Città, riqualificazione sotto il giogo degli adempimenti complessi
La Corte dei Conti tira le fila del programma per le periferie: partito solo il 20% dei progetti
Le progettualità si trovano ancora nella fase iniziale e sarà necessario attendere un rilevante intervallo di tempo prima che vengano sviluppate
Saltati tutti i cronoprogrammi, la riqualificazione delle periferie per cui furono stanziati due miliardi con la legge di bilancio per il 2016 è rimasta al palo. La Corte dei Conti, Sezione centrale di controllo sulle Amministrazioni dello Stato, nella deliberazione 23 luglio 2019 n. 13 denuncia il «diffuso ritardo nello sviluppo di entrambe le iniziative»: il Programma straordinario di intervento per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie delle Città metropolitane e dei comuni capoluogo di provincia (legge n. 208/2015, commi da 974 a 978) e il Piano nazionale per la riqualificazione sociale e culturale delle aree urbane degradate (previsto dalla legge di stabilità del 2015) «si trovano ancora nella fase iniziale».
Il Programma – Erano 120 i Comuni interessati dalle attività, solo 24 ne hanno attivate concretamente. Per i restanti, l’attuazione era stata inizialmente fatta slittare dal Milleproroghe del 2018 al 2020 e poi con la legge di bilancio 2019 era stata data la possibilità di procedere, già dall’anno in corso, ai rimborsi delle spese di progettazione già sostenute. Uno stop and go che ha ulteriormente rallentato i lavori e, prevede la Corte, ritarderà ancora le possibilità di intervento visto che le Convenzioni andranno modificate e sottoposte a controllo.
Il Piano – «Ancora più embrionale lo stato del Piano» si legge nella relazione. Le prime 46 convenzioni finanziabili hanno ricevuto quasi 5 milioni di euro su un totale impegnato di oltre 16 milioni. Senza contare che 25 sono state registrate nel 2018 mentre 21 sono ancora in corso d’esame. L’iter di istituzione delle strutture deputate all’analisi, approvazione e monitoraggio della realizzazione dei progetti previsti per le aree degradate, per una lunga isteresi iniziale, è giunto a compimento solo il 24 gennaio 2018, data di insediamento del Gruppo di monitoraggio.
Le motivazioni – La riqualificazione delle periferie si è scontrata contro la «complessità degli adempimenti richiesti» che non sono stati capaci di tener conto delle differenze organizzative tra gli enti e quindi della capacità di gestione. La «minore continuità dell’azione d’impulso organizzativo» è l’altro vulnus della progettualità: le ripetute, benché programmabili, situazioni di stallo non hanno avuto di contro una direzione chiara verso cui tendere oltre che il coerente sostegno attuativo.
La proposta – Nella Relazione si raccomanda quindi di «intervenire con ogni utile iniziativa che, per il tratto a venire, permetta di recuperare o di contenere i ritardi segnalati e semplificare il quadro di riferimento, sia normativo che procedurale». L’obiettivo è quello di rendere maggiormente fluida sia l’attività di governo e gestione a livello centrale sia, e in maggior misura, quella degli enti interessati.
Non solo. Dalla Corte dei Conti arriva anche l’invito ad effettuare controlli anche sui luoghi, visto il «notevole onere finanziario», e di stilare un sistema di «parametri e indicatori idonei a misurare l’effettivo impatto degli interventi, realizzati o in corso di realizzazione, sulle realtà degradate» oggetto di progettualità.
Leggi anche "Stop al Piano Periferie, tutto bloccato fino al 2020. Sindaci e assessori contro il governo" del 9 agosto 2018
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