anche per le architetture di nuova costrzione, come ricordato da Elisa Zaffalon, di Progetto Cmr, citando Fondazione RiMed a Palermo e Chorus life a Bergamo: «il Bim non sostituisce il progettista ma è a suo servizio, ottimizza le attività dell’intera filiera, condividendo le informazioni attraverso la consultazione di un unico modello».

Foto di copertina © Evgeniy Surzhan

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Fabrizio Di Ernesto
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