12-07-2018 Elena Pasquini 2 minuti

Conoscere per orientarsi in vista di una legge per l’architettura

Il primo dei quattro seminari organizzati al Maxxi guarda al panorama europeo e alle scelte di Francia e Olanda

L’agenda europea del prossimo settennato si focalizza sui centri urbani e lì concentra politiche e finanziamenti tesi a rispondere alla domanda di innovazione, trasformazione e sostenibilità dei luoghi

Dal generale al particolare. Parte con uno sguardo al quadro europeo e ai modelli applicati da Francia e Olanda il ciclo di quattro incontri organizzati al Maxxi per discutere principi, regole e processi per la qualità architettonica in Italia. Modelli molto diversi tra loro che sono espressione diretta della cultura dei due Paesi e diventano i poli attorno ai quali si sviluppa il confronto sulla necessità di una legge per l’architettura e sulle sue linee di sviluppo.

L’opzione olandese – A raccontare le molteplici connessioni tra politica e architettura in Olanda è Cilly Jansen, direttrice di Architectuur Lokaal. Tema chiave è la produzione di qualità anche senza legarsi ad articoli di legge, lavorando sulla creazione di una cultura che coinvolge tutte le attività di progettazione dello spazio. Sullo sfondo c’è la collaborazione con il Governo attraverso l’architetto dello Stato e il tentativo di coinvolgere i politici locali per “esplodere” iniziative locali in altre a livello nazionale. «La qualità della vita è migliorata se migliore è la progettazione edilizia», ha affermato la Jansen, e la creazione di una cultura del progetto ha beneficiato della presenza dei centri locali per l'architettura, organizzazioni indipendenti che tra l’altro approfondiscono best practice nazionali e internazionali. Più politiche e meno norme, insomma, ricordando quanto sia fondamentale vedere dal vivo esempi di successo per innovarsi e puntare sul progetto lavorando su una piattaforma digitale per selezionare promotori e progettisti.

La scelta francese – Il cambio d’approccio in Francia è legato alla legge MOP del 1985 e affida al concorso un ruolo centrale nel percorso di progettazione. Il ciclo di valore che si crea attorno al dialogo coi progettisti è integrato dal dibattito dei professionisti sull’intervento immaginato e dall’attrattività del mercato per gli architetti esteri.
La legge è quindi uno strumento, non la risoluzione dei problemi, che in Francia ha trovato una sua modalità operativa e ha permesso di raggiungere investimenti per 51,5 miliardi di euro in tutto il Paese (anche se al momento si registra una flessione del numero di concorsi banditi).

La strada italiana – Meglio educare le persone o imporre regole? La sintesi, dopo l’incontro del 10 luglio, potrebbe essere quella proposta dalla direttrice del Maxxi Architettura, Margherita Guccione: seguire il percorso per una legge “di principio” che metta al centro l’interesse pubblico in parallelo a un lavoro per la creazione di una cultura della committenza.
Tanto più che l’agenda europea del prossimo settennato si focalizza sui centri urbani e lì concentra politiche e finanziamenti tesi a rispondere alla domanda di innovazione, trasformazione e sostenibilità dei luoghi scelti dalla maggioranza dei cittadini Ue per vivere.

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Ha moderato l'incontro l'architetto Alberto Iacovoni. Presenti Margherita Guccione, Direttore del Maxxi Architettura, Leopoldo Freyrie del Comitato Consultivo per la Formazione di Architetto presso l’Unione Europea, Alfonso Femia fondatore dell'Atelier(s) Alfonso Femia AF517, Cilly Jansen Direttore Architectuur Lokaal, Simone Gobbo di Demogo studio di architettura e Valerio Barberis, Assessore Urbanistica Comune di Prato. 

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Elena Pasquini
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