Come si reinventa una città, le strategie e i progetti di Rovereto

19-04-2021 Francesca Fradelloni 4 minuti

Nel dibattito organizzato dall’Inu, attraverso Urbanpromo, un focus sulle trasformazioni del centro urbano trentino

«Rovereto ha da tempo esaurito la propria spinta espansiva, almeno dal 2008. Il consumo del suolo non è del tutto un tema risolto, ma la città a causa della crisi ha smesso di crescere, ma soprattutto si è trovata a fare i conti con sé stessa, a guardarsi con altri occhi e ripensarsi»
Andrea Miniucchi

Quali sono i temi emergenti nelle città italiane? I processi più sfidanti che hanno a che fare con la trasformazione urbanistica? Sotto esame l’esperienza di Rovereto con progetti già avviati e altri possibili nei siti industriali dismessi dislocati lungo l’asse del Brennero, la direttrice contrassegnata dall’affiancamento della ferrovia Verona-Monaco e della strada statale 12 che attraversa la città da nord a sud. Questi i temi del webinar, organizzato dall’Istituto nazionale di urbanistica attraverso Urbanpromo e dall’Amministrazione comunale di Rovereto, con il patrocinio dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Trento.

«Rovereto ha da tempo esaurito la propria spinta espansiva, almeno dal 2008. Il consumo del suolo non è del tutto un tema risolto, ma la città a causa della crisi e della conseguente chiusura delle sue industrie e delle sue fabbriche, ha smesso di crescere, ma soprattutto si è trovata a fare i conti con sé stessa, a guardarsi con altri occhi e ripensarsi. È così entrata in scena la rigenerazione urbana», racconta Andrea Miniucchi, assessore all’Urbanistica del Comune di Rovereto.

«L’espansione insediativa era sostenuta dal settore produttivo. Era la città del Trentino con la più grande zona industriale. L’asse nord – sud svolge un ruolo fondamentale. Qui, lontani dal centro, hanno trovato sede molte attività industriali, poi crollate sotto gli occhi di una città che si è dovuta chiedere, quale futuro? Da queste domande sono nati tanti progetti, da queste ceneri sociali è nato il Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e si è espansa l’Università. Con questo passato produttivo si è sviluppata una grande opportunità rigenerativa».


Ricucitura, pensiero, nuove funzionalità, sono state le parole d’ordine per governare le trasformazioni attingendo dagli strumenti che si avevano a disposizione, come la rigenerazione.


Una riflessione allargata sui nuovi progetti d’impresa da sviluppare, su come promuovere uno sviluppo turistico integrato, sulla valorizzazione del patrimonio culturale e l’incrementare la qualità ambientale dell’intero territorio.

«Manca uno strumento urbanistico generale, che unisca e compatti. Siamo nelle condizioni oggi di fare un disegno della città attraverso il pubblico ma anche con il supporto dei privati. La rigenerazione è importante quando porta nelle città nuove funzioni, un modo di ripensare allo spazio pubblico dandogli priorità rispetto al costruito, quando porta anche una condivisione dei bisogni, quando coinvolge il tessuto associativo», conclude l’assessore.

E cosa c’è oggi al posto di quelle attività produttive chiuse, poi cadute in malora e abbandonate? Sono state la spinta per ripartire e far rinascere Rovereto. L’ex Mangimificio Sav, l’ex Cava Manica, il parcheggio Follone, l’ex Merloni, insieme con l’ex Marangoni Meccanica, hanno definito l’assetto urbanistico ed anche l’identità urbana che sarà destinata a permanere per un lungo arco di tempo.


La progettazione partecipata, il recupero di edifici storici, la fruizione dell’oasi naturalistica dell’ex Cava Manica, il social housing e il sottopassaggio della stazione ferroviaria futuro nodo dell’intermodalità, sono solo alcuni degli interventi che favoriranno l’inserimento di nuove funzioni sociali, ambientali, commerciali e culturali nella città, rispettandone la sua storia.


Ma vediamoli nel particolare:

L’ex Mangimificio Sav con la caserma austroungarica – È la porta della città, c’erano capannoni e silos, in più il mangimificio aveva inglobato anche una caserma austroungarica. Con le demolizioni si è conquistato spazio, una visuale sulla vallata dell’Adige. Diventerà uno spazio verde che ricucirà la città, ci sarà anche un processo di progettazione partecipata, il palazzo, vincolato, sarà destinato quindi al Comune.

L’ex cava Manica – È diventata una piccola oasi naturale e non è stata trasformata in giardino, ma è rimasta come la natura l’aveva trasformata, in un parco autentico e bellissimo.

L’ex area Merloni – Una parte pubblica e l’altra privata. Oggi la quota della Provincia è stata demolita ed è allo studio un contratto con l’Università. L’altra sarà probabilmente destinata ad attività esclusivamente commerciale.

Nuovo sottopasso della stazione ferroviaria – L’intervento unirà due parti della città, la stazione divideva la città, bisognava “circumnavigare” la ferrovia per accedere alla stazione. Il sottopasso urbano, che collegherà piazzale Orsi da via Zeni, avrà anche un grande parcheggio di interscambio, in funzione anche del centro storico e della parte ovest dove è densa la presenza di numerose scuole. Oggi c’è un sovrapasso provvisorio che permette un nuovo tipo di collegamento.

L’area del Follone – Con la demolizione delle vecchie caserme, si è scelto di fare un parcheggio interrato per liberare le strade del centro storico e aprire una nuova area verde.

Ex Marangoni Meccanica – Qui è sorto un intervento di housing sociale con una settantina di appartamenti in una struttura alta nove piani, completamente in legno, quest’area ha oggi una funzione di ricucitura sociale.

Là dove c’era decadenza si crea vita. La dove c’erano muri si sono create comunità, dialoghi nuovi all’interno della città con i driver della rigenerazione urbana. Il verde, il social housing, la cultura e il commercio di prossimità.

In copertina: panorama di Rovereto. Foto di Davide Mauro da wikipedia

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Francesca Fradelloni
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