15-03-2023 Paola Pierotti 5 minuti

Concorsi, serve una cabina di regia nazionale per trasparenza e comunicazione

Futura, il punto di vista dei giurati. L’intervista a Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine di Genova

Luci e ombre dell’iniziativa Futura, il concorso con le 212 scuole finanziate dal Pnrr? «Il buio l’abbiamo raggiunto nel cambio delle regole – tipico nel nostro Paese – introducendo la procedura dell’appalto integrato rafforzato, che non gioca in questo caso a favore di nessuno degli attori coinvolti, nemmeno delle imprese come è stato confermato dall’Ance in occasione dell’appuntamento promosso dal Cnappc e dedicato al nuovo codice dei contratti». Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine degli architetti di Genova è stato commissario per il Lazio per il concorso promosso dal Ministero dell’Istruzione, e racconta a thebrief la sua esperienza.

Tra le luci? L’occasione importante per i giovani professionisti.

Architetto Miselli, quanti progetti avete valutato?

La nostra commissione si è occupata di undici siti valutando un centinaio scarso di proposte, con partecipazioni numerose in alcune aree e altre con numeri ridottissimi. A Roma, ad esempio, ci sono state 16 proposte, in altre aree solo 3 o 4. Una media complessiva poco sopra quella nazionale (8 scuole), indiscutibilmente scarsa per il valore dell’operazione che comunque ha attratto una buona partecipazione di giovani professionisti nonostante una calendarizzazione e delle tempistiche molto stringenti.

Ci ricordi come sono state costituite le commissioni?

Le commissioni – 20 in tutto e su base regionale – sono state organizzate dal Ministero e sono state composte da architetti, ingegneri, docenti universitari e ricercatori di enti di ricerca e fondazioni che si occupano di scuola e dirigenti del ministero e di pubbliche amministrazioni con esperienza in lavori pubblici. Per gli architetti, è stata promossa una call dal Cnappc alla quale candidarsi e poi è seguita una selezione basata sui cv. Alle commissioni così composte poi, tramite sorteggio, sono stati abbinati i presidenti. Nel mio caso è stata un’esperienza positiva, ho trovato un gruppo di professionisti ben equilibrato, con il quale si è lavorato con spirito costruttivo e rispetto delle competenze.

Il tuo punto di vista sulle proposte?

Gli esiti sono stati fortemente condizionati dall’impostazione della domanda e dei relativi costi di riferimento, con una forbice che va da 1.800 a 2.400 euro/mq, in alcuni casi troppo bassi e basati sui dimensionamenti del Dm del ‘75, senza considerare cosa siano oggi le scuole, i loro requisiti energetico-ambientali e la consapevolezza post-pandemica.
Abbiamo privilegiato progetti il più possibile urbani, specifici per i contesti, con spazi adeguati alla didattica che si fa oggi e al contempo pragmatici, con l’obiettivo in primis di tutelare, attraverso la qualità del progetto, la procedura fino alla realizzazione.

Dopo l’aggiudicazione (peraltro ancora provvisoria)?

Si è aperta ora una fase di progettazione estremamente delicata nei contenuti e compressa nei tempi. Finito il concorso con il Pfte, il bando prevedeva l’incarico da parte degli enti locali di tutti i livelli di progettazione successivi e della direzione lavori, con un compenso ribassato del 20%. Tuttavia, per ottemperare agli obiettivi del Pnrr, viene ora richiesto ai vincitori di completare il concorso con un progetto Pfte rafforzato, da mandare in appalto integrato, bypassando gli enti locali.

È auspicabile che venga confermato ai vincitori un ruolo centrale nel processo che ne verrà, per capitalizzare le competenze maturate finora e garantire l’allineamento con i territori e le comunità che un progetto di questo tipo richiede. È necessario sollecitare gli enti per ottimizzare il processo autorizzativo e le procedure di gara, penso che il Cnappc e il Ministero, dialogando, possano davvero trovare una soluzione in tempi rapidi. Il progetto ha bisogno dei suoi tempi e non deve essere quello l’anello più debole del processo.

La crescita vertiginosa in termini di opportunità (con 500 concorsi nell’ultimo anno) cosa racconta? Un’opportunità che si tradurrà concretamente in un mercato dell’architettura?

Questa crescita è stata portata da un insieme di fattori unici, a cui hanno concorso in maniera significativa l’iniziativa Futura e le opportunità legate al fondo di coesione territoriale.


Il mercato delle opere pubbliche nel 2022 ha avuto un’impennata clamorosa, con circa 6.000 bandi di progettazione per un valore totale di 3.000 milioni, tuttavia ricordiamoci che il concorso rappresenta circa il 10% di questi, mentre il resto è relativo agli accordi quadro e altri tipi di affidamenti.


Il totale degli importi affidati attraverso il concorso è di circa 32 milioni, sono riconducibili principalmente ad opere di rigenerazione urbana e rappresentano importanti porte d’accesso alla professione per i giovani.

Purtroppo, per i numeri che muovono, incideranno poco sul mercato dell’architettura ma speriamo che questa “scintilla” inneschi un processo che renda il più possibile ordinario questo strumento permettendogli di crescere e conquistare fette di mercato più ampie. Serve rendere il più possibile accessibili e appetibili i bandi e proseguire sulla semplificazione delle procedure. Servirebbe una cabina di regia nazionale, che dialogando con i vari portali, lavori sull’informazione e programmazione dei bandi in uscita per permettere ai professionisti di organizzare per tempo le partecipazioni.

La questione delle giurie è un tema nel sistema-concorsi. Quale è il suo punto di vista?

A differenza delle gare di progettazione, dove si sceglie il progettista sulla base della sua esperienza e dell’appalto integrato dove si premia la concretezza dell’impresa, il concorso serve per scegliere il progetto, e una volta scelto non lo si cambia. È stato già detto da altri in passato, ma è necessario ribadirlo. È importante che le giurie siano palesi e che i commissari abbiano le competenze per entrare nel merito delle valutazioni, contribuendo così a perseguire quell’idea di qualità che oggi spesso è di difficile definizione. La scelta dei membri è determinante e rappresenta un indirizzo culturale fondamentale, una scelta di trasparenza che incrementa anche il numero dei partecipanti e quindi delle proposte. Ancora, è necessario rispettare la norma ma andare oltre, per riconquistare il valore del ruolo e la centralità umanistica dell’architetto, ponte tra la cultura e la tecnica.

Il Cnappc sollecita con determinazione l’opzione del concorso in due fasi. Pensa che questa sia l’unica strada? Perché e come motivarla alle Pa?

È sicuramente la strada migliore. Garantisce una discreta rosa di proposte da cui attingere nella prima fase e un’adeguata copertura economica che permette ai selezionati un buon approfondimento. Ma non deve essere una lotta ideologica, perché abbiamo visto com’è cambiato il mondo in cui operiamo. Serve riportare le esperienze virtuose, e palesare alle Pa come di fatto oggi sia possibile, interagendo con ordini territoriali e le piattaforme digitali, avere procedure di qualità nei tempi giusti. Qualche settimana in più per costruire un buon bando e nominare la commissione giusta permette di anticipare e risolvere i problemi, quando altre procedure semplicemente li rimandano.
Tuttavia, quando non vi sono le condizioni, vuoi per il tema, i tempi o per le risorse, penso sia necessario trovare altre formule senza perdere di vista l’obiettivo che è riportare il progetto al centro del processo.

In copertina: Riccardo Miselli, presidente dell’Ordine degli architetti di Genova

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Paola Pierotti
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