Da Saragozza a Milano con il Kuwait e il Vino. Ecco l’Expo 2015 firmata Italo Rota
Francesca Grassi: I padiglioni come occasione di racconto e i contenuti tematici come opportunità per proporre esperienze sensoriali
"Ho imparato che coltivazione e paesaggio sono sempre interconnessi: se cambia la prima si modifica anche il secondo. Ho scoperto anche che in Italia si coltiva quasi un terzo delle varietà di uve da vino che ci sono in tutto il mondo e che siamo riusciti a coltivare l’eccellenza in territori che sembrano inadatti, come i terrazzamenti di Pantelleria o della Liguria o sulle pendici delle montagne del Trentino"
“Ho scoperto che occuparsi di cibo in Kuwait è un’occasione per sviluppare nuove tecnologie e trasformare i deserti in grandi cerchi di terreno verde e fertile coltivato, grazie agli impianti di desalinizzazione dell’acqua di mare. Ho imparato che coltivazione e paesaggio sono sempre interconnessi: se cambia la prima si modifica anche il secondo. Ho scoperto anche come i kuwaitiani attraverso la tecnologia, la ricerca scientifica e l’istruzione si stiano impegnando a trasformare il deserto in un luogo fertile ed abitale”. Francesca Grassi dello Studio Italo Rota parte dai contenuti per raccontare la sua esperienza di progettazione e costruzione del padiglione del Kuwait che sta salendo nel cantiere di Expo.
Dopo l’esperienza del 2008 a Saragozza dove lo studio Rota è stato protagonista nella costruzione della Ciudades de Agua, il miracolo dell’acqua ritorna nel progetto sviluppato per l’evento del 2015 per il padiglione del Kuwait. Rota è stato coinvolto dal general contractor Nussli Italia per realizzare un edificio di 2790 mq di superficie, in un’area lunga 140 metri e larga 20: il padiglione si estende per 94 metri, è largo 15 e alto 12, in tutto sono tre piani e la nuova struttura potrà contenere fino a 11mila visitatori. Il cliente è il Ministero dell’Informazione dello Stato del Kuwait e nel team di progettazione c’è anche Progetto CMR per l’ingegneria, Steiner per la sceneggiatura e Archiverde per la coltura idroponica che caratterizza una delle facciate.
Lavorando per Expo “ho scoperto che la coltivazione e la cultura del vino in Italia hanno costituito un processo ed una tecnologa attraverso al quale nei secoli in Italia si è costruito, preservato ed identificato il territorio ed il paesaggio, creando quell’immagine molto precisa ed incantevole per cui siamo conosciuti nel mondo. Ho scoperto la grande storia del vino italiano, una storia di 2.500 anni, un paesaggio con i suoi 544 vitigni del patrimonio enologico, quasi un terzo delle varietà di uve da vino coltivate in tutto il mondo; ho scoperto – continua Grassi – che siamo riusciti a coltivare l’eccellenza in territori che sembrano inadatti, come i terrazzamenti di Pantelleria o della Liguria o sulle pendici delle montagne del Trentino. Ma il vero miracolo sono i vitigni che crescono a Roma o a Venezia, dove la coltivazione si combina con l’architettura e la storia millenaria componendo dei quadri e delle immagini uniche e poi ancora che è italiano il primo vitigno che si sta cercando di impiantare nello Spazio…”.
Per lo studio Rota i padiglioni espositivi sono occasioni di narrazione e come racconta Grassi le informazioni vengono trasmesse attraverso una scelta puntuale di forme, materiali e tecnologie e poi con la definizione del percorso di visita pensato come esperienza sensoriale dove si integrano applicazioni interattive, analogiche e multimediali.
Lo studio milanese è in campo per Expo 2015 per tre iniziative: oltre al padiglione del Kuwait e a quello dedicato al vino promosso dal Vinitaly, Rota sta lavorando alla Triennale per la grande mostra in via di allestimento, "Arts and Foods", e anche per il TDM8 dedicato al cibo "Cucina e Ultracorpi" (collegata con un'installazione al Vittoriale di D'Annunzio sempre curata da Studio Italo Rota).
Arrivando dal grande viale centrale dell’Expo, il decumano, il visitatore scorgerà da lontano i volumi del padiglione che rievocano le velature ‘kuwaitiane’ proprie del sambuco, la tradizionale barca a vela utilizzata dalle popolazioni del golfo della penisola arabica. La sabbia segna l’entrata nell’area che introduce al padiglione, mentre l’ingresso vero e proprio resterà nascosto alla vista da un flusso d’acqua intermittente. All’interno saranno raccontanti numerosi progetti sostenibili sui temi del riuso dell’acqua, delle energie rinnovabili, dello sviluppo dell’agricoltura e dell’aiuto umanitario. Al termine del viaggio il visitatore entrerà in una struttura che riprodurrà profumi e colori accesi delle spezie, il fuoco di una cucina sempre in attività. Particolare attenzione è stata dedicata ai bambini con un percorso pensato ad hoc per loro.
Oltre al padiglione del Kuwait lo studio Rota ha progettato anche il padiglione promosso e gestito da Veronafiere-Vinitaly, “Vino a taste of Italy”, che racconta le potenzialità del Belpaese coinvolgendo tutta la filiera vitiviticola italiana. Si tratta di uno spazio di duemila mq che sarà allestito all’interno del Padiglione Italia e che proporrà al visitatore un viaggio coinvolgendo (anche in questo caso) i cinque sensi per conoscere la storia della viticoltura e dell’enologia attraverso colori, profumi, suoni, luci, sapori ed esperienze tattili.
Il Ministero delle Politiche agricole e Veronafiere-Vinitaly hanno investito 5 milioni di euro (3 del Ministero e 2 di Veronafiere) per realizzare questo spazio che si presenta inizialmente al visitatore con la Domus Vinii, cuore del Padiglione dove si racconta la tradizione del vino con una narrazione sospesa tra l’antico di mosaici e affreschi e il moderno delle installazioni di design e delle proiezioni video, "senza dimenticare una collezione museale di bicchieri e coppe che copre 2500 anni – spiega l’architetto Italo Rota –. In tutto questo, il visitatore è circondato dagli aromi delle uve, dagli effluvi della cantina, così come dai suoni da sempre legati al vino come quello del mosto nei tini o il tintinnio dei calici. Prima di salire al primo piano c’è il tempo anche per un beneaugurante “cincin” virtuale che campeggia sulle pareti in tutte le lingue del mondo insieme alle rappresentazioni dei brindisi più famosi della storia del cinema e dell’arte. Salendo le scale si entra nella Biblioteca del Vino, il “sancta sanctorum” del Padiglione – racconta l'architetto – dove poter approfondire la conoscenza della ricchissima produzione enologica italiana. Grazie a enodispenser e con la guida di sommelier, durante i sei mesi di Expo 2015 si potranno degustare in ogni momento 1.400 vini rappresentativi di tutte le regioni italiane". La visita alla Biblioteca, così come le degustazioni si possono prenotare anche online, sul sito web, o tramite l’app per smartphone, così come sarà possibile, solo attraverso questi strumenti tecnologici, acquistare i vini in degustazione che verranno spediti direttamente all’indirizzo indicato al momento dell’ordine.
"Una terrazza coperta, rivestita di viti rampicanti, completa infine il Padiglione con un’esclusiva vip lounge – spiega Rota – per incontri istituzionali. La visita si conclude uscendo da una scala esterna, coperta da una pergolato di viti e assi di legno di botti di invecchiamento ancora odorose di vino, che porta direttamente nell’Hortus esterno”.
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