Dall’Italia all’Europa: Legacoop Abitanti lancia il suo Piano casa
In dieci anni 20mila alloggi a canone calmierato. Anche da Confindustria arriva un piano in sei punti
«Serve una visione a lungo termine per avere alloggi a costi contenuti, ma in Italia i fondi statali per realizzarla sono limitati. Ecco che puntare su strumenti finanziari europei è fondamentale per i capitali pazienti. La questione non è solo quella dei tassi, ma soprattutto è avere Bei e Ceb al nostro fianco, che sostengano la nostra visione comune». Parla così Rossana Zaccaria, presidente di Legacoop Abitanti, al Summit europeo sulla finanza responsabile dell’abitare organizzato da Housing Europe, che si è tenuto in questi giorni a Milano. E dal palco dell’evento rilancia la proposta dell’associazione per un piano casa che possa far fronte, anche se parzialmente, all’emergenza abitativa nel nostro Paese: la realizzazione di 20mila alloggi di 70/80 mq ciascuno da qui a dieci anni, con canoni di affitto tra i 60 e i 75 euro/mq/anno per un alloggio in affitto mensile di quelle dimensioni, quindi tra i 350 e i 450 euro al mese. Un intervento di quasi 5 miliardi di euro per far fronte al 40% del fabbisogno abitativo. Si parla di 1,4 miliardi di fondi pubblici e un indebitamento complessivo di 3,460 miliardi di euro, il tutto da realizzarsi una struttura finanziaria basata su una partnership pubblico-privata divisa tra il 34% e il 66 per cento. Un piano molto ambizioso, che si aggiunge alla proposta lanciata da Legacoop Abitanti nel congresso nazionale di Matera lo scorso settembre, di una piattaforma finanziaria innovativa sul modello di quella realizzata in Francia, in grado di attrarre investimenti europei (appunto la Banca Europea degli Investimenti-Bei e Banca del Consiglio di Europa-Bec). «Oltre cinque milioni di persone in Italia credono che il costo della casa sia un fardello troppo difficile da sostenere – ha rimarcato Zaccaria –, e l’8,7% ha bisogno di un alloggio a basso prezzo. Questa situazione ha impatto sia su mercato, che sul mercato del lavoro, oltre che sulla demografia. Ma è anche una questione di biodiversità delle città. Dobbiamo poter immaginare il futuro della cultura, ma anche dell’Europa, oltre che quello della classe media».
E sempre in tema social housing, ma con altro Piano casa, è quello presentato da Guido Bardelli, assessore alla Casa del Comune di Milano che ha ribadito il progetto dell’Amministrazione meneghina per rispondere alla forte emergenza abitativa che ha colpito la città. Il progetto prevede, sempre in dieci anni, la creazione di 10mila alloggi in Ers (6.500 in città e 3.500 fuori) con canoni di affitto che non superino il valore di 80 euro a metro quadrato all’anno. Case destinate a quella “zona grigia” che è sempre più nutrita, cioè quella classe media che guadagna fino a 2.500 euro al mese e che non ha diritto agli alloggi in Erp, ma che non riesce ad accedere nemmeno al libero mercato, almeno a Milano. Ma ci sono anche i 28mila alloggi in edilizia residenziale pubblica, la cui gran parte risale a oltre un secolo fa, che necessitano di importanti interventi di riqualificazione soprattutto energetica. «Per questo stiamo indagando, insieme a Fondazione Cariplo, dei modelli operativi e delle modalità più efficienti. Stiamo studiando procedure di riqualificazione profonda, senza demolizione integrale, con tempi brevi e con minore impatto sulle famiglie. L’obiettivo è arrivare ad edifici Nzeb» ha spiegato Bardelli.
Cruciale il tema risorse, «servirebbero investimenti per 500 milioni di euro per riqualificare integralmente tutto il patrimonio edilizia popolare, mentre fino ad ora ne sono stati investiti 68 milioni».
Parole simili sono quelle di Marco Buttieri di Federcasa, che gestisce 760mila alloggi in Erp (che arrivano a un milione sommati a quelli in Ers), che ha chiesto maggiori investimenti strutturali europei che «consentano una programmazione decennale e un riuso dei fabbricati che permettano di mettere subito sul mercato nuovi alloggi» poiché, ha aggiunto «dal nostro osservatorio abbiamo necessità di 250mila nuove case.
Oggi questo obiettivo si può raggiungere solo attraverso la partnership con altri attori impegnati nel social housing e con la rigenerazione o il riuso di stabili, come caserme o industriali in disuso, non potendo consumare suolo vergine».
Ma il summit, dove sono state illustrate le diverse strategie messe in campo dagli Stati membri, si è tenuto in momento in cui il tema dell’abitare è diventato centrale anche nell’agenda europea, con la nomina del commissario alla Casa Dan Jørgensen con l’obiettivo della presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen, che ha indicato quale priorità per l’azione del prossimo mandato quello di definire una piattaforma finanziaria paneuropea per sostenere le politiche di social housing negli Stati dell’Unione.
Presentato in questo giorni anche il Piano casa di Confindustria, articolato in sei i punti: 1) individuare e rimuovere gli ostacoli di natura urbanistica e amministrativa che frenano la costruzione e riqualificazione di nuovi edifici 2) stimolare soggetti pubblici affinché mettano a disposizione aree disponibili in zone urbanizzate, sia immobili sfitti 3) introdurre strumenti di garanzia per favorire investimenti di sviluppatori immobiliari, imprese di costruzione, fondi immobiliari, risparmiatori 4) attrarre risorse di investitori istituzionali, quali fondi pensione, casse di previdenza, banche etc, valorizzando l’esperienza di Invimit e Cdp Real Asset Sgr 5) introdurre specifiche misure fiscali, (tra cui la riduzione Imu per le imprese che realizzano alloggi per i lavoratori, detassazione integrale dei rendimenti per risparmiatori e investitori) oltre alla detassazione delle somme erogate dai datori di lavoro ai dipendenti, già prevista nel Ddl Bilancio e che potrà essere ulteriormente rafforzata estendendola ai lavoratori stagionali; 6) rafforzare le misure a tutela della proprietà privata. Per fare questo Confindustria ha sollecitato un tavolo di confronto che coinvolga sia le imprese che il governo, l’Anci, la Conferenza delle Regioni, l’Agenzia del Demanio, oltre a Cdp, Invimit, e le società partecipate pubbliche proprietarie di immobili e aree utilizzabili. «Abbiamo un enorme problema di lavoratori che non riusciamo ad assumere perché mancano abitazioni a canoni compatibili con gli stipendi – ha detto il presidente Emanuele Orsini –. È prioritario, quindi, creare le condizioni affinché le classi più fragili della nostra società possano avere accesso ad abitazioni di qualità a un prezzo sostenibile». Anche qui, il riferimento è l’Europa: «La nostra attenzione è puntata anche sul ‘Piano Europeo per gli alloggi a prezzi sostenibili’, annunciato dalla Commissione europea – ha ribadito il vicepresidente Confindustria per il credito, la finanza e il fisco Angelo Camilli – che grazie alla creazione di una piattaforma di finanziamento presso la Bei e al raddoppio dei fondi di coesione destinati all’edilizia abitativa, è determinante per imprimere una forte accelerazione al Piano di Confindustria. Altrettanto importanti saranno le misure fiscali che puntino a favorire l’investimento nelle iniziative del Piano e la loro realizzazione».
In copertina: ©Pixabay
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