Comunità e benessere, con Citterio-Viel la Bella Vita sale in verticale a Taiwan

06-11-2020 Francesco Fantera 2 minuti

Linee pulite e facciata a nido d’ape per la nuova icona di 33mila mq distribuiti su 128 metri d’altezza

«Il design del complesso incoraggia le pratiche del vivere in comunità attraverso una serie di biosfere distribuite lungo l’intera altezza del volume principale»
Antonio Citterio

La Bella Vita sbarca sulla costa est di Taiwan. Ma non si tratta di una maldestra imitazione di quella Dolce Vita che ha caratterizzato gli anni ’50 e ’60, magari frutto della grande capacità dimostrata nel contenere la pandemia da parte della realtà asiatica. Stiamo parlando piuttosto di un nuovo complesso che grazie alla sua altezza, 128 metri, e alla sua particolare facciata a nido d’ape, è destinato a diventare un landmark della terza città per numero di abitanti dell’isola. La firma dell’architettura e degli interni è dello studio milanese Antonio Citterio Patricia Viel (ACPV), già protagonista di altre due operazioni nella stessa municipalità. A caratterizzare quest’ultima, però, non solo le dimensioni, circa 33mila mq di superficie, ma anche la presenza di un mix di funzioni che vanno dal residenziale al retail, con una forte attenzione alle aree comuni.

Il concept. L’identità del complesso si esprime attraverso l’organizzazione dei cinque edifici che lo compongono e che sono complementari fra di loro anche sotto il profilo delle destinazioni d’uso. Quattro volumi dalle tonalità chiare circondano quello principale, una torre di color ambra di 37 piani resa iconica dalla facciata che richiama il disegno di un alveare che funge da corpo principale. Un profilo che vuole ricordare quello di una formazione rocciosa, fra gli elementi che caratterizzano anche la stessa isola di Taiwan, se si considera che ospita un massiccio che sfiora i 4mila metri di altitudine. «La Bella Vita offre una qualità dell’abitare inedita – spiega Patricia Viel, co-fondatrice dello studio ACPV – e lo fa grazie ad un approccio pragmatico e atemporale. L’uso di un materiale come la pietra combinato dalla scelta compositiva con linee geometriche e forme pulite tanto all’esterno quanto all’interno dei volumi, trasmette l’idea di uno stile non ancorato alla contemporaneità».

Il progetto. L’essenza dell’intervento sta nella torre centrale che, grazie al particolare involucro, spezza la luce riflettendola sulla strada e sugli edifici circostanti, creando un particolare gioco di luci e ombre. Il volume, inoltre, funge da collegamento fra gli altri quattro che lo circondano e che sono destinati al residenziale, per un totale di 168 unità abitative. «Il design del complesso – spiega Antonio Citterio, co-fondatore dello studio ACPV – incoraggia le pratiche del vivere in comunità attraverso una serie di biosfere distribuite lungo l’intera altezza del volume principale. Questi spazi sono distribuiti su tre piani e offrono agli abitanti opportunità di scambio e incontro. Ad esempio, ai piani inferiori troviamo ambienti come una biblioteca, una palestra e una piscina, oltre a sale dove mangiare e altre adatte a riunioni di lavoro».

L’uomo al centro. Fra i principali obiettivi dello studio milanese, incaricato della progettazione dalla Continental Development Corporation, quello di adottare un impianto costruttivo strutturato attorno al benessere dei futuri residenti. Facendo propri i concetti della sostenibilità sociale, ad esempio, le aree condivise sono concepite come una cornice all’interno della quale gli abitanti e i visitatori potranno interagire fra loro. Allo stesso modo, le biosfere si raccolgono attorno a grandi alberi che idealmente vanno a promuovere la connessione fra i gruppi diversi di residenti. Altro elemento pensato per massimizzare la vivibilità del complesso è quello della luminosità degli interni che assieme all’ampiezza della visuale restituiscono la sensazione di trovarsi all’aria aperta.

 

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Francesco Fantera
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