brutalismo in architettura

18-02-2025 5 minuti

Brutalismo in architettura: origine, caratteristiche ed esempi iconici

Con il film The Brutalist torna in auge uno dei movimenti architettonici più discussi degli ultimi decenni

Prima osannato, poi criticato, ecco la storia del brutalismo in architettura

Il brutalismo è un movimento architettonico dalla forte espressività che si è affermato intorno alla metà del XX secolo, in contrapposizione allo stile moderno e che oggi gode di rinnovata attenzione. 

Il merito va in parte alla recente uscita del film “The Brutalist” di Brady Corbet, con Adrien Brody nei panni di un visionario architetto impegnato, appunto, nella realizzazione di un edificio brutalista, lo stile più discusso e criticato degli ultimi decenni e candidato a dieci premi Oscar.

Caratteristiche distintive del brutalismo in architettura sono l’utilizzo di materiali grezzi come il cemento armato, la predilezione per edifici dalle forme geometriche e massicce, le strutture portanti a vista per enfatizzare la logica costruttiva e il rifiuto verso qualsiasi tipo di ornamento che possa essere superfluo. 

Una scelta stilistica che riflette un’estetica essenziale, dove la materia e la struttura diventano protagoniste. Il termine brutalismo, infatti, deriva dal francese béton brut, che significa letteralmente “cemento a vista”. Questo materiale è stato utilizzato per la prima volta da Le Corbusier nel 1950, in un progetto residenziale a Marsiglia, l’Unitè d’Habitation, divenuto in breve tempo uno dei principali simboli del movimento.

Per comprendere al meglio l’origine del brutalismo, cosa significa nei Paesi in cui si è diffuso e quali sono i motivi che hanno permesso a questo stile di affermarsi, è utile analizzarne il contesto storico. Il periodo di massima diffusione di questo movimento, dal secondo dopoguerra fino agli anni ’70, ha coinciso con una forte necessità di ricostruzione e rinnovamento sociale. In questo scenario, l’architettura brutalista si proponeva come un mezzo per simboleggiare la rinascita dell’epoca, realizzando edifici che incarnassero un senso di unità e collettività.

Il brutalismo, infatti, si è espresso soprattutto attraverso edifici pubblici e comunitari come scuole, biblioteche, teatri e strutture istituzionali, dove l’attenzione era rivolta più alla funzionalità degli spazi che alla loro estetica. Sebbene alcuni edifici privati siano stati progettati secondo questo stile, è stato nelle opere destinate alla collettività che il movimento ha trovato la sua massima espressione.

Brutalismo in architettura: gli edifici più rappresentativi nel mondo

Lo stile brutalista si è diffuso in tutto il mondo, acquisendo significati diversi a seconda dei contesti storici e culturali in cui è stato adottato.

In Spagna e Giappone, per esempio, il brutalismo è stato percepito come un simbolo di rinascita post-bellica, mentre in Usa e in Urss è stato associato alle tensioni della Guerra Fredda. In India, invece, l’architettura brutalista ha rappresentato l’indipendenza dal dominio coloniale britannico, mentre in Gran Bretagna è stato visto come un segno di benessere sociale. In America Latina, inoltre, il brutalismo è stato scelto come risposta alla rapida urbanizzazione delle metropoli in crescita.

In Europa, sono diversi gli edifici iconici che incarnano l’estetica brutalista. Tra i più noti, troviamo la Facoltà di Storia dell’Università di Cambridge e il Royal National Theatre di Londra, che rappresentano esempi significativi dell’approccio geometrico e funzionalista del movimento. A Parigi, nel 1958 l’architetto Marcel Breuer progettò la sede dell’Unesco in perfetto stile brutalista, realizzando un grande edificio cubico per ospitare le delegazioni permanenti.

Anche in Italia, come in molti altri paesi europei, possiamo trovare diversi esempi di brutalismo in architettura. A Milano l’edificio più rappresentativo è senza dubbio la Torre Velasca, progettata negli anni ’50 dallo studio Bbpr: situato vicino al Duomo, questo “grattacielo” in cemento armato è spesso citato tra le costruzioni più controverse e discusse a livello internazionale. Recentemente la Torre Velasca è stata ristrutturata dallo studio Asti Architetti, sono state risanate le facciate e gli interni ed è stata valorizzata la piazza sottostante.

Un altro esempio emblematico è il santuario Mariano di Monte Grisa, costruito nel 1965 a Trieste e noto per la sua caratteristica forma triangolare, che gli è valsa il soprannome di “formaggino”. A Roma troviamo il celebre Corviale, noto anche come “serpentone”, un complesso residenziale che ospita circa 4.500 persone, composto da tre edifici che si distinguono per la loro imponenza e lunghezza: il più grande di 9 piani e 896 metri di lunghezza, a cui si uniscono un secondo edificio più basso e un terzo orientato di 45 gradi rispetto agli altri due.

Anche l’architettura brutalista sovietica ha lasciato opere di grande impatto, che rispondono alla necessità di rappresentare la potenza del regime. Tra i principali esempi si annoverano il Cinema Avrora a Krasnodar, il Business Center a Tver e la Casa degli Aviatori a Mosca.

Negli Stati Uniti, infine, il brutalismo ha trovato espressione in alcune delle sue realizzazioni più iconiche, come la Scuola d’Arte e Architettura di Yale, progettata da Paul Rudolph, e il Complesso di Marina City a Chicago, realizzato da Bertrand Goldberg. Quest’ultimo, alla sua inaugurazione, deteneva il primato di grattacielo in cemento più alto al mondo, simbolo della modernità e dell’innovazione tecnica del periodo.

Brutalismo e architettura: quali sono le tendenze contemporanee

Nonostante le dure critiche e la percezione negativa che hanno accompagnato per decenni il brutalismo in architettura, questo stile sta vivendo oggi una fase di crescente interesse e rivalutazione.

Sebbene molti edifici brutalisti, abbandonati da tempo, siano ancora a rischio demolizione, ci sono anche interessanti interventi di riqualificazione urbana che mirano a dare nuova vita a questi spazi. Un esempio significativo di questa tendenza è il Barbican Centre di Londra. Originariamente concepito come un massiccio complesso residenziale, nel corso degli anni ha subito numerosi interventi di ristrutturazione che hanno preservato la sua identità brutalista, ma allo stesso tempo lo hanno reso più accogliente e funzionale. Oggi, il Barbican appartamenti, uffici, un cinema, una sala concerti e una galleria d’arte, diventando così un punto di riferimento culturale e sociale della capitale britannica.

Tuttavia, la riqualificazione degli edifici brutalisti non è sempre un processo semplice. Ogni intervento deve essere valutato caso per caso, tenendo conto dello stato di conservazione delle strutture originali e delle esigenze specifiche del contesto. Inoltre, l’adattamento di questi edifici alle normative moderne, in particolare quelle riguardanti l’efficienza energetica e la sicurezza antisismica, può risultare complesso. Molti di questi edifici, infatti, sono stati progettati e costruiti secondo standard che non rispondono più ai requisiti attuali, il che rende necessari interventi di adeguamento che talvolta possono compromettere la loro essenza originale.

La sfida per il futuro consiste nel trovare un equilibrio tra la conservazione del patrimonio architettonico, garantendo la tutela di edifici dal valore storico, e la necessità di adattare le strutture esistenti alle esigenze contemporanee. Questo processo richiede una riflessione attenta sulle modalità di intervento, per preservare la memoria storica senza rinunciare alla funzionalità e all’efficienza richieste dal presente. 

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In copertina:Edificio brutalista @wirestock
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