24-05-2024 Chiara Brivio 3 minuti

Da competitiva a collaborativa, la filiera si allea con la digitalizzazione

Ferrari (Harpaceas): Puntare sull’interdisciplinarietà

Il processo al centro, forse più del progetto. Non ne vogliano quegli architetti che si battono per la cifra, ma la sfida della transizione digitale sta spostando il baricentro dal ‘tratto’ alla cura e al controllo dell’intero ciclo di vita dell’opera. E per farlo serve che la filiera si adatti, con nuove competenze e, soprattutto, rendendosi attrattiva verso le nuove generazioni (come raccontano alcune storie professionali di successo), più avvezze agli strumenti digitali, Bim e oltre. È quanto emerso da un recente evento organizzato da Harpaceas, uno dei gruppi leader del settore, la cui attività si articola su due focus principali, come ha spiegato il co-founder e ceo Luca Ferrari: l’advisoring e la formazione a clienti pubblici e privati a cui si aggiunge la solution integration (integrazione degli strumenti), che aiuta le organizzazioni – che la società affianca – a definire quei processi che sfruttino al meglio le diverse tecnologie sul mercato in base agli obiettivi di ciascuno. Complice di questa transizione digitale anche il nuovo Codice dei contratti, che dal primo gennaio 2025 obbligherà, senza deroghe stando alle voci degli operatori del settore, le stazioni appaltanti alla gestione informativa delle gare per importi sopra il milione di euro (sia per nuove costruzioni che per opere di manutenzione straordinaria). Un impegno ma anche un “volano” affinché la pubblica amministrazione inizi a dotarsi di strumenti digitali per la gestione dei progetti. Ancora una volta evidenziando quanto il processo sia elemento dirimente per la qualità, nel tempo.

Ricerca e mercato corrono per la transizione digitale: oggi si parla del gemello digitale, di intelligenza artificiale, di IoT, di realtà virtuale, mista e aumentata, non solo in fase di progettazione ma fino alla direzione lavori e al monitoraggio degli asset immobiliari, permettendo quindi la gestione verificata e ottimizzata in tutte le fasi, dal progetto alla manutenzione una volta realizzata l’opera. E le stime presentate all’incontro parlano di un mercato della digitalizzazione delle costruzioni in grande espansione, che varrà oltre 60 miliardi di dollari entro il 2027, e supererà i 180 miliardi nel 2031. Ed è sempre più l’integrazione di sistemi a fare la differenza, perché come ha sottolineato Ferrari,


«la complessità dell’attività comporta un’interdisciplinarietà sempre più spinta».


Senza dimenticare la sostenibilità ambientale e sociale, «declinata in sicurezza in cantiere» ha continuato il ceo.

Non solo, diversi gli interventi che hanno posto l’accento sulla direzione che la filiera oggi dovrebbe intraprendere, diventando «da competitiva a collaborativa» come ha spiegato Ennio Picco, direttore tecnico di Cimolai, che ha parlato anche dell’academy che il gruppo friulano ha creato quattro anni fa per la formazione di giovani professionisti, che si affianca a partnership con università e centri di ricerca. «Senza giovani e senza talenti non possiamo vincere questa sfida» ha aggiunto, facendo riferimento all’attuazione dei processi innovativi nel settore delle costruzioni. Un monito che arriva anche da Giuseppe Pizzi, chief data officer Bim della società veneta F&M Ingegneria, che ha parlato di «vecchie logiche e sistemi. Bisogna svecchiare la struttura ingegneristica del progetto». Vari anche gli appelli all’open Bim e, da un punto di vista del compenso, che i modelli tridimensionali inizino ad avere un valore anche a livello contrattuale (oltre i pdf). Da segnalare anche il punto di vista delle stazioni appaltanti, oggi più che mai al centro della rivoluzione digitale con il nuovo Codice (ma già in gran parte attrezzate su questa linea).

Nel racconto di Giulia Zolia, responsabile dell’Area pianificazione e gestione tecnica Demanio dell’Autorità di sistema del Mar Adriatico Orientale – Trieste, emerge il ruolo che anche il Pnrr ha avuto sulle grandi opere infrastrutturali del Paese. «Come Autorità di sistema stiamo gestendo una delle dieci opere strategiche a livello nazionale del Piano nazionale per gli investimenti complementari (Pnc) inserite nel Pnrr. Una volta gli importi delle opere si aggiravano sui 10-20 milioni di euro all’anno, oggi siamo nell’ordine di dieci volte tanto. I cantieri e i porti sono diventati più complessi da gestire, e le diverse milestone, intermedie e finali, sono molto importanti». Per questo anche quest’organo del Mit si è dotato della tecnologia del Bim, perché oggi più che mai è importante governare i processi, con attenzione a tempi e costi. Senza contare che, se nel pubblico oggi la fase della manutenzione ancora non è così al centro, con la digitalizzazione e il monitoraggio delle opere lo sarà ancora di più, ha poi concluso.

In copertina: ©Freepik

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Chiara Brivio
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